Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna, Rimini, 1926)
Dopo gli studi di architettura, Arnaldo, come suo fratello Giò, esordì come disegnatore, decoratore ed artigiano del metallo. Creava monili, pezzi astratti di oreficeria, piccole sculture in oro e argento che lasciavano intravedere valide premesse per una nuova scultura, lontana dalle forme tradizionali. Notevole, comunque è il debito di riconoscenza dell'artista nei confronti dei maestri del primo Novecento ed in particolare Paul Klee e Costantin Brancusi.
Per il suo passaggio all'arte plastica fondamentale è il trasferimento, nel 1954, a Milano dove comincia a frequentare l'ambiente artistico di Brera, in particolare Lucio Fontana, Enrico Baj, Umberto Milani, Emilio Scanavino, Gianni Dova e Ugo Mulas. Proprio a partire dal 1954 Pomodoro inizia ad esporre in numerose gallerie d'arte in patria e all'estero.
Le prime sculture, a metà degli anni '50, sono rilievi modellati nel ferro, stagno, piombo, argento, cemento e bronzo. La sua scrittura è costituita da segni astratti, un pattern decorativo. L'uso di questi materiali inediti testimonia la ricerca e la volontà di Pomodoro di sperimentare nuovi mezzi formali ed espressivi.
Dalla frontalità del rilievo si passa, negli anni Settanta, alla complessità spaziale e materica della forma a tutto tondo. L'ispirazione di questo periodo deriva dalle forme perfette di Brancusi. La perfezione della forma provoca in lui, anche sotto l'influenza del mondo tecnologico e dell'action painting di Jackson Pollok, una pulsione distruttiva: la forma perfetta viene fatta a pezzi.
Nel 1960 Pomodoro aderisce insieme a Perilli, Turcato, Dorazio e Giò Pomodoro, al Gruppo «Continuità» (1961-62), uno dei più importanti gruppi nella ricerca astratta tra materia e segno.
Da quì in poi ha trovato una propria cifra nell'equilibrio delle geometrie esterne e dei «paesaggi» interni delle opere monumentali, tra cui le Colonne e le Sfere
fonte:
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