Energia nucleare in Italia Opinioni, considerazioni, interviste, studi, documenti, Le condizioni estrattive di oggi pesano molto sull'aumento dei prezzi del petrolio

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guidopatek
view post Posted on 28/5/2008, 03:14




CITAZIONE (rincoglionix @ 27/5/2008, 21:33)
....per non contare della "bellezza" delle immagini delle condotte che scendono giù dala montagna.....

soptrattutto, rugginose o abbandonate :D tipo in Val Brembana ...
 
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angelo7878
view post Posted on 28/5/2008, 11:54




sì, certo, come no?

Se poi volete anche due pasticcini e un thè caldo non fate altro che

accomodarvi e sarete serviti bene e presto,

potete restare comodamente seduti

a chiacchierare fino a quando vi pare e piace

qui si chiude all'una di notte

e non avete obblighi di altre consumazioni

oltre la prima.....

speriamo però che non accada

di nuovo lo stesso incidente

di qualche settimana fa

quando abbiamo dovuto

chiudere alle otto di sera:

è mancata all'improvviso l'energia elettrica

per dodici ore di seguito

dicono che sia dovuto

all'intempestiva chiusura

della centrale idroelettrica

che fornisce questa zona.

E' stata chiusa dopo le proteste

di due turisti

troppo colpiti dalla ferita sul fianco della montagna

inferta dalle tubature della condotta forzata dell'acqua.

Sono rimasti così male da quella bruttura

che sono andati a sbattere contro un grande pino

con l'automobile.

In breve, salvi per miracolo.

Dopo hanno messo in piedi un casino tale

che la centrale idroelettrica

è stata chiusa

in attesa d'interrare le tubature

e ora dipendiamo dall'importazione

di energia eletrica dalla vicina Svizzera.

Possono capitare dei sovraccarichi di richiesta

e dalla Svizzera ogni tanto sono costretti a chiudere

la rete.

Scusateci, ma in questo periodo va così.

Buon soggiorno in ogni caso!!!!!


:lol: :roflmao.gif: :roflmao.gif: :roflmao.gif:
 
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angelo7878
view post Posted on 28/5/2008, 16:06





28 maggio 2008

«Saranno impianti di III generazione. Sconti in bolletta per chi vivra' nei pressi»

Scajola: «Centrali nucleari dal 2020»

Il ministro dello Sviluppo economico: «Se noi partiamo adesso significa poter essere pronti nel 2018-'20»

ROMA

Il governo precisa. E il «sogno nucleare» si allontana. Per Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, che parla ai microfoni di Sky Tg24 «se noi partiamo adesso» con il nucleare, come detto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'insediamento, e da Scajola stesso a Confindustria, ciò «significa poter essere pronti, con il tempo di costruzione, la scelta della tecnologia, l'ubicazione dei siti e tutto ciò che serve per costruire un percorso virtuoso e non di divisioni nella nostra popolazione, nel 2018-2020».

Saremmo pronti, aggiunge Scajola, «nel momento importante come scadenza a livello mondiale e europeo ad avere un'energia nucleare che possa coprire 1/4 della nostra esigenza». Se coprissimo «il 25% col nucleare, il 25% con le rinnovabili e il 50% con le fonti fossili tradizionali, gas e carbone pulito- precisa Scajola- avremmo un mix energetico che è equlibrato e ci permette di affrontare il futuro con sicurezza e a minori costi».

DIPENDENZA ENERGETICA

Oggi, ha continuato Scajola che ha dichiarato di aver votato a favore del referendum che obbligò il governo a chiudere le centrali nucleari esistenti nel nostro Paese «all'Italia serve un mix energetico che garantisca maggiore indipendenza» e quindi è necessario anche il ritorno al nucleare. Il problema dell'energia «è uno dei più grandi di questo Paese», ha proseguito, perchè «l'energia serve non solo per illuminare e riscaldare ma anche per le aziende e il commercio». Quindi «se le decisioni hanno una logica e una prospettiva non bisogna avere paura di spiegarlo ai cittadini e, se si fanno i conti, la gente capisce» anche la scelta del governo di rivedere la scelta referendaria.

CENTRALI DI III GENERAZIONE

Le centrali nucleari che il governo vuole costruire in Italia saranno «d'avanguardia». Scajola parla ribattendo alle critiche secondo le quali il governo vuole investire su una tecnologia già vecchia, quella di III generazione, sostenendo che invece si dovrebbe puntare sulla IV generazione. Le centrali di IV generazione «non esistono e sono solo studi - avverte Scajola - può darsi che nel 2100 potranno esserci». Invece, di quelle di «III generazione avanzata - spiega il ministro- se ne sta realizzando una in Finlandia», e l'Enel partecipa ad un'altra in Francia: «è avanguardia, non sono vecchie», sottolinea. Con l'attuale situazione energetica «non possiamo dire nel 2100 ne parliamo», conclude Scajola, «chi parla di IV generazione vuol nascondere la testa sotto la sabbia e non parlare del futuro».

BOLLETTE PIU' LEGGERE PER CHI VIVRA' VICINO ALLE CENTRALI

Ma come farà il governo a far accettare alle popolazioni dei siti prescelti la vicinanza con le centrali nucleari? Proponendo bollette più leggere per i cittadini dei comuni che ospiteranno impianti nucleari dice ancora Scajola. Il ministro spiega: «Ci saranno grandi benefici per i cittadini che avranno il disturbo psicologico di ospitare un impianto nucleare: dovranno pagare molto meno e avere bollette più leggere».
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estratto da qui

 
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Shin80
view post Posted on 29/5/2008, 11:13




L'energia nucleare non è affatto conveniente in termini di costi. L'Uranio ormai ha superato ampiamente il picco di estrazione come il petrolio, ed è sempre più difficile da trovare, tanto che gli USA spesso lo recuperano dalle vecchie testate nucleari...guardate qui:
http://petrolio.blogosfere.it/2006/08/centrali-nuclea.html
Poi il costo dell'energia nucleare è comunque il più alto, per via dei costi di stoccaggio delle scorie: nessuno si ricorda di inserirli nella bolletta...
Inoltre (cosa più importante) per il pianeta è una violenza inaudita tenere quella schifezza sotto terra per mille anni e più. Poi in Italia non siamo in grado di gestire la spazzatura ordinaria, figuriamoci quella radioattiva!!
E infine il referendum dell'87 dove lo mettiamo?? Lo scansiamo allegramente? Se si vuole ricominciare a costruire centrali, che chiedano prima alla gente con un altro referendum (anche se visto il livello di informazione del popolo pecorone, credo che il risultato sarebbe uno scontatissimo sì..).
Possibile che si deve sempre tornare indietro e mai andare avanti? Sempre soluzioni vecchie e antiquate? E la ricerca dov'è? Noi Italiani dobbiamo sempre essere l'ultima ruota del carro? Bisogna andare avanti e investire nel nuovo! In Francia stanno costruendo un prototipo di reattore a FUSIONE, è su questo che dobbiamo puntare. La fusione, oltre all'elio che è un gas inerte, non ha scorie. Non c'è pericolo di reazione a catena, e in caso di esplosioni o attentati le radiazioni emesse sarebbero basse, con un dimezzamento dell'ordine di pochi anni. Ci vuole ancora tempo perchè diventi una tecnologia attiva, ma meglio investire su questa che su una cosa obsoleta come la fissione! Intanto sfruttiamo al massimo le energie "alternative", sviluppiamo anche il geotermico! E poi, nessuno a mai pensato a sfruttare l'energia cinetica delle maree?? Abbiamo migliaia di chilometri di coste su cui ogni giorno si infrangono le onde, e tutto ciò non viene sfruttato!
 
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angelo7878
view post Posted on 29/5/2008, 17:36






intanto che medito sulle osservazioni di Shin

pubblico l'intervista apparsa oggi sul

Corriere della Sera a Sali Berisha,

primo ministro del Governo albanese,

in passato Presidente della repubblica d'Albania.
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29 maggio 2008


Berisha: siamo pronti a costruire
le centrali nucleari per l’Italia


Il premier albanese: «Sicurezza garantita. Avviati contatti con un gruppo»

DAL NOSTRO INVIATO

TIRANA

Signor Berisha, l’Albania è disposta a costruire le centrali nucleari che vuole Berlusconi?

«La mia decisione è di non escludere gli albanesi da questo grande potenziale che è l’energia nucleare. Più economica, più pulita. Manca un quadro normativo necessario, stiamo lavorando con l’Agenzia atomica di Vienna. Il progetto è avanti. Appena pronti, l’ideale sarà arrivare a un accordo coi Paesi vicini, Italia per prima. Finanzieremo col governo di Roma un impianto da costruire in Albania. E se questo non sarà possibile, ci rivolgeremo al settore privato per studiare il mercato balcanico e italiano».

Qualche settimana fa, Tremonti ha detto che l’Albania è una soluzione possibile. È vero che avete già individuato un sito a Durazzo?

«Il nostro Paese è aperto all’energia atomica. Aperto a chiunque. Non ne ho ancora parlato col governo italiano, perché quello precedente era antinucleare. Con Berlusconi invece cambia tutto. C’è un gruppo italiano che è venuto a discutere la possibilità d’una centrale in Albania. Ma non abbiamo ancora deciso il sito. Sappiamo solo che ci sarà».

E i tempi? Il governo italiano ha parlato di cinque anni...

«Dipende. Se ci sarà un accordo fra i nostri governi, cinque anni è un termine possibile».

Nucleare? Po, faleminderit! Non c’è bisogno di promettere sconti fiscali ai sindaci italiani: oltre Adriatico, c’è già il «sì, grazie» dell’Albania e del suo premier, l’eterno Sali Berisha che non rinnega vecchie alleanze («Prodi resta un grande amico! ») e intanto ne cerca di nuove («Silvio è il leone della Penisola! Ha fatto tanto per l’Italia e per i suoi amici! Avremo relazioni strettissime! Lo inviterò al più presto! »), magari attraverso singolari affinità: rieletto per la terza volta capo del governo con la promessa di dimezzare le tasse, a 64 anni questo cardiologo che viene dall’Albania ghega ha in mente un Paese in offerta speciale e senza troppe preoccupazioni: «Questo Paese offre tutte le garanzie per produrre nucleare sicuro. Avremo i migliori sistemi di quarta generazione. Nessuno avrà da temere, nel Mediterraneo ».

Con l’Italia, in passato ci sono stati anche progetti comuni sui rifiuti. Potete fare qualcosa per Napoli?

«Questione delicatissima. Le cose sono cambiate. Oggi, importare rifiuti dall’estero è vietato dalla legge albanese. Io credo che questo veto sia imposto anche da interessi particolari, perché in questo modo il business dei rifiuti lo fanno altri Paesi. Ma l’ostacolo legale è insormontabile ».

Frattini, da commissario europeo, vi promise tempi brevi per la libera circolazione in Europa. Ora però sta al governo con la Lega. Crede che manterrà?

«Frattini, grande amico! Nell’atteggiamento verso gli albanesi non può cambiare. Una volta incontrai Silvio, disse ame e anche ai media: non abbiamo problemi con gli albanesi. Infatti, la situazione in Italia sta migliorando. Ci sono almeno 400mila regolari, migliaia d’imprenditori, più di 10mila studenti ».

Lei è ottimista: in Italia c’è molta insofferenza...

«La criminalità organizzata è un problema ovunque. Noi l’affrontiamo con tolleranza zero. Ma se si guardano i nostri indici di criminalità, sono fra i più bassi d’Europa, più che da voi. Se l’Italia usa la mano dura coi nostri criminali, anche l’Albania se ne avvantaggia. Ma l’unica soluzione al problema degli immigrati legali è dare loro uno status di minoranza ».

Albanesi da tutelare come i sudtirolesi?

«Dipende. Se la minoranza supera il 10 per cento della popolazione, perché non dare queste tutele? Ma l’Europa non è ancora preparata».

Intanto, puntate all’ingresso nella Ue entro il 2014...

«Non pongo date. Non sono un profeta. Però penso che sarà molto più veloce di quanto immaginassi ».

Siete appena entrati nella Nato: ospiterete anche nuove basi militari?

«Straordinario risultato! Tutto ciò che la Nato chiede, siamo pronti a farlo».

La sua immagine all’estero non è buona, però. Il New York Times l’accusa di traffici illeciti. E dopo la tragedia di Gerdec, l’arsenale segreto esploso vicino a Tirana, critiche anche sugli affari della sua famiglia...

«Non c’è coinvolgimento mio e della mia famiglia. E questo grande giornale che usa intercettazioni di mafiosi!... Il Times si riferisce a una fornitura di munizioni del Pentagono. Gli albanesi non c’entrano. Siamo stati i primi a bloccare quel contratto. Quando ho visto che qui si raddoppiava il prezzo di vendita delle armi agli afghani, ho chiamato il presidente Karzai e gli ho detto: potete avere tutto gratis. Tutte le munizioni che servono. L’ho fatto durante la guerra dei Balcani, con le nazioni amiche!...».

A chi le davate, scusi?

«È storia vecchia ormai, lasci stare. Ma l’ho fatto. Abbiamo montagne di munizioni».

E poi c’è Carla Del Ponte: accusa l’Albania d’avere ospitato un lager Uck, dove si faceva traffico d’organi per finanziare la guerriglia kosovara...

«Io so che ci sono 1.500 albanesi desaparecidos in Kosovo. Sono da tre anni premier, ho sempre sostenuto la Corte dell’Aja. Questa donna non fornisce prove. Probabilmente, è affascinata da Agatha Christie. Ma è una pessima imitazione. Una scelta terribile dell’Onu, nominare questa donna che ha avuto un posto di così alta responsabilità e s’è inventata tutto. Chiederemo d’agire contro di lei».

Berisha da diciotto anni sulla scena: si ricandiderà?

«Ci sono solo due cose che possono pensionare Berisha. Dio onnipotente e il popolo albanese. Mi piace guardare al futuro, non al passato».
Francesco Battistini
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estratto da qui

 
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angelo7878
view post Posted on 2/6/2008, 14:48





Alcuni pensieri del fisico Carlo Rubbia, premio Nobel


Nel corso di una recente trasmissione televisiva, il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia ha spiegato la sua visione sul delicato tema dell’energia nucleare. A chi propone la tecnologia delle centrali nucleari come unica risposta al problema di approvvigionamento energetico per l’Italia, Rubbia ha risposto con queste parole.

«Dobbiamo tener conto che il nucleare è un’attività che si può fare soltanto in termini di tempo molto lunghi. Noi sappiamo che per costruire una centrale nucleare sono necessari da cinque o sei anni, in Italia anche dieci. Il banchiere che mette 4 - 5 miliardi di Euro per crearla riesce, se tutto va bene, a ripagare il proprio investimento in circa 40 - 50 anni.

«C’è un secondo problema: un errore che spesso la gente compie. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia. Questo non è vero: un recente studio ha dimostrato, per esempio, che i costi per il nucleare in Svizzera continueranno ad aumentare.
I costi per il nucleare variano notevolmente da paese a paese: in Germania ha un prezzo di circa due volte e mezzo in più rispetto a quello francese. Ciò è dovuto al fatto che il nucleare in Francia è stato finanziato per anni dallo Stato, quindi dai cittadini. Ancora oggi, le 30.000 persone che lavorano per il nucleare francese sono pagate grazie agli investimenti massivi dello Stato. L’aumento del numero di centrali atomiche nel mondo in questi ultimi anni ha causato, inoltre, un considerevole aumento del costo dell’Uranio, che difficilmente tornerà a scendere. Il nucleare è dunque molto costoso, anche nel lungo periodo.

«Io penso che se davvero noi volessimo adottare il nucleare in Italia lo potremmo fare, ma dovremmo organizzare procedure di contorno per supportare questa iniziativa. La quantità di energia richiesta dall’Italia è paragonabile a quella francese. Se dunque volessimo produrre il 30% dell’energia elettrica con il nucleare, come succede anche in Spagna, Germania e Inghilterra, ci servirebbero 15 - 20 centrali nucleari. In pratica una per regione.
Ciascuna di queste centrali produrrà una certa quantità di scorie, un problema estremamente serio. In America la questione è di stretta attualità. Sia Obama che Clinton hanno affermato chiaramente che Yukka Mountain - il più grande deposito di scorie in USA - andrebbe eliminato per trovare un sito più adatto per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. La soluzione di isolarli e sotterrarli non è infatti efficace come si vorrebbe.

«Mi chiedo dunque: se non si riesce a risolvere il problema della costruzione di un inceneritore per riuscire a bruciare l’immondizia, come riusciremo a sistemare queste grandissime quantità di scorie nucleari che nessuno al mondo sa ancora smaltire?
In realtà, la risposta tecnicamente c’era per recuperare le scorie e renderle innocue. Io avevo un bellissimo programma per implementare questa tecnologia, per bruciare le scorie con gli acceleratori di materia. Il programma è stata bocciato e non finanziato dall’Italia, tanto da spingermi ad emigrare in Spagna».

 
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angelo7878
view post Posted on 2/6/2008, 15:06






Archimede ci regala l'energia del Sole


A Siracusa un innovativo progetto utilizza specchi parabolici per produrre elettricità

di Adriana Giannini

image



Centrale solare termodinamica

È proprio il caso di dire «finalmente!». Dopo un'anticamera durata quasi tre anni, lunedì scorso ha preso il via il Progetto Archimede, fortemente voluto dal premio Nobel Carlo Rubbia quando era presidente dell'Ente per le energie alternative. In effetti, la tecnologia che, ispirandosi agli specchi ustori con cui lo scienziato siracusano del terzo secolo a.C. aveva difeso la sua città incendiando le navi dei nemici romani, ricava dal Sole energia elettrica ad alto rendimento era pronta e collaudata da alcuni anni. L'avevano messa a punto già nel 2004, dopo più di tre anni di esperimenti condotti nei laboratori dell'Enea, alla Casaccia presso Roma, tanto che nel maggio di quell'anno era stato trionfalmente annunciato che la centrale Enel di Priolo Gargallo in provincia di Siracusa avrebbe ospitato la prima applicazione a livello mondiale di integrazione tra un ciclo combinato a gas e un impianto solare termodinamico. Poi sull'iniziativa era caduto il silenzio tanto che Rubbia, “dimissionato” dall'Enea, si era trasferito nel 2005 in Spagna per realizzare in quel paese la centrale solare termodinamica che non era riuscito a far costruire in Italia. Ora qualcosa è cambiato e Rubbia ha avuto la soddisfazione di essere chiamato a partecipare in qualità di consulente alla realizzazione dell'impianto di Priolo la cui entrata in esercizio è prevista per il 2009.

Ma vediamo quali sono le caratteristiche tecniche di questa centrale solare del tutto innovativa sia perché è in grado di operare ininterrottamente, ossia anche quando il cielo è coperto e nelle ore notturne, sia perché il suo impatto sull'ambiente è ridotto al minimo. L'impianto occuperà un'area di circa 60 ettari rimasta libera nel sito dove sorge la centrale termoelettrica dell'Enel. Qui saranno istallati 72 collettori parabolici lineari disposti su 24 file lunghe 100 metri e collegati tra loro. Si avranno così 40.000 metri quadrati di superfici paraboliche riflettenti che un sistema computerizzato orienterà costantemente in direzione del Sole. L'energia solare verrà così concentrata di 80 volte e riscalderà fino a 550 °C la miscela di sali fusi che circolerà nei tubi posti all'interno dei collettori. Il calore così ottenuto verrà convogliato verso un generatore che produrrà vapore ad alta pressione il quale andrà a integrare quello prodotto nell'attuale centrale a ciclo combinato contribuendo ad alimentarne le turbine. La miscela di sali, la cui temperatura sarà scesa a 290 °C, tornerà a sua volta ai collettori solari per un nuovo ciclo.

Ed è proprio l'impiego di una miscela di nitrati di sodio e potassio - gli stessi usati come fertilizzanti in agricoltura - a rappresentare una delle importanti innovazioni di questa centrale. In altri paesi sono stati infatti stati realizzati impianti di questo tipo, ma essi fanno circolare nei tubi dei olio combustibile, un materiale costoso, infiammabile e dannoso per l'ambiente in caso di perdite. I nitrati studiati dall'Enea, invece, non solo sono più economici e stabili, ma raggiungono una temperatura di esercizio più elevata e consentono un accumulo termico prezioso nelle ore notturne e in caso di maltempo.

Una volta entrato in funzione, l'impianto solare incrementerà la potenza della centrale di Priolo di circa 5 MWe soddisfando il fabbisogno annuale di energia elettrica di 4500 famiglie con un risparmio di 2400 tonnellate equivalenti di petrolio all'anno e minori emissioni di carbonio per circa 7300 tonnellate all'anno. Ma questo potrebbe essere solo un primo passo. L'ENEA ha in programma lo sviluppo, in collaborazione con l'industria nazionale, delle applicazioni di questo tipo di concentratori solari alla dissalazione dell'acqua, al riscaldamento e raffrescamento degli edifici e soprattutto alla produzione di idrogeno. L'esperienza del Progetto Archimede potrebbe dunque aprire interessanti prospettive sia dal punto di vista della produzione industriale sia da quello della creazione di nuovi posti di lavoro qualificati.
 
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angelo7878
view post Posted on 2/6/2008, 15:36








martedì 14 marzo 2006

Cinque miliardi di euro per imitare il Sole

Un investimento di 5 miliardi di euro soltanto nella fase di costruzione, che durerà 8 anni, più una spesa compresa fra 200 e 250 milioni di euro l'anno per condurre gli esperimenti e perfezionare la macchina: è quanto costerà realizzare uno dei programmi scientifici più ambiziosi mai tentati, il reattore sperimentale a fusione nucleare ITER (International Tokamak Experimental Reactor) nato dall'accordo fra sette grandi partner (Unione Europea, Giappone, Russia, Cina, Corea, India e Stati Uniti) per un totale di 3.500 ricercatori di 140 istituti di ricerca di 34 Paesi. L'obiettivo comune “è fare della fusione un'opzione realistica”, ha detto il direttore generale del Centro Europeo di Ricerche Nucleari (CERN) di Ginevra, Robert Aymar, nella conferenza sulla ricerca di base e l'innovazione organizzata dalla Regione Valle D'Aosta. In pratica si tratta di riprodurre sulla Terra le reazioni che si verificano sul Sole. Il primo “pezzo di Sole” si è acceso sulla Terra nel 1991 con il reattore sperimentale a fusione JET (Joint European Torus), passato alla storia per avere prodotto la prima energia generata dalla fusione nucleare. Il processo di fusione nucleare si verifica in modo naturale all'interno del Sole e delle altre stelle grazie alle temperature altissime, di milioni di gradi. Soltanto in queste condizioni i nuclei presentano uno stato di eccitazione tale da creare una miscela di nuclei ed elettroni liberi, il plasma. La strada cui puntano i ricercatori consiste nel riscaldare un plasma di deuterio e trizio a temperature molto alte (100 milioni di gradi). Utilizzando un campo magnetico, il plasma viene confinato in uno spazio limitato per un tempo sufficiente a che l'energia liberata dalle reazioni di fusione possa compensare sia le perdite, sia l'energia usata per ottenere la reazione. Quando si riuscirà in questo intento, l'Umanità avrà a disposizione una fonte inesauribile e pulita di energia. Per Aymar studiare la fusione è quindi “una necessità”, considerando le previsioni di crescita della popolazione mondiale e, di conseguenza, l'aumento del fabbisogno energetico. Si calcola che per il 2050 la popolazione mondiale potrebbe raggiungere 9 miliardi, con un consumo energetico doppio rispetto a quello attuale e pari a 20 tonnellate equivalenti petrolio. Le riserve accertate di petrolio saranno sufficienti per i prossimi 43 anni, quelle di gas per 66 e quelle di carbone per 240 anni. Ma Aymar è convinto che per il 2050 “la fusione potrà sostituire le fonti convenzionali”, in modo sicuro e nel rispetto dell'ambiente. Dopo una storia cominciata nel 1985 e animata da forti tensioni, come quelle sulla scelta del sito o quelle che hanno visto gli Stati Uniti rinunciare nel 1998 e poi rientrare, la costruzione di ITER comincerà a fine anno nel Sud della Francia, a Cadarache. Sarà il primo reattore a fusione nucleare ad avere dimensioni paragonabili a quelle di una centrale elettrica. I 16 megaWatt generati per un secondo dal JET sono, finora, il più alto valore mai raggiunto al mondo prodotto durante una reazione di fusione. Dopo 15 anni di esperimenti e ricerche, da ITER ci si aspetta molti di più: “si attende una produzione di 500 megaWatt per oltre mezz'ora”, ha detto il fisico Enzo Bertolini, che per trent'anni ha seguito il progetto JET. Soprattutto ITER avrà il compito di dimostrare la fattibilità della fusione. Sulla base delle informazioni raccolte da ITER, nei primi anni di attività (almeno 5) si potrà passare alla realizzazione di un dimostratore, DEMO, che permetterà di ottimizzare il progetto e quindi, presumibilmente nel 2030, tutto sarà pronto per realizzare un vero e proprio reattore a fusione destinato a produrre energia su larga scala.
 
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angelo7878
view post Posted on 2/6/2008, 15:52






febbraio 2008


Fusione nucleare più vicina: al via le commesse per la macchina Cadarache

di Giuseppe Caravita

A Culham, sedici chilometri a sud di Oxford, il 9 novembre 1991, il grande anello del Jet (Joint european Thorus) si illuminò della sua caratteristica luce violetta. Per 1,8 secondi ne scaturirono 1,7 megawatt termici, prodotti dalla fusione di nuclei di deuterio e trizio a oltre 150 milioni di gradi. Poi, il 31 ottobre 1997, fu la replica in grande: oltre 16 megawatt in una scarica di un secondo e mezzo. E pochi mesi dopo la dimostrazione definitiva: 4 megawatt ottenuti però stabilmente, per oltre 4 secondi, dentro il Tokamak europeo.

Questi tre eventi, nella loro sostanza scientifica, sono i genitori di Iter, il fratello maggiore, molto simile ma fisicamente doppio del Jet. Una delle maggiori scommesse in corso dell'umanità. Ottenere stabilmente l'energia da fusione entro il 2020 con il Tokamak, una macchina originariamente inventata dai fisici russi negli anni 60, e poi replicata dagli scienziati in tutto il mondo e infine rivelatasi, grazie anche ai risultati del Jet, la pista più sicura per arrivare al grande obbiettivo. «Quello che abbiamo capito, in decenni di ricerca - spiega Enzo Lazzaro, in passato a Culham e ora direttore dell'Istituto di fisica del plasma del Cnr a Milano - è che il criterio per ottenere le condizioni per la fusione nucleare dipende sostanzialmente da due parametri: il campo magnetico necessario per confinare il plasma e la scala, la dimensione del reattore. Il primo parametro però può diventare proibitivamente costoso, oltre certe soglie. La seconda via, aumentare la scala dell'impianto, è la più percorribile ed è oggi nella sostanza quella scelta per Iter, macchina che, dal 2016 in avanti, ci consentirà di capire come innescare la fusione, controllarla, e mantenerla stabile. Il preludio ai veri e propri reattori di produzione energetica».

Oggi Iter sta entrando nel vivo. Dopo dieci anni di stallo, dovuti ai suoi enormi costi (budget 10 miliardi di euro) il progetto, sbloccato nel 2005 da un accordo internazionale, ha visto negli scorsi dodici mesi la formazione di speciali agenzie da parte dei Paesi partecipanti (Ue, Usa, Giappone, India, Cina), una struttura di management (direttore generale il giapponese Kaname Ikeda, responsabile della costruzione il tedesco Norbert Holtkamp), «e i lavori di sbancamento nel sito di Cadarache sono già iniziati - spiega Riccardo Casale, consigliere di amministrazione dell'Enea - con le prime gare che si annunciano per fine anno».

In palio vi è uno dei progetti industriali più ambiziosi e complessi del mondo. Più di un milione di componenti elementari, tutti di frontiera (materiali, elettronica, chimica....) e decine di sottosistemi che spaziano dal vuoto assoluto alla criogenia, alla superconduzione, alle radiofrequenze, (si veda l'immagine a lato).

«Iter si basa, però, su componenti già progettati, e provati, tutti, quantomeno in laboratorio», dice Franco Gandini del Cnr-Fisica del plasma. Dove, per esempio, è stato co-sviluppato uno degli iniettori di radiofrequenze necessario a scaldare ulteriormente l'anello di gas dentro Iter. «Le specifiche costruttive saranno di conseguenza, chiare e dettagliate - aggiunge -, e la qualità richiesta elevatissima».

Allo stesso tempo però su una torta piuttosto appetibile: «Iter prevede, da qui a venti anni, 5 miliardi di euro per la costruzione e altri 5 per l'esercizio. E quasi metà di queste cifre verrà attivato su imprese europee - stima Casale. Prevediamo che, per le aziende italiane, le commesse ottenibili potrebbero raggiungere i 250-300 milioni di euro. E non solo nei componenti strategici, come i grandi magneti superconduttori dell'Asg o il divertore (la base dell'anello, dove il plasma scarica il calore e le scorie della fusione, ndr) di Ansaldo Nucleare. Vi saranno opportunità qualificate anche per piccole e medie imprese di metallurgia avanzata, robotica e persino edilizia industriale».

L'Enea ha già organizzato due convegni, il primo a Genova con 250 imprese e il secondo a Torino (poche settimane fa) con un centinaio di aziende metallurgiche e meccatroniche. «Ci proponiamo di dare tutta l'assistenza, come tramite con la nuova agenzia europea sulla fusione di Barcellona, fornendo alle imprese le specifiche, informazioni, gli instradamenti e i consigli giusti per partecipare ai 220 contratti previsti sulla quota europea di Iter. Ciascuno dei quali avrà un valore medio di 12 milioni di euro e sarà poi connesso a contratti di servizio, per manutenzione o miglioramento dei sottosistemi. Cifre, si badi bene, dietro cui oggi stanno fondi reali, e non più politicamente aleatori».

Non saranno certo rose e fiori qualificarsi per Iter. Ma almeno un dato è certo: «Partecipare a questo progetto significa conquistarsi un attestato di qualità difficilmente ottenibile altrove», osserva Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare.

E poi vale uno scenario a lungo termine: «Iter dovrebbe essere realizzato entro il 2016, con tempi tecnici più o meno simili a una grande centrale nucleare – rileva Lazzaro – poi, se i primi risultati sulla fusione saranno quelli attesi, partirà in Giappone Demo, un reattore basato su Iter ma per la piena produzione energetica. E insieme, nei Paesi partecipanti, si darà il via a multipli Ctf, in pratica degli Iter sperimentali più piccoli per lo sviluppo dei componenti e del capitale umano». Nell'arco di vent'anni, così, la fusione potrebbe divenire un'autentica filiera industriale mondiale. «E c'è persino la possibilità che, se Iter intorno al 2020 ci darà i risultati, si metta in moto un crash program planetario – osserva Rosa Antidormi, consigliere scientifico alla direzione ricerca Ue – con più grandi iniziative pubbliche in parallelo e accelerate». Tutto dipende da Cadarache, quindi. Da un'equazione sviluppata al Jet e ritenuta esatta. E dal lavoro combinato e di qualità di migliaia di imprese, tecnici e scienziati.
 
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angelo7878
view post Posted on 2/6/2008, 16:11







Association for the Study
of Peak Oil & Gas
Italian Section - ASPO ITALIA

4 agosto 2006


Centrali nucleari, il picco dell'uranio.


Ospitiamo per il weekend un articolo del prof. Ugo Bardi, Presidente di AspoItalia, che delinea la situazione della risorsa uranio. Dove si dimostra che, malgrado l'abbondanza di uranio nella crosta terrestre, stiamo andando incontro ad un... picco di estrazione.

Uranio e petrolio. Picchi in parallelo?

di Ugo Bardi

Di fronte alla presa di coscienza dell'imminenza del picco del petrolio, la prima reazione emotiva è, spesso, "allora useremo l'uranio". In effetti, l'energia nucleare viene spesso presentata come il toccasana che risolve tutti i malanni e che ci permetterà di superare senza danni la crisi energetica ormai in corso da qualche anno. Ma, ahimé, le cose non sono così semplici e i fautori dell'energia nucleare spesso glissano elegantemente sulla questione della disponibilità di uranio; il quale è una risorsa minerale, limitata così come lo è il petrolio. Quanto uranio abbiamo, realmente? E' possibile che siamo vicini al "picco dell'uranio", allo stesso modo in cui ci stiamo avvicinando al picco del petrolio?

Il problema è complesso e difficile, ma qualche elemento di valutazione lo possiamo ottenere dai dati. Un primo elemento lo possiamo ottenere dall'andamento dei prezzi (da www.uxc.com). Vediamo che il prezzo dell'uranio si è quasi decuplicato dal 2001. E' oggi di quasi 50 dollari la libbra, mentre era circa 5 dollari la libbra nel 2001.

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Si dice che il prezzo dell'uranio non è un parametro molto importante per l'industria nucleare; è il costo degli impianti che conta. Questo è stato vero per un lungo periodo della storia dell'industria nucleare, ma è perfettamente possibile che il prezzo dell'uranio aumenti a un livello tale da diventare un fattore importante o addirittura predominante. Alla fine dei conti, se la produzione di uranio non è sufficiente per soddisfare la domanda, non importa quanto costa: qualcuno rimarrà senza. E questo sembrerebbe essere quello che sta succedendo, come vediamo dal grafico seguente.

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La linea rossa rappresenta l'uranio utilizzato dai reattori attualmente in esercizio mentre le "montagne" colorate rappresentano la produzione. Il primo picco di produzione dell'uranio corrisponde alla corsa agli armamenti nucleari degli anni '60, il secondo è correlato allo sviluppo delle centrali nucleari, che ha avuto il suo massimo negli anni 70-80. Come si vede, a partire dagli anni 80, le centrali nucleari consumano più uranio di quanto l'industria minerale non produca. Non è impossibile che lo stop alle nuove centrali, avvenuto circa in quel periodo, sia stato dovuto in buona parte alla scarsità di uranio e non, come si dice di solito, all'incidente di Chernobyl e alle manifestazioni di ambientalisti esagitati con capelli lunghi e zoccoli.

La differenza fra produzione e consumo di uranio è stata coperta dal 1980 a oggi smantellando vecchie testate nucleari. Di per se, questa di trasformare "spade in aratri" è un'idea encomiabile, ma la quantità di materiale fissile che se ne può ricavare è limitata. Basta guardare il diagramma per vedere che stiamo utilizzando per i reattori l'uranio estratto negli anni '50 e '60 che era stato immagazzinato nelle bombe. Questo uranio non potra durare ancora a lungo, anche ammesso che i paesi che hanno armi nucleari vogliano liberarsene totalmente.

Cosa sta succedendo? Perché non si riesce a produrre uranio dalle miniere in quantità tali da soddisfare la domanda? E' possibile che siamo vicini alla "fine dell'uranio"? Dal punto di vista puramente fisico, sembrerebbe di no, L'uranio, a differenza del petrolio, è un minerale relativamente abbondante nella crosta terrestre; il problema è che è raro trovarlo sufficientemente concentrato da poter essere considerato "estraibile". L'andamento dei prezzi e della produzione suggerisce che i giacimenti di uranio concentrato siano stati in gran parte sfruttati e che ora sia necessario estrarre da giacimenti piu' diluiti. Questo richiede forti investimenti, il che spiega l'andamento dei prezzi, sui quali i maggiori costi di estrazione si riflettono.

Vediamo quindi per l'uranio lo stesso andamento che stiamo vedendo con il petrolio, dove i costi di estrazione sempre maggiori causano quello che viene chiamato il "picco del petrolio". Sembrerebbe che anche l'uranio sia vicino, o abbia già passato, il proprio picco di estrazione ("picco dell'Uranio") anche se l'andamento irregolare della produzione non ci permette di dirlo con certezza.

Di fronte a questa situazione, le prospettive dell'industria nucleare sono incerte. Al momento c'è un evidente tentativo di ripartire con la costruzione di nuove centrali, ma il rilancio del nucleare non può esimersi dal considerare la scarsità di uranio minerale. Il problema si potrebbe fronteggiare investendo ancora di più nell'estrazione di uranio oppure investendo in tecnologie nucleari più efficienti, ovvero che usino meno uranio. Entrambe le strategie richiedono costi di investimento immensi, nonché tempi molto lunghi. A lungo andare, comunque, non sarebbero che dei palliativi di fronte al progressivo
esaurimento delle risorse minerali.

E' ancora possibile produrre abbastanza uranio per mantenere attivi i reattori esistenti, che possono supplire in parte al declino dei combustibili fossili. Tuttavia, mantenere la produzione, o anche espanderla con nuove centrali, è destinato a costare sempre più caro. Ne consegue che l'energia nucleare non potrà mantenere la promessa che aveva fatto negli anni '50 e '60, ovvero produrre energia talmente abbondante e a buon mercato che "non sarebbe valsa nemmeno la pena di farla pagare agli utenti". Tanto vale prenderne atto e non farsi troppe illusioni che il nucleare per magia ci risolva tutti i problemi.

 
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rincoglionix
view post Posted on 2/6/2008, 16:32




Cavolo Angelo,
molto interessante anche le loro considerazioni.

Alcune parole di RUBBIA e SCAJOLA sono molto serenamente vere sui tempi, costi, possibilità.
Però mi viene da fare un esempio pratico. Un Lumbard, che ha le centrali svizzere dietro il culo e la pianura padana resa irrespirabile dalla sovraproduzione di particolato, che esce anche dalle centrali termoelettriche, forse troverebbe vantaggioso avere una centrale che non gli produce inquinamento chimico sotto il naso. Magari gradirebbe meglio qualcosa di più controllato e per certi aspetti più pratico.
Una cosa che mi crea perplessità, da un certo punto di vista, è che i signori dicono quanto costa l'Uranio, ma non cosa cosa un KW/h prodotto da una centrale nucleare e da una termoelettrica. Il vero termine di paragone è quello, e io purtroppo non ce l'ho.

uanto a quei due turisti, permettimi, peccato che non ci siano rimasti. Avrebbero abbattuto un albero ma avrebbero evitato una cazzata come quella. Questa gente ha la corrente in casa, gira con l'auto nel bosco, e viene sconvolta da dei tubi che vengon giù da una montagna. Meriterebbero solo dei calci nel culo. Questa è la mia opinione disinteressata, ovvio, di una persona che un minimo ha studiato e prova a ragionare quando gli si presenta un problema del genere.


Rinco
 
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angelo7878
view post Posted on 2/6/2008, 17:02




Attenzione

ho pubblicato una intervista al prof. Ugo Bardi presidente di AspoItalia

già segnalata da Shin nel suo post del 29 giugno con il link

http://petrolio.blogosfere.it/2006/08/centrali-nuclea.html

Mi dispiace per la ripetizione dovuta al fatto che ero troppo preso dal cercare

materiali interessanti per ricordare che quel testo mi era già famigliare grazie

a Shin e non perché l'avessi già trovato più volte in Internet.

Rincoglionix, certamente i costi della produzione di energia nucleare a

fissione sono molto alti e non solo per l'alto prezzo dell'uranio che - tra l'altro

- va ad esaurirsi presumibilmente nello stesso tempo dell'esaurimento del

petrolio, cioè entro alcuni decenni.

Mi procurerò un documento e lo pubblicherò qui.

Per il resto leggo nelle tue considerazioni

sulla mia storia dei due turisti

che hanno provocato la chiusura

di una centrale idroelettrica

una buona dose di autoironia.

Se così fosse, hai tutti i miei complimenti!!!
 
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rincoglionix
view post Posted on 2/6/2008, 17:06




NONO non è ironia: portameli qui che gli do davvero due calci nel culo! :roflmao.gif: :stikazzi1ct8hu5qa2.gif:
 
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angelo7878
view post Posted on 3/6/2008, 15:03




torno brevemente sulle centrali idroelettriche non per illudere che lo sfruttamento delle acque in Italia potrebbe bastare al fabbisogno di energia elettrica ma solo per il gusto di dare ancora e definitivamente addosso ai due tremendi turisti raccontati da me in un post tra quelli che precedono questo

ALTO SALGA ALLE CIME DELLE MONTAGNE E ALLE SORGENTI IL MIO OSANNA ALLE

CENTRALI IDROELETTRICHE!!!





Il fascino delle centrali idroelettriche

Chi non ha subito il fascino delle centrali idroelettriche?

A cavallo del secolo ne sono state realizzate molte in Piemonte e in Lombardia, interpretando con la loro architettura l'ammirazione e la "venerazione" per la nuova energia del nuovo secolo.

Costituiscono un formidabile esempio di "archeologia industriale"

Chi puo' contribuire con altre fotografie?

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Centrale Taccani di Trezzo sull' Adda
(architetto Gaetano Moretti, 1906)


L' architetto futurista Antonio Sant'Elia le classifico' come "cattedrali"

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A. Sant'Elia - Centrale elettrica, 1914


La grandiosità, la pulizia "maniacale", il fascino, si ritrovano anche negli interni.

Abbiamo voluto riprodurre la sala macchine qui sotto per intero: è una prospettiva da contemplare e meditare!



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Centrale di Esterle sull'Adda, 1914 - Particolare quadro di comando

Sotto: Centrale di Esterle:Sala Macchine

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NOTA: Tutte le fotografie sono tratte dal volume:Archeologia Industriale - Touring Club Italiano 1983

Questa pagina © Renato Gaudio 1999

estratto dal "Museo Elettrico"

altre fotografie della Centrale Taccani a Trezzo d'Adda gestita dall'ENEL

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arte alla Centrale Idroelettrica Taccani di Trezzo d'Adda

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Il mare in catene - Fonte: www.addadanza.it
4 Giugno 2008
Rassegna: Festival Adda Danza
Dove: Trezzo sull'Adda - Centrale idroelettrica Taccani

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Sugarwater - Fonte: www.addadanza.it
6 Giugno 2008
Rassegna: Festival Adda Danza
Dove: Trezzo sull'Adda - Centrale idroelettrica Taccani

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Practice paradise - Peeled Fonte: www.addadanza.it
8 Giugno 2008
Rassegna: Festival Adda Danza
Dove: Trezzo sull'Adda - Centrale idroelettrica Taccani

 
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angelo7878
view post Posted on 11/6/2008, 17:51






alcune condizioni di oggi che giocano nell'aumento del prezzo del petrolio
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lunedì, 9 giugno 2008

Ma non avrà per caso ragione Maugeri?

posted by Ugo Bardi


Non molto tempo fa, un mio intervento a un convegno sull'energia a Firenze coincideva quasi esattamente con un'iniziativa parallela dove Leonardo Maugeri, direttore della ricerca e sviluppo di ENI, parlava della stessa cosa: il petrolio.

L'intervento di Maugeri, devo dire, sembrava avere una ben maggiore risonanza del mio. Maugeri parlava nel prestigioso salone dei 500 a Palazzo Vecchio di fronte ai giornalisti e alle telecamere di tutte le reti nazionali. Io parlavo in una sala poco nota dell'ex carcere delle Murate, senza televisioni.

Lungi da me da lamentarmi di questo; per carità! Anzi, fatemi dire subito che considero Leonardo Maugeri una persona seria e preparata; tutt'altra cosa dei tanti pseudo-esperti che concionano sul petrolio senza saperne niente (e non mi fate fare esempi.... beh, ne faccio soltanto uno). Quindi, è cosa buona che la preparazione e la serietà di Maugeri siano premiate dall'attenzione dei media.

La ragione per la quale vi racconto questa storia è che mi era balenato per la testa che, all'incontro in cui intervenivo, qualcuno del pubblico avrebbe potuto alzarsi e domandarmi qualcosa tipo "Caro professore, nel momento stesso in cui lei ci racconta queste cose, il vicepresidente dell'ENI, il dr. Leonardo Maugeri, sta raccontando cose completamente diverse a Palazzo Vecchio. Perché dovremmo dar ragione a lei e non a lui?"

Nella pratica, nessuno mi ha domandato una cosa del genere. Ma siccome mi ero preparato una risposta; penso che potrei passarvela qui nel caso che la domanda sia passata per la testa a qualcuno di voi.

Allora, spero di non far torto a Maugeri se riassumo in una sola frase il concetto di fondo della sua posizione, così come appare, per esempio, nel suo libro intitolato "Petrolio" e nei suoi interventi sulla stampa. In sostanza, Maugeri dice "Il petrolio è ancora abbondante, dunque non ci sono problemi" Questa posizione è abbastanza comune in molti ambienti dell'industria petrolifera e me la ritrovo spesso presentata formalmente o informalmente in varie situazioni e da molteplici figure più o meno ufficiali.

Ora, confrontiamo con la posizione di ASPO, che credo di poter riassumere anche quella in una sola frase senza far torto a nessuno: "il petrolio è ancora abbondante, però ci sono problemi"

Messe così le cose, vedete che quello che poteva sembrare all'inizio un titanico scontro fra abbondantisti e catastrofisti si riduce a una questione molto più limitata. ASPO non ha mai detto che il petrolio sta per finire e ENI o Maugeri non hanno mai detto che il petrolio è infinitamente abbondante. Le risorse petrolifere sono entità reali e chi di questo argomento ha un minimo di conoscenza e di senso critico difficilmente si allontana troppo da certi valori che sono comunemente accettati. Le stime delle riserve fatte dall'ENI, dalla BP, o dalla Shell non sono enormemente diverse da quelle di ASPO.

Certo, non bisogna nemmeno sottovalutare le differenze. Fra i dati di ASPO e, per esempio, quelli del "Cambridge Energy Research Agency" (CERA) c'è una differenza notevole; di un buon 50% in più nelle stime di CERA. Ma anche CERA è un'agenzia nel complesso seria (anche se, a mio parere, parecchio ottimistica in questo caso) che non riesce a stiracchiare la realtà oltre un certo limite. Siamo ben lontani dalla follia di quelli che parlano di petrolio "infinito" e di altri, come Lynch e Adelman, che sparano numeri più o meno a caso.

Alla fine dei conti, in ogni caso, il problema non è contare il numero di barili che, teoricamente, stanno sottoterra e che si potrebbero estrarre, perlomeno in linea di principio. Il punto è un altro: quanti di questi barili ci possiamo permettere di estrarre? Quest'ultima domanda è, ovviamente, correlata a quanto ci costa l'estrazione.

Come ho fatto notare in un post precedente, i dati disponibili indicano che il progressivo esaurimento del petrolio ci sta portando a dover estrarre risorse sempre più costose. Si parla di estrazione da giacimenti che hanno costi anche dell'ordine degli 80 dollari al barile. Allora, non c'è troppo da stupirsi se il petrolio costa oltre cento dollari al barile. Certo, una componente speculativa esiste, ma il prezzo che paghiamo riflette i costi reali di estrazione. Il petrolio che ci rimane da estrarre - pur abbondante - costa molto caro e costerà sempre di più via via che ci muoviamo verso risorse sempre più difficili.

Quindi, il problema che abbiamo di fronte è un problema di costo, non di disponibilità fisica. Non c'è problema a trovare petrolio da aquistare sul mercato mondiale; il problema è che per aquistarlo oggi bisogna pagarlo circa 10 volte di più di quanto non costasse 10 anni fa.

A Maugeri si attribuisce la frase, dal suo libro "L'era del petrolio", "Il petrolio c'è; basta scavare". Sono perfettamente daccordo; il problema è quanto in fondo e con quanta fatica.
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estratto da qui
 
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35 replies since 23/5/2008, 16:14   503 views
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