Diario Personale:Il Diario di Angelo, sento e penso

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angelo7878
view post Posted on 10/7/2008, 16:37




è notte nella mia casa e siamo in estate




parte seconda e fine

indietro tutta a prima della ringhiera

e nella mia ringhiera di oggi



L’unico proprietario ha venduto negli anni sessanta del secolo scorso, ha venduto a lotti creando pezzature varie dall’unione di due delle vecchie stanze uniche, o di tre al massimo, a ogni appartamento il suo bagno, i gabinetti pubblici ai piani e in cortile sono stati chiusi.

I nuovi proprietari hanno trovato vuota la casa di ringhiera, i vecchi inquilini sfrattati, tanto non avrebbero mai potuto acquistare la casa per sé, né avrebbero mai potuto pagare i nuovi affitti.

Dove sono andati?

Si sono persi nella grande Milano, quella sempre più periferica e lontana, qui è rimasta “la Milano da bere”, quella dei rampanti che è andata avanti fino agli anni ottanta.

E tu?

Oh, io sono arrivato tardi, era il 1972 di primavera.

Milano mi fece subito paura e un misto di meraviglia, di grandezza, di freddezza, di prepotenza, c’era anche un pienone d’umanità...

Ma sei entrato subito nella casa di ringhiera dove sei oggi?

No, no, mi conosci da quando andavamo a scuola, lo sai, m’è sempre piaciuta la vita avventurosa, mai fermo, sempre sulle strade...

Arrivai qui con mia moglie da Roma, c’eravamo sposati nell’autunno del 1969 in Campidoglio, lei aveva 18 anni e si sposò con il consenso dei genitori (la maggiore età era fissata ai 21 anni), io ne avevo 22, lei era milanese e io romano.

Quando decisi di cambiare aria, città, lei fu felice che andassimo a Milano, era la sua città e mi avrebbe facilitato la vita in un ambiente così tanto estraneo.

Abbiamo abitato a Baggio, a Lambrate, a Ortica-Città Studi poi a San Donato Milanese...

Fu l’ultima abitazione insieme, la lasciai nel ’975, non avevo ancora imparato a volerle bene veramente, era stato un sogno idealista, un malinteso romanticismo a farmi innamorare e a sposare quell’intelligentissima ragazza dagli occhi orientali che guardava così fiduciosa e determinata al futuro, veniva da genitori italiani, ebrei andati a lavorare in Egitto per conto di un’azienda petrolifera. Con la guerra di Suez contro Inghilterra e Francia anche gli italiani vennero cacciati e insieme ai genitori tornarono a Milano le tre figlie, una destinata a divenire mia moglie.

Non avemmo figli, alla fine la guardavo con angoscia perché avevo capito che l’avrei lasciata e che lei non avrebbe voluto.

E fu così.

Ma qui quando sei arrivato?

In questa casa di ringhiera dove ora sono a cena da te.

Sono venuto fino da Roma in treno, sono appena sceso e tu mi fai fare fatica a chiederti.

Piuttosto dovresti raccontarmi spontaneamente di tutti questi anni che non ci siamo più visti.

Ma sai, ogni racconto è un pezzo di vita che per quanto io abbia elaborato e sciolto dentro di me ha lasciato resti e nodi ancora da sbrogliare e non è che si tratti esattamente di felicità pimpante festeggiante ed evidente.

Dopo San Donato Milanese sono tornato a Milano, ho vissuto dapprima in zona Meda vicino ai due Navigli (il Grande e il Pavese), poi nel 1976 mi sono spostato al Giambellino (il quartiere della famosa canzone di Giorgio Gaber con il Cerutti Gino al bar di Piazza Tirana), dove nacque mia figlia, nelle case popolari perché la mia nuova compagna, un’altra milanese, era assegnataria di un alloggio popolare insieme alle sue prime due figlie nate da un matrimonio giunto alla fine dopo circa quindici anni.

In trentadue metri quadri vivevamo in cinque, andavo a lavorare e iniziavo a portare a casa i soldi, la michetta quotidiana, che piano piano bastò prima per quattro, poi per cinque quando nacque mia figlia dopo sei anni di convivenza.

Ero felice, raggiante, responsabile di una numerosa famiglia già a ventotto anni.

Cambiai ancora casa con la famiglia nel 1984 e stetti fermo fino al 1988.

Lasciai anche la madre di mia figlia.

Non tornai più a Milano se non per lavorare ogni giorno, scelsi di abitare fuori e del resto già con l’ultimo spostamento del 1984 ero andato vicino Milano ma fuori.

In più tappe mi allontanai sempre di più (aumentavano anche i chilometri dei viaggi di andata e ritorno con Milano per lavorare).

Dal 1993 al 2000 ho vissuto in una casa in un paesino di campagna in provincia di Cremona, c’era l’Adda, il grande fiume, i foraggi, i canali delle acque, la grande nebbia dell’inverno, le gelate, gli allevamenti di mucche da latte con il latte della migliore qualità d’Europa.

C’erano le cascine, le stalle, i trattori, le trebbiatrici alte quanto una casa...

Che cosa ti piaceva di più, tu che hai passato la vita dentro le grandi metropoli?

Tante cose mi piacevano, tante di quelle che viste da fuori e con pregiudizi nessuno s’aspetterebbe che possano piacere.

Una più di tutte mi piacque.

Una grande basilica romanica intatta costruita nei primi anni del primo millennio.

Era grande bella austera calda accogliente fresca superba, io sentii per la prima volta a che cosa mi sarebbero servite le alte volte di quella chiesa.

Mi avrebbero restituito quelle grida che lanciavo, le disperazioni di me diviso e lacerato.

Restituendomele, facendo tornare a me quelle grida, avrei potuto guardarle anche dall’esterno, meno paurose, piegate, incurvate... meno forti...

Avrei avuto un confronto con me stesso attraverso le mie grida non più sperse nei cieli.

Ma che cos’hai?

Ti sei come scurito in volto, stai soffrendo, sei preoccupato, sono venti minuti che non parli più, s’è fatto tardi, sei stanco, mi sembri come più invecchiato tutto d’un colpo, hai nuovi solchi e una smorfia nel viso, sei smagrito... che cosa c’è?

Ti senti male?

VUOI CHE CHIAMI UN MEDICO?

RISPONDIMI!!!

No, fai silenzio, ascolta anche tu...

Che cosa?

Ma non senti nulla?

Sì forse ora sì, forse è un grido, sono strilli, ora sento meglio... chi è?

Sembrerebbe una donna, certo è vero qui nelle case di ringhiera si sente tutto...

Ieri è la prima volta che ho dormito bene, sei ore, la prima volta in un mese...

Ma perché?

Perché ogni notte sento queste urla, questi strilli di disperazione, è una giovane donna che si dibatte nei suoi mali.

Ieri è partita, finalmente ho dormito.

Non riesco a stare in pace accanto al dolore che strepita, che scalcia, che si rotola...

Ma che cosa ha questa donna?

Non lo so, non lo so e questo è il tremendo, occorre uno sforzo sovrumano per accettare d’essere impotenti e di accompagnare da lontano mentre senti e capisci che miliardi di neuroni le surriscaldano il cervello e le bruciano tutte le energie residue...

Mi dispiace amico mio ma sei venuto a trovarmi nel momento sbagliato...

Non è vero.

L’amicizia non ha mai chiesto le comodità, l’amicizia s’accontenta di quello che trova...

Su, su, amico mio, tirati su il morale, andiamo a fare una passeggiata lungo i Navigli, tanto non riusciresti ad addormentarti restando qui e io almeno vedrò che cosa manca al Colosseo, due bei Navigli che l’attraversino...

andiamo, andiamo, dai...

ah, scordavo, nel 2000 lasciai il paesino dell'alto cremonese, tornai a Milano, andai a vivere in zona Risorgimento e nel 2004 sono andato dove sono ora, nella casa di ringhiera dove la mia compagna ha un piccolo appartamento (prima in affitto poi acquistato)...

image

Edited by angelo7878 - 11/7/2008, 12:49
 
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nicolas_75
view post Posted on 11/7/2008, 10:03




Ho trovato il tempo angelo .. anche se non ne avevo voglia ... di nulla che mi trascini alla serietà di nulla che mi costringa all'ovvio alle regole ai legami e al pensiero fin troppo comune ..... cazzo se sono stanco ... e aspetto come inebetito e impotente il susseguirsi caotico degli eventi ... in realtà mi rendo conto che stò sprecando tempo prezioso ... ma potendo scegliere almeno in questo mi gratto e tengo attive solo le funzioni base .... il giusto per non complicarmi la vita .. per non farmela complicare. per me ora solitudine .. è l'unica cosa che desidero! ma cambiamo discorso ... quì si parla di te

Ho letto .. ho letto ... è stata una vita non facile? dura? violenta? malinconica? irrequieta? di solitudine (e non mi riferisco certo alla compagnia fisica ma a quello stato psicologico in cui ti accorgi della staticità delle cose attorno a te .. e ti rendi conto di essere solo perchè per natura propenso al movimento perpetuo)? ..... io la definisco con una sola parola "intensa" ... poi tu sai cosa sarebbe stato meglio ... se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa? io penso di no ... se sei ciò che sei lo devi a ciò che è stato ... vale per tutti .. ora ti voglio fare una domanda però ...... o meglio direi un motivo di discussione ... non fosse altro che per conoscerti meglio ... e poi non saprei a chi farla se non a te ....... dimmi che pensi del libero arbitrio ammesso certo che tu creda esista!

ps: in alcuni punti del tuo scritto mi ci riconosco in altri rivedo mio padre, in altri decisamente no .... ma è per me motivo di riflessione ...... e di mal di testa ... lo sapevo che non era il momento di letture impegnative cazzarola ... che poi mi si mette in moto il cervello ad analizzare l'universo :roflmao.gif: :roflmao.gif: :roflmao.gif:

SPOILER (click to view)
Un'affetuosa carezza al ragazzino che hai mantenuto in vita dentro di te ... quello che ancora prova stupore .. quello che guarda le cose per come sono e non certo per come vogliono che siano guardate
 
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angelo7878
view post Posted on 31/10/2008, 14:37






QUOTE (nicolas_75 @ 11/7/2008, 10:03)
Ho trovato il tempo angelo .. anche se non ne avevo voglia ... di nulla che mi trascini alla serietà di nulla che mi costringa all'ovvio alle regole ai legami e al pensiero fin troppo comune ..... cazzo se sono stanco ... e aspetto come inebetito e impotente il susseguirsi caotico degli eventi ... in realtà mi rendo conto che stò sprecando tempo prezioso ... ma potendo scegliere almeno in questo mi gratto e tengo attive solo le funzioni base .... il giusto per non complicarmi la vita .. per non farmela complicare. per me ora solitudine .. è l'unica cosa che desidero! ma cambiamo discorso ... quì si parla di te

Ho letto .. ho letto ... è stata una vita non facile? dura? violenta? malinconica? irrequieta? di solitudine (e non mi riferisco certo alla compagnia fisica ma a quello stato psicologico in cui ti accorgi della staticità delle cose attorno a te .. e ti rendi conto di essere solo perchè per natura propenso al movimento perpetuo)? ..... io la definisco con una sola parola "intensa" ... poi tu sai cosa sarebbe stato meglio ... se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa? io penso di no ... se sei ciò che sei lo devi a ciò che è stato ... vale per tutti .. ora ti voglio fare una domanda però ...... o meglio direi un motivo di discussione ... non fosse altro che per conoscerti meglio ... e poi non saprei a chi farla se non a te ....... dimmi che pensi del libero arbitrio ammesso certo che tu creda esista!

ps: in alcuni punti del tuo scritto mi ci riconosco in altri rivedo mio padre, in altri decisamente no .... ma è per me motivo di riflessione ...... e di mal di testa ... lo sapevo che non era il momento di letture impegnative cazzarola ... che poi mi si mette in moto il cervello ad analizzare l'universo :roflmao.gif: :roflmao.gif: :roflmao.gif:

SPOILER (click to view)
Un'affetuosa carezza al ragazzino che hai mantenuto in vita dentro di te ... quello che ancora prova stupore .. quello che guarda le cose per come sono e non certo per come vogliono che siano guardate

sono trascorsi alcuni mesi Nicolas da questo tuo interessante e affettuosissimo post

grazie

per la precisione sono trascorsi quasi quattro mesi (Marty aspetta una mia risposta da circa dieci mesi)

spero che tu non abbia attribuito la mancanza di risposta a un'indifferenza in me verso te o verso la domanda che mi hai posto

molto semplicemente i motivi del lungo silenzio sono stati due:

. sono secoli che l'uomo in generale, sia attraverso il pensiero dell'individuo nell'intimo più intimo del quale dispone, sia attraverso più discipline speculative che ha fondato e sviluppato, s'interroga sull'esistenza o meno del libero arbitrio

. rivisitare questo tema mi obbliga nuovamente - per come sono fatto io che sento il peso della responsabilità della parola - a interrogare il tema insieme a parti importanti di me stesso

ora ti rispondo e cerco di tenere presente che questo non è un Forum specialista, ad esempio non è di tipo filosofico, non è di tipo scientifico, non è di tipo antropologico etc. etc.

che dirti allora?

Come occupare gli spazi che qui sono stretti per il tema che poni? O, meglio, il tema che “agiti” vista la tanta “urgenza” che attraversa il tuo post?

“...

Il Libero arbitrio è il concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di fare le sue scelte; ciò si contrappone alle varie concezioni deterministiche secondo le quali la realtà è in qualche modo predeterminata (destino), per cui in realtà gli individui non compiono scelte, in quanto ogni loro azione è predeterminata prima della loro nascita (predestinazione o servo arbitrio).

Il concetto di libero arbitrio è molto dibattuto nell'ambito religioso in relazione all'onniscienza attribuita alla divinità nelle religioni monoteistiche. Esso è alla base della religione cattolica mentre risulta uno dei punti di contrasto con la religione luterana per la quale l'uomo non può in alcun modo agire per liberare la propria anima, mentre il cattolicesimo considerava fondamentale le opere quanto le preghiere.

Alla stessa idea del luteranesimo aderiva anche il calvinismo per il quale l'uomo era predestinato e per questo a niente servivano le proprie opere e le proprie azioni.

Il concetto di libero arbitrio ha implicazioni in campo religioso, etico e scientifico. In campo religioso il libero arbitrio implica che la divinità, per quanto onnipotente, non possa utilizzare il suo potere sulle scelte degli individui. Nell'etica questo concetto è alla base della responsabilità di un individuo per le sue azioni. In ambito scientifico l'idea di libero arbitrio determina un'indipendenza del pensiero inteso come attività della mente e della mente stessa dalla pura causalità scientifica.

...”.

Ho tratto il brano tra virgolette da Wikipedia, la libera enciclopedia on-line per aiutarmi a disegnare un confine al tema del libero arbitrio.

Io sento, penso e credo che il libero arbitrio sia possibile per l’uomo,

sento, penso e credo

che tale libertà si dia non a iosa ma in misura molto ristretta eppure sufficiente a farci vivere una vita incredibilmente ricca, impegnata e “intensa” della stessa “intensità” che hai attribuito alla mia vita per l’impressione che ne hai avuta dalla lettura del mio Diario qui nel Forum.

Sento, penso e credo alla vita come un gioco, non solo un gioco ma anche un gioco, certamente.

Un gioco non fisso, statico ma flessibile che per una parte almeno si fa strada facendo, che richiede amore, fatica, impegno, tenacia, responsabilità.

E’ un gioco con una vincita molto allettante, appetibile e soddisfacente.

Consiste nella conquista della libertà di pensiero, di giudizio, di scelta, della libertà dai condizionamenti.

Cioè agli uomini è dato di vivere come schiavi, come automi e di vivere come liberi.

Spetta a ciascuno di noi rendersi schiavi o liberi.

Certamente l’esito del percorso non è dato, non è scontato, dipende per buona parte da noi.

Nella distanza tra queste due condizioni sta il libero arbitrio del quale possiamo disporre se...

Grazie ancora Nicolas

:)


 
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angelo7878
view post Posted on 4/3/2009, 16:05






è stato così anche per me seppure solo un poco ma è stato così anche per me

Padre tu che muori tutti i giorni un poco

di Camillo Sbarbaro

Padre tu che muori tutti i giorni un poco

e ti scema la mente e più non vedi

con allargati occhi che i tuoi figli

e di te non t'accorgi e non rimpiangi

se penso la fortezza con la quale

hai vissuto; il disprezzo c'hai portato

a tutto cio' che e' piccolo e meschino;

sotto la rude scorza

il tuo candido cuore di fanciullo;

il bene c'hai voluto a tua madre,

a tua sorella ingrata, a nostra madre

morta;

tutta la tua vita sacrificata

e poi ti guardo come ora sei,

io mi torco in silenzio le mani.

Contro l'indifferenza della vita

vedo inutile anch'essa la virtù

e provo forte come non ho mai

il senso della nostra solitudine.

Io voglio confessarmi a tutti, padre,

che ridi se mi vedi e tremi quando

d'una qualche premura ti fo segno,

di quanto fui codardo verso te.

Benché il rimorso mi si alleggerisca,

che più giusto sarebbe mi pesasse

sul cuore, inconfessato...

io giovinetto imberbe ti guardai

con ira, padre, per la tua vecchiaia...

stizza contro te vecchio mi prendeva..

Padre che ci hai tenuto sui ginocchi

nella stanza che s'oscurava, in faccia

alla finestra, e contavamo i lumi

di cui si punteggiava la collina

facendo a gara a chi vedeva primo-

perdono non ti chiedo con le lacrime

che mi sarebbe troppo dolce piangere

ma con quella più amare te lo chiedo

che non vogliono uscire dai miei occhi.

Una cosa soltanto mi conforta

di poterti guardare a ciglio asciutto:

il ricordo che piccolo, al pensiero

che come gli altri uomini dovevi

morire pure tu, il nostro padre,

solo e zitto nel mio letto la notte

io di sbigottimento lacrimavo.

Di quello che i miei occhi ora non piangono

quell'infantile pianto mi consola,

padre, perché mi par d'aver lasciato

tutta la fanciullezza in quelle lacrime.
---------------


Proseguendo l'andare del tempo in fin dei conti questo non muta, padre.

Semplicemente intorno ai versi e alla voce che li legge si fa intorno piano piano quel muto nel quale se ne stanno le cose dette da noi a noi stessi.

Si sente meno fuori di me ciò che ripetutamente ripeto a te e a me.

Quasi tutto è scritto in quei versi che Sbarbaro rivolge a suo padre.

Posso dire altro, certo, che è più mio di quel che ha scritto a suo padre Sbarbaro.

Oggi non ce la faccio, me ne accorgo ora che m'ero approssimato a farlo e mi fermo.

Mi riesce a fatica solo prendere a prestito quei versi, un prestito breve come questo pomeriggio fitto di pioggia, qui a Milano, nel Nord.

Poi torno da te ma con le mie parole, libero da debiti con Sbarbaro e dai debiti con chiunque altro.

Trattengo in me solo i debiti eterni, quelli contratti con te.

O mi sbaglio?

Non sarà magari uno di quei pomeriggi nei quali se ne stanno avvoltolati alcuni decenni?

Questo non lo so, so che avrei preferito, entrambi vivi, non farti del male.

So che te ne ho fatto e non credo poco.

(continuerà un giorno...)







 
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