Chevrolet Corvette "C1" 1959

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>VOODOO<
view post Posted on 1/12/2007, 16:49




Compie cinquant’ anni la sportiva a stelle e strisce più entusiasmante di tutti i tempi; la Chevrolet Corvette. Autentica ambasciatrice dell’ american way of life, celebre e muscolosa quanto le migliori Harley, ha ormai totalizzato cinque edizioni ed oltre un milione di esemplari prodotti, senza mai tradire le proprie caratteristiche, come la carrozzeria in plastica.

Il boogie-woogie e la Coca Cola,il chewing gum e le sigarette Camel, la Jeep e il Jazz; sono molte le “eredità” che i soldati americani hanno lasciato dietro di sé al termine della seconda guerra mondiale e ormai passate alla storia del costume e della cultura popolare europea. Ma, almeno in campo automobilistico, anche il Vecchio Continente si dimostrò capace di trasferire qualcosa di sé ai tanti ragazzoni in grigioverde che l’ attraversarono per combattere.

A partire dalla scoperta per l’ auto sportiva. E per come la si intendeva in Inghilterra; a cielo aperto, biposto, essenziale e scattante, muscolosa nella sostanza ma sinuosa nell’ aspetto. Per le Case europee fu un insospettabile nuovo mercato , tutto da cavalcare; basti pensare che, nel 1952, la sola MG riuscì a piazzare in america ben 10.621 TD. Un modello che, visto con gli occhi attuali, farebbe pensare più a una motocicletta carrozzata che a un’ automobile con tutti i crismi. Stesso discorso per la Jaguar che, con le roadster Xk 120, 140 e 150, si apprestava a giocare un ruolo commerciale sempre più importante, che aprì la strada alla famosa E-Type, apparsa negli anni 60. Proprio da questa strisciante voglia d’ Europa nasceva esattamente 50 anni fa, il più celebre monumento americano su quattro ruote; la Chevrolet Corvette.

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Circa 50 anni fa, la corsa alle sportive continentali iniziava ad assumere dimensioni sempre più interessanti, mentre le industrie americane continuavano imperterrite a sfornare macchinone spaziose, affidabili e robuste, ma non esattamente affascinanti e competitive. In questo clima, Harley J. Earl, chief designer della General Motors,sembrò ad alcuni un po’ matto quando propose di dar vita ad una spider capace di battere commercialmente proprio la Jaguar Xk che lo aveva tanto emozionato. Sommario

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Visto lo scetticismo dei dirigenti, Earl iniziò a disegnarsela da solo. Fuori orario. Poi tornò alla carica, con il progetto ormai finito. Per agevolare il sospirato consenso, disse che la macchina avrebbe potuto nascere su un telaio esistente; in realtà quelli delle berline in listino erano troppo lunghi e pesanti, ma questo si scoprì solo a progetto avviato, quando ormai era troppo tardi persino per pensare di tornare indietro…

La Corvette debuttò nel 1953. Con alcuni punti di forza, come la carrozzeria in materiale plastico ed il parabrezza avvolgente, primizie mondiali, ma con altri punti innegabilmente deboli, come le difficoltà di verniciatura, risolte mettendo in listino il bianco come tinta unica, il motore a sei cilindri derivato da quello di un camion, le sospensioni da berlinona e, peggio ancora, un ridicolo cambio automatico con due sole marce.

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Le difficoltà di superare nella produzione, in particolare il montaggio delle portiere che non si chiudevano bene, impedì di costruirne più di 315 esemplari nel primo anno. Ma la Chevrolet decisero di tener duro, soprattutto per contrastare la Thunderbird, nuova arrivata della Ford. Tre anni dopo , nel 1956, apparve finalmente un nuovo motore, all’ altezza della vettura e delle aspettative della clientela; il compatto V8 progettato da Ed Cole, John Gordon e Harry Barr con tanta coppia e una buona potenza.

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Nel frattempo, l’ ingegnere pilota Zora Arkus-Duntov aveva modificatolo sterzo, i freni e le sospensioni per tenere meglio attaccata alla strada la nuova Corvette “maggiorata" mentre Hraley J. Earl le aveva ritagliato un nuovo abito più stretto sui fianchi per mostrare finalmente che c’erano muscoli sotto la pelle; una modifica a basso costo, perché gli stampi della plastica erano molto più economici di quelli per la lamiera metallica.

Dopo molti anni e altrettante modifiche, il modello oggi in produzione è ancora nei sogni degli automobilisti a stelle e strisce ( e non solo). Il fascino di quest’ auto , creata per contrastare le sportive europee, nasce dalla combinazione delle grandi prestazioni con un aspetto sempre capace di catturare gli sguardi. Per molti, le migliori annate vanno dal 1957 al 1961. Sommario

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L’ esemplare che Automobilismo vi presenta appartiene a Loris Reggiani, un brillante passato di pilota nel Motomondiale e ora team manager del campione del mondo Manuel “Macho” Melandri.

"La mia Corvette l’ ho voluta del mio stesso anno di nascita, il 1959 e per trovarla “ racconta Reggiani “ ho passato al setaccio il mercato USA, terminando la mia ricerca presso uno specialista della Florida, che ne sta ultimando il restauro. In realtà non la uso molto; il motore non manca ma i freni e la tenuta di strada sono francamente antidiluviani. Ho provato a vedere fin dove può arrivare in velocità; a 100 miglia all’ ora mi sono spaventato e ho tirato su il pedale. Ciò non toglie che, per me, sia una delle vetture più affascinanti in assoluto. Solo a vederla ferma in garage regala una scarica di adrenalina a cui è difficile sfuggire.”

Battendo le dita sulla carrozzeria si sente il suono cupo della plastica, poliestere armato con fibra di vetro (in inglese GRP). L’ interno colpisce per la conchiglia davanti al posto di guida, con il tachimetro a semicerchio e cinque strumenti singoli, con il contagiri in mezzo, più grande degli altri.

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Dal centro della plancia scende sul tunnel una console, autentica novità per quei tempi, fatta per montare una radio Wonder Bar,uno dei tanti optional ufficiali. Il motore è a otto cilindri a V di 90°, con cilindrata di 4.638 cc, da 230 cavalli erogati a 5.000 giri al minuto. Il peso a vuoto della vettura è di 1320 chilogrammi (a vuoto).

Tra i tanti optionals, il motore da 290 cavalli a iniezione, l’ albero a camme “Duntov”, l’ assetto corsa, la trasmissione manuale a quattro rapporti e le guarnizioni d’ attrito dei freni sinterizzate. In questo caso, un adesivo sul parabrezza avvertiva che una frenata efficiente richiedeva un forte riscaldamento preventivo, praticamente impossibile nel tratto casa-ufficio.

fonte: www.automobilismo.it
 
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