XAmici |
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| Come per molte cose, qui entriamo in un campo sconfinato dove vale da una parte la disponibilità e la capacità a "consegnarsi" e dall'altra la determinazione e la fermezza a "prendersi cura". Questo feticismo, declinato in varie forme di BDSM, è un po' il gioco del controllo, dove una parte perde il controllo di se stesso perché lo affida, in un certo senso, alla controparte. Per un uomo di indole un po' dominante, abituato a decidere per sé e per gli altri, può essere uno stimolo invincibile lasciarsi andare in questo modo... e parlo già superando le forme di autolesionismo più o meno ludiche che pure costituiscono fitto sottobosco per queste pratiche.
Sospendo la valutazione di cosa arriverei a fare, rimandandola al momento del dunque, dove vale la regola di capire non tanto dove riuscirei ad arrivare ma dove la mia controparte riuscirebbe a portarmi. In questo caso, un uomo dovrebbe essere capace di lasciarsi trasportare verso una sofferenza ben incastonata in una nebbia incontenibile di sensazioni fisiche e psicologiche (a partire dalla decisione iniziale, di per sé caratteristica ed umiliante) mentre una controparte sana dovrebbe godere della dominanza psicologica ben padrona del suo ruolo e dei suoi gesti.
Mi domando che volto dovrebbe assumere questa controparte per poter godere a pieno di un'esperienza come questa. A meno di un rapporto fetish già avviato, non potrebbe essere il partner abituale perché questo tipo di "tortura" rompe un segreto tabù fra i sessi: la convivenza della forza e dell'imponenza virile con la fragilità dell'apparato genitale così esposto... e mi domando se una coppia di altre abitudini passerebbe indenne da un'esperienza così avvolgente e reale. Forse un'amicizia curiosa sarebbe la strada migliore, magari nata proprio con l'esplicita e in qualche modo gerarchizzante missione della reciproca esplorazione.
Che ne pensate?
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