Kamaitachi (La falce della donnola) nasce dalla rivisitazione di un'antica leggenda giapponese. Un animale mitico, che nessuno può vedere, assale chi si attarda nell'oscurità e uccide con la precisione del taglio di un bisturi. Una leggenda che viene raccontata ai bambini per evitare che si avventurino nelle tenebre. Hosoe, uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea, ricorda la propria esperienza infantile e realizza ciò che, in teoria, la macchina fotografica non potrebbe: registrare l'universo emotivo del passato.
Il danzatore Hijikata Tatsumi è personaggio narrante e protagonista della storia vissuta da Hosoe. Kamaitachi è uno dei piu singolari lavori che la fotografia, nell'intera storia, abbia mai prodotto.
La serie Kamaitachi è realizzata in un unico esemplare con stampa al platino, così come il ciclo Ba-ra-kei (Il giudizio delle rose), dove lo scrittore Mishima Yukio è soggetto recitante di una biografia fantastica.
Hosoe si avvale di vari espedienti tecnici (fotomontaggi, doppie esposizioni) per restituire l'immagine di pensieri e sensazioni, la sua interpretazione del personaggio Mishima. Un lavoro audace, e anticipatorio di vent'anni la "messa in scena" in fotografia. L'erotismo è palese, inquietante e ambiguo. E' un superbo pezzo di magia teatrale realizzato con la fotografia.
La fotografia, in genere, provoca opposizione fra documentazione (oggettività) ed espressione personale (soggettività). Nel mio lavoro, ho voluto far coesistere queste due concezioni, a priori opposte, e fonderle in modo complementare. Ho immaginato una forma sferica come la terra, il polo nord rappresenta l'oggettività e il sud la soggettività. Ho, quindi, immaginato, un viaggiatore, il fotografo, libero di percorrere questa sfera, di esplorare territori sconosciuti e di fermarsi dove vuole. Sono queste diversità e libertà che cerco di esaltare nel mio lavoro. Le due serie, Ba-ra-kei del 1961-62 e Kamaitachi del 1965-68, sono esemplari del mio concetto di "documentario soggettivo", che colloco in qualche luogo fra il polo sud e nord.
Al nudo è dedicata la serie Embrace, 40 stampe alla gelatina d'argento.
La rappresentazione del nudo è considerata oscena, un tabù nella cultura giapponese. Alla fine degli anni '50, Hosoe sfida le regole del perbenismo dando inizio alla ricerca sul corpo, maschile e femminile. Studia la forma, isola particolari estraendo le vibrazioni sensuali e le qualità tattili del corpo, mette in contrapposizione le linee virili e le morbidezze muliebri.
E' un dialogo alla scoperta delle relazioni fra i due sessi, che Hosoe sottolinea con il colore del corpo: scuro per quello maschile e lunare per quello femminile, secondo i principi estetici giapponesi. Il primo nucleo della serie Embrace, che verrà arricchita da nuove immagini nel corso degli anni, è del 1970.
Hosoe nasce nel 1933 a Yonezawa (prefettura di Yamagata). Trasferitosi a Tokyo insieme alla famiglia, si rifugia di nuovo nel paese natale durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1950, ancora adolescente, fotografa i bambini delle truppe d'occupazione americane. Nel 1954 si diploma al Tokyo College of Photography, attualmente noto come Tokyo Institute of Polytechnics. Nel 1959 fonda, con altri fotografi, l'agenzia Vivo ("vita" in esperanto).
Nel 1960 espone la serie "Man and Woman" e dà inizio alla serie "Embrace". Nel 1963 la prima edizione di "Ba-ra-kei" viene premiata dall'Associazione dei Critici di Fotografia. E' del 1969, invece, la serie "Kamaitachi". Inizia ad insegnare al Tokyo Institute of Polytechnics nel 1975 e all'interno dell'università crea la Shadai Gallery. Nel 1982 al Musee d'Arts Modernes di Parigi viene esposta una sua antologica.
Nel 1989 viene eletto presidente del comitato per la celebrazione del centocinquantenario della fotografia. Nel 1995 viene incaricato della direzione del Kiyosato Museum of Photography. Nel 2000 ha inizio il tour negli Stati Uniti dell'antologica "Eikoh Hosoe: Photographs 1950-2000".
fonte:
www.nipponico.com
