OMICIDIO DI MEREDITH KERCHER
STRALCI DAI VERBALI D'INTERROGATORIO DI DIVERSE PERSONE
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I VERBALIPerugia, la verità di Amanda:
lei era con Patrick e gridava«Ero spaventata e mi sono tappata le orecchie»PERUGIA 7/11/2007
«Patrick e Meredith si sono appartati nella stanza di Meredith, mentre io mi pare che sono rimasta in cucina. Non riesco a ricordare quanto tempo siano rimasti insieme nella camera ma posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith e io spaventata mi sono tappata le orecchie. Poi non ricordo più nulla, ho una grande confusione in testa. Non ricordo se Meredith gridava e se sentivo anche dei tonfi perché ero sconvolta, ma immaginavo cosa potesse essere successo».
È l'alba di ieri. Amanda Knox, l'amica americana di Meredith che con lei condivideva l'appartamento, racconta di aver assistito all'omicidio. Cede di fronte alle contestazioni dei poliziotti che l'accusano di aver mentito quando ha raccontato di essere uscita di casa alle 17 del primo novembre e di essere tornata soltanto la mattina dopo, quando è stato trovato il corpo straziato di Meredith. Il suo fidanzato Raffaele Sollecito è stato sentito qualche ora prima e ha già ammesso che quell'alibi è falso, pur negando di aver partecipato al delitto. Amanda capisce di non avere via d'uscita, però si ritaglia un ruolo marginale. Accusa Patrick Lumumba Diya di essere l'assassino. Il suo racconto è confuso, si capisce che la ragazza non dice tutta la verità. Ma il pm ritiene che le sue dichiarazioni siano comunque sufficienti per anche nei confronti dei due uomini.
I «non ricordo» di AmandaIl racconto della giovane statunitense comincia alle 5.45 di ieri mattina. «Voglio riferire spontaneamente quello che è successo perché questa vicenda mi ha turbata profondamente e ho molta paura di Patrick, il ragazzo africano proprietario del pub Le Chic dove lavoro saltuariamente. L'ho incontrato la sera del primo novembre dopo avergli mandato un messaggio di risposta al suo, con le parole "ci vediamo". Ci siamo incontrati intorno alle 21 al campetto di basket di piazza Grimana e siamo andati a casa mia. Non ricordo se la mia amica Meredith fosse già a casa o se è giunta dopo. Quello che posso dire è che si sono appartati». Entra nei dettagli, descrive il momento della violenza. Poi aggiunge: «Ho incontrato Patrick questa mattina (il 5 novembre ndr) davanti all'università per Stranieri e mi ha fatto alcune domande. Voleva sapere che domande mi erano state fatte dalla polizia. Penso che mi abbia anche chiesto se volevo incontrare i giornalisti, forse al fine di capire se sapevo qualcosa della morte di Meredith». Poi parla del fidanzato: «Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele quella sera, ma ricordo bene di essermi svegliata a casa del mio ragazzo, nel suo letto, e che sono tornata al mattino nella mia abitazione dove ho trovato la porta aperta». I poliziotti della squadra mobile e dello Sco, il servizio centrale operativo, danno atto al termine del verbale che «la Knox si porta ripetutamente le mani alla testa e la scuote». Scrive il pm nel provvedimento di fermo: «Il rapporto sessuale tra Meredith e Patrick deve ritenersi di natura violenta, considerato il contesto particolarmente intimidatorio nel quale si è svolto e nel quale la Knox deve ritenersi abbia dato comunque un contributo al Diya».
Le bugie del fidanzatoI tabulati telefonici esaminati dalla polizia postale si sono rivelati fondamentali per ricostruire gli spostamenti dei ragazzi. E per smentire quanto avevano sino ad allora affermato. Il primo ad ammettere di aver «raccontato un sacco di cazzate» è Sollecito. Il giovane viene convocato in questura alle 22.40 del 5 novembre, due sere fa. Dopo la scoperta del cadavere di Meredith era già stato interrogato, ma aveva detto di non sapere che cosa fosse accaduto: «Ero fuori con Amanda», si era giustificato. Ora capisce che la situazione è cambiata. E così decide di modificare anche la propria versione. Il verbale di Raffaele Sollecito comincia alle 22.40 di martedì. «Conosco Amanda da due settimane. Dalla sera in cui l'ho conosciuta lei ha cominciato a dormire a casa mia. Il primo novembre mi sono svegliato verso le 11, ho fatto colazione con Amanda, poi lei è uscita e io sono tornato a letto. L'ho raggiunta a casa sua verso le 13-14. C'era anche Meredith che è uscita frettolosamente verso le 16 senza dire dove andasse. Io e Amanda siamo andati in centro verso le 18 ma non ricordo che cosa abbiamo fatto. Siamo rimasti in centro fino alle 20.30 o 21. Io alle 21 sono andato da solo a casa mia, mentre Amanda ha detto che sarebbe andata al pub Le Chic perché voleva incontrare dei suoi amici. A questo punto ci siamo salutati. Sono andato a casa, mi sono fatto una canna, ho cenato, ma non ricordo che cosa ho mangiato. Verso le 23 mi ha chiamato sull'utenza fissa di casa mio padre. Ricordo che Amanda non era ancora tornata. Ho navigato al computer per altre due ore dopo la telefonata di mio padre e ho smesso solo quando Amanda è rientrata, presumibilmente verso l'1. Non ricordo bene come fosse vestita e se era vestita allo stesso modo di quando ci siamo salutati prima di cena. Non ricordo se quella sera abbiamo consumato un rapporto sessuale. La mattina successiva ci siamo svegliati verso le 10 e lei mi ha detto che voleva andare a casa a farsi una doccia e cambiarsi gli abiti. Infatti è uscita verso le 10.30 e io mi sono rimesso a dormire. Quando è uscita Amanda ha preso anche una busta vuota, dicendomi che le sarebbe servita per metterci i panni sporchi. Verso le 11.30 è ritornata a casa e ricordo che si era cambiata i vestiti. Aveva con sé la solita borsa». È a questo punto che, secondo Sollecito, Amanda gli avrebbe detto di essere preoccupata. «Mi ha raccontato — sostiene il giovane — che quando è arrivata a casa sua ha trovato la porta d'ingresso spalancata e tracce di sangue nel bagno piccolo. Mi ha chiesto se la cosa mi sembrava strana. Io gli ho risposto di sì e le ho consigliato di telefonare alle sue amiche. Lei mi ha detto di aver telefonato a Filomena (un'altra ragazza che abita nella casa dell'omicidio ndr), mentre ha detto che Meredith non rispondeva».
Il ritorno a casaI due vanno insieme nell'appartamento. E così Sollecito ricostruisce quei momenti: «Lei ha aperto la porta con le chiavi e sono entrato. Ho notato che la porta di Filomena era spalancata con dei vetri per terra e la camera tutta in disordine. La porta di Amanda era aperta e invece era tutto in ordine. Poi sono andato verso la porta di Meredith e ho visto che era chiusa a chiave. Prima ho guardato se fosse vero quello che mi aveva detto Amanda sul sangue nel bagno e ho notato gocce di sangue sul lavandino, mentre sul tappetino c'era qualcosa di strano, una sorta di mista acqua e sangue, mentre il resto del bagno era pulito.... Il resto era in ordine. In quel mentre Amanda entrava nel bagno grande e usciva spaventata e mi abbracciava forte dicendomi che prima, quando aveva fatto la doccia, aveva visto delle feci nel water che invece adesso era pulito. Mi sono chiesto che cosa stesse succedendo e sono uscito per vedere se riuscivo ad arrampicarmi sulla finestra di Meredith... Ho cercato di sfondare la porta ma non ci sono riuscito e a quel punto ho deciso di chiamare mia sorella e mi sono consigliato con lei perché è un tenente dei carabinieri. Mi ha detto di chiamare il 112, ma nel frattempo è arrivata la polizia postale. Nel precedente verbale vi ho riferito un sacco di cazzate perché lei mi aveva convinto della sua versione dei fatti e non ho pensato alle incongruenze».
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estratto da qui----------------------
I VERBALI DELL'INCHIESTADelitto di Perugia, Meredith mi disse:
«Tipi strani, troppi uomini in casa»
Daniel, Spyros e gli altri nella casa di MeredithDA UNO DEI NOSTRI INVIATI
PERUGIA 8/11/2007
«Vorrei riferire alcune cose che Meredith mi ha detto di Amanda. Penso che siano importanti. Meredith mi ha detto che Amanda avrebbe portato alcune volte degli uomini nella loro casa, non so quanti fossero stati. Meredith mi ha parlato in particolare di un uomo che abita in un Internet Café. È il posto in cui Amanda lo avrebbe conosciuto. Meredith pensava che quest'uomo fosse strano. Nella circostanza non mi ha specificato altro. Non so indicare l'età di quest'uomo ma posso dire che almeno un altro uomo era stato sicuramente portato nella loro casa anche se non so indicare la nazionalità di queste persone». È il 3 novembre scorso, sono le 23.10. Negli uffici della questura di Perugia viene interrogata Sophie Purton, 20 anni, amica della giovane inglese assassinata la sera del primo novembre. È lei la prima a rivelare che nella casa del delitto c'è sempre stato un gran viavai. I poliziotti decidono così di convocare Amanda Knox, la ragazza statunitense adesso accusata di aver partecipato al delitto.
VIA VAI DI RAGAZZIViene interrogata alle 14.45 del 4 novembre. E non nega. «Questo giovane che frequenta un Internet Café è argentino e si chiama Juve. È venuto a casa mia almeno cinque volte, l'ultima il 31 ottobre. Conosce anche Meredith perché l'ha conosciuta al bar con me. Juve non ha mai provato a stare con me, ha come modo di fare il vizio di abbracciare e toccare anche quando non è ubriaco... Gli altri uomini che ho portato a casa sono un certo Spyros solo una volta nel mese di ottobre e in quell'occasione ha conosciuto Meredith; Daniele, di Roma, di cui non conosco il numero telefonico, è venuto a casa due volte, la seconda ha parlato con Meredith salutandola ». Il resto lo aggiunge neanche due ore proprio uno dei ragazzi che abitano al piano terra, Stefano Bonassi: «Un paio di volte sono venuti a casa nostra tre amici di Roma, uno di questi si chiama Daniel De Luna. Quest'ultimo, nella seconda occasione che è venuto a casa, ha avuto un rapporto sessuale con Amanda». Sono tante le persone che frequentavano le studentesse. E la loro presenza, che adesso affolla l'indagine, alimenta dubbi sulla versione fornita da Amanda Knox. Chi c'era davvero nell'appartamento quando Meredith è stata assassinata? E che ruolo ha avuto lei? «La sera del primo novembre Patrick e Meredith hanno avuto un rapporto sessuale. Mi pare che io ero in cucina. A un certo punto ho sentito le grida di Meredith e io spaventata mi sono tappata le orecchie. Poi non ricordo più nulla», ha affermato Amanda. È una versione che non regge. L'accusa ritiene che fosse presente al momento della violenza e «abbia dato un contributo a Patrick Diya». Se anche così non fosse, sembra impossibile che dopo aver sentito le grida dell'amica non sia corsa in camera. E soprattutto, se davvero è stato Patrick ad uccidere Meredith, che cosa hanno fatto dopo? Qualcuno ha certamente tentato di pulire il sangue. Qualcuno ha rotto il vetro di una finestra nel tentativo di simulare un furto commesso da estranei. Ma chi? Possibile che nessuno di loro si sia sporcato? Che fine hanno fatto i vestiti?
LAVANDERIAAgli atti dell'inchiesta è allegata la testimonianza di due ragazzi che si sono presentati il 3 novembre. «Ieri nel primo pomeriggio — hanno raccontato — siamo andati alla lavanderia a gettoni di via Fabretti per lavare gli indumenti. Erano circa le 13.30. Ci siamo allontanati per qualche minuto e quando siamo tornati all'interno della lavanderia abbiamo notato una ragazza e un cittadino straniero. Quest'ultimo usciva al nostro arrivo. Con la ragazza presente abbiamo commentato il comportamento strano dello straniero. Infatti la stessa riferiva che poco prima era giunto lo straniero alla lavanderia barcollando, metteva degli indumenti nella lavatrice, comprese le scarpe marca Nike di colore blu. Poco dopo usciva e rimaneva incastrato nella porta d'ingresso ma liberandosi subito. Poco dopo è rientrato e abbiamo notato che spostava gli indumenti dalla lavatrice all'asciugatrice. La ragazza ci ha detto che l'aveva visto rovistare nel cassonetto insieme ad un connazionale. È alto circa 1,75, ha la carnagione olivastra, sicuramente è magrebino». Non si sa chi sia questo ragazzo né se questo comportamento «strano» abbia a che fare con il delitto. Ma gli investigatori ritengono che in questa fase nessun particolare possa essere tralasciato per scoprire se altre persone possano avere avuto un ruolo nella vicenda
HASHISH E FESTEIl quadro che emerge dai verbali dei giovani che frequentavano Meredith e le sue amiche è quello di un «gruppo allargato». Ragazzi che si sono trasferiti a Perugia per studiare, che vivono lontano dalle famiglie e non sembrano avere regole. Ragazzi che vivono la notte, che vagano di festa in festa, che spesso si ubriacano e fumano spinelli fino a stordirsi. Lo racconta anche Giacomo Silenzi, che con Meredith stava insieme da circa tre settimane. La sera dell'omicidio era a casa dei genitori a Porto San Giorgio. «Nonostante mi piaceva molto — dice — non provavo alcuna gelosia nei suoi confronti... Insieme ai miei amici faccio spesso uso di hashish e marijuana, ma non di altre droghe. Anche Meredith faceva uso di hashish e spesso l'assumevamo insieme, o noi due da soli o insieme ai ragazzi del condominio. In genere prendevamo la droga nel centro di Perugia, sulle scale di fronte alla chiesa di piazza 9 Novembre, ma non conosco i nomi degli spacciatori. Ogni volta che ci serviva, uscivamo e andavamo in piazza per rifornirci. Non ricordo che le ragazze avessero mai avuto la droga, in genere la fornivamo noi ragazzi». Canne, ma anche alcol. Accadeva spesso che le ragazze tornassero ubriache. Una sera fu Hicham Khiri, marocchino ventottenne, a riaccompagnarle a casa. Lo ha raccontato lui stesso il 3 novembre: «Eravamo al Gradisca. Era sabato e io ero con un mio amico che si chiama Abdel. All'interno del locale ho visto che c'era tutto lo staff del Merlin e molte studentesse straniere per le quali ogni sabato viene organizzato un pullman. A fine serata, uscendo dal parcheggio, abbiamo incontrato Meredith e Sophie, quest'ultima ubriaca, e un'altra ragazza che non conosco. Meredith mi chiese se, viste le condizioni di Sophie, potevamo riaccompagnarle a casa».
Fiorenza Sarzanini
estratto da qui----------------------
08 novembre 2007
LE DECISIONI DEL GIP per l'omicidio della studentessa inglese Meredith KercherDelitto di Perugia, il gip rinvia la decisioneIl giudice si è riservato di decidere in merito alla richiesta di convalida degli arresti dei tre imputatiPERUGIA
Il giudice per le indagini preliminari di Perugia si è riservato di decidere in merito alla richiesta di convalida del pubblico ministero del fermo per la studentessa americana Amanda Knox. La decisione sarà depositata venerdì mattina, così come per gli altri due indagati per l'omicidio di Meredith Kercher. Lo ha riferito uno dei difensori della Knox uscendo dal carcere. Il sostituto procuratore Giuliano Mignini ha chiesto per la Knox la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere. I suoi difensori hanno invece sollecitato la non convalida del provvedimento e la remissione in libertà della loro assistita, sostenendo che è estranea alle accuse contestate. L'udienza prosegue per esaminare la richiesta di convalida per gli altri due fermati.
«STUDENTI SIANO SERENI» - «Serenità, tranquillità, sicurezza: Perugia resta una città vivibile, anche dopo l'omicidio di Meredith». Lo hanno ribadito il rettore dell'università di Perugia, Francesco Bistoni, e il questore del capoluogo umbro, Arturo De Felice, nell'incontro al rettorato con un centinaio di studenti stranieri del programma Erasmus. Il questore ha voluto ribadire che l'omicidio della studentessa inglese «resta un episodio» e che, «nonostante le esasperazioni gratuite di alcuni mezzi d'informazione sulla situazione della città, Perugia era e resta una città vivibile e sicura dove lo Stato funziona, come dimostra anche il fatto che in pochi giorni il caso è stato risolto».
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estratto da qui