Papa Giovanni Paolo II, primo Papa non italiano eletto dopo 455 anni

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NICO619
view post Posted on 6/12/2007, 13:39




Giovanni Paolo II


Giovanni Paolo II, al secolo Karol Józef Wojtyła (Wadowice, 18 maggio 1920 - Città del Vaticano, 2 aprile 2005), è stato il 264° papa della Chiesa cattolica (il 263° successore di Pietro), nonché vescovo della città di Roma e sovrano dello Stato Vaticano. Fu eletto al soglio di Pietro il 16 ottobre 1978. Il 2 aprile 2007, a conclusione della prima fase del suo processo di canonizzazione, gli è stato conferito il titolo di servo di Dio (Servus Dei Ioannes Paulus II).
Primo papa non italiano dopo 455 anni, cioè dai tempi dell'olandese Adriano VI (1522 - 1523), è stato inoltre il primo pontefice polacco, e slavo in genere, della storia.
Giovanni Paolo II intraprese sin dal principio del suo pontificato una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l'oppressione politica, ed è considerato uno degli artefici del crollo dei sistemi del socialismo reale, già controllati dall'ex Unione Sovietica. Combatté la Teologia della Liberazione, intervenendo ripetutamente in occasioni di avvicinamenti di alcuni esponenti del clero verso soggetti politici dell'area marxista. Stigmatizzò inoltre il capitalismo sfrenato e il consumismo, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa di ingiustificata sperequazione fra i popoli e, per taluni effetti, lesivi della dignità dell'uomo. Nel campo della morale, si oppose fermamente all'aborto e confermò l'approccio tradizionale della Chiesa sulla sessualità umana, sul celibato dei preti, sul sacerdozio femminile.
I suoi più di 100 viaggi in tutto il mondo videro la partecipazione di enormi folle (tra le più grandi mai riunite per eventi a carattere religioso). Con questi viaggi apostolici, Giovanni Paolo II coprì una distanza molto maggiore di quella coperta da tutti gli altri papi messi assieme. Questa grande attività di contatto (anche con le generazioni più giovani, con la creazione delle Giornate Mondiali della Gioventù) fu da molti interpretata come segno di una seria intenzione di costruire un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse, nel segno dell'ecumenismo, che era stato uno dei punti fermi del suo papato.
Sul piano dei rapporti con l'Italia, i viaggi sottolinearono l'intenzione di separare l'aspetto politico da quello religioso, come il Pontefice stesso tenne a sottolineare, due anni dopo la revisione del Concordato, nel 1986, a Forlì, ricordando che il precedente Papa a visitare quella città era stato Pio IX, in veste anche di capo di Stato: "Da allora, la situazione politica è profondamente mutata, ed è stata come tale ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa".
Papa Wojtyła beatificò e canonizzò molte più persone di ogni altro pontefice: si calcola che le persone da lui beatificate (all'11 ottobre 2003) erano 1338 e canonizzate (sempre ad ottobre 2003) circa 482, mentre i predecessori nell'arco dei quattro secoli precedenti hanno proclamato soltanto 300 santi.
Il 14 marzo 2004 il suo pontificato superò quello di Leone XIII come terzo pontificato più lungo della storia (dopo Pio IX e San Pietro).
La lunghezza del papato di Karol Wojtyła fu in marcato contrasto con quella del suo immediato predecessore, Giovanni Paolo I, che morì improvvisamente dopo soli 33 giorni di ufficio (e in memoria del quale Giovanni Paolo II scelse il proprio nome).
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Totus tuus ego sum, Maria

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Al secolo: Karol Józef Wojtyła
Nato: Wadowice, 18 maggio 1920
Elezione al pontificato: 16 ottobre 1978
Consacrazione: 22 ottobre 1978
Fine del pontificato: 2 aprile 2005
Segretario personale: Stanisław Dziwisz
Predecessore: papa Giovanni Paolo I
Successore: papa Benedetto XVI

Biografia

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Foto con la mamma Emilia Kaczorowska e Karol Wojtyla

Le origini
Karol Józef Wojtyła nacque il 18 maggio 1920 a Wadowice, nel sud della Polonia, terzo figlio di Emilia, nata Kaczorowska (1884) e di Karol Wojtyła senior (1879) ex-ufficiale dell'esercito asburgico. Da giovane veniva chiamato dagli amici e dai familiari Lolek.
Sua madre, Emilia, morì nel 1929 per insufficienza renale ed una malattia cardiaca congenita. Quando Karol, che aveva 9 anni, seppe della notizia disse: «Era la volontà di Dio». Suo fratello maggiore, Edmund, di professione medico, noto anche come Mundek, morì nel 1932 per aver contratto la scarlattina all'età di 26 anni, da un paziente. La sorella Olga, invece, era morta poco dopo la nascita nel 1914 prima ancora, dunque, che Karol nascesse. Dopo la morte della madre Emilia, suo padre, un uomo molto religioso, si impegnò con tutte le forze per poter far studiare il figlio Karol.
La sua gioventù venne segnata da un intenso rapporto con l'allora folta e viva comunità ebraica di Wadowice.
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Karol Wojtyła a dodici anni
La seconda guerra mondiale
Nel settembre del 1939 la Germania invase la Polonia e la nazione fu occupata prima dalle forze naziste e poi da quelle sovietiche. Allo scoppio della guerra, Karol e suo padre fuggirono da Cracovia verso est, insieme a migliaia di altri polacchi. Durante la marcia dovettero a volte rifugiarsi dentro delle fosse, per nascondersi dai velivoli della Luftwaffe. Dopo avere camminato per 200 chilometri seppero dell'invasione russa della Polonia e furono obbligati a ritornare a Cracovia.
Nel novembre, 184 accademici dell'Università Jagellonica furono arrestati e l'università venne chiusa. Tutti i maschi abili furono costretti a lavorare. Nel primo anno di guerra Karol lavorò come fattorino per un ristorante. Questo lavoro leggero gli permise di continuare gli studi e la carriera teatrale e di mettere in pratica atti di resistenza culturale. Intensificò inoltre lo studio del francese.
Dall'autunno del 1940 Karol lavorò per quasi quattro anni come manovale in una cava di calcare. Il padre morì nel 1941. Nel 1942, entrò nel seminario clandestino diretto dal cardinale Sapieha, arcivescovo di Cracovia.
Il 29 febbraio 1944, tornando a casa dal lavoro nella cava, fu investito da un camion tedesco, perse coscienza e passò due settimane in ospedale. Riportò un trauma cranico acuto, numerose escoriazioni e una ferita alla spalla. Secondo Testimone della Speranza, la biografia scritta da George Weigel, questo incidente e la sopravvivenza ad esso sembrarono a Wojtyła una conferma della propria vocazione religiosa.
Nell'agosto 1944 iniziò la rivolta di Varsavia e il 6 agosto, il "lunedì nero", la Gestapo perquisì la città di Cracovia deportando i giovani maschi per evitare un'analoga sollevazione. Quando la Gestapo perquisì la sua casa, Wojtyła riuscì a scampare alla deportazione nascondendosi dietro una porta e fuggì nell'Arcivescovato, dove rimase fino a guerra finita. La notte del 17 gennaio 1945 i tedeschi abbandonarono la città. I seminaristi recuperarono il vecchio seminario, ridotto in rovine.
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Casa natale di Wojtyla a Wadowice

Servizio ecclesiastico

Karol Wojtyła venne ordinato sacerdote il 1 novembre 1946 dall'arcivescovo di Cracovia, Adam Stefan Sapieha. Subito dopo egli si trasferì a Roma per proseguire gli studi teologici presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (conosciuta anche come Angelicum). Nella tesi di dottorato, che prese in esame la dottrina della fede in San Giovanni della Croce, Wojtyła pose l'accento sulla natura personale dell'incontro dell'uomo con Dio. Ritornato in Polonia nell'estate del 1948, la sua prima missione pastorale fu nel paesino di Niegowić, a venticinque chilometri da Cracovia. Nel marzo 1949 fu trasferito nella parrocchia di San Floriano a Cracovia. Insegnò etica all'Università Jagellonica della città e successivamente all'Università Cattolica di Lublino. Nel 1958 fu nominato vescovo ausiliario di Cracovia, e quattro anni dopo assunse la guida della diocesi quale vicario capitolare.
Il 30 dicembre 1963 papa Paolo VI lo nominò arcivescovo di Cracovia. Sia come vescovo prima che come arcivescovo poi Wojtyła partecipò al Concilio Vaticano II, contribuendo ai documenti per la stesura del Dignitatis Humanae e del Gaudium et Spes, due dei documenti storici più importanti ed influenti prodotti dal concilio.
Fu creato cardinale il 26 giugno 1967 da papa Paolo VI. Nell'agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI, partecipò al conclave che si concluse con l'elezione di Albino Luciani, il cardinale patriarca di Venezia, che divenne papa Giovanni Paolo I. Avendo appena 65 anni, Luciani era considerato un pontefice giovane in confronto ai suoi predecessori. Tuttavia Wojtyła, che ne aveva 58, avrebbe potuto aspettarsi di partecipare nuovamente ad un conclave prima di raggiungere gli ottant'anni (età massima per i cardinali per partecipare all'elezione del pontefice), ma certo non si aspettava che il suo secondo conclave si sarebbe tenuto così presto. Invece il 28 settembre 1978, dopo solo 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I morì. Nell'ottobre 1978 Wojtyła fece ritorno in Vaticano per prendere parte al secondo conclave in meno di due mesi.
Il secondo Conclave del 1978
Qualcuno pensa che la sua nomina, come quella del suo predecessore, fu frutto di un compromesso: il conclave infatti, secondo quanto emerso dai racconti di alcuni Cardinali, vide una netta divisione tra due candidati particolarmente forti quali il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, votato dalla parte dell'ala conservatrice, ed il cardinale Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, molto vicino a papa Giovanni Paolo I e sorretto dall'ala più riformista del Collegio dei Cardinali. Sembra che nei primi ballottaggi Benelli arrivò a nove voti dall'elezione ma tuttavia Wojtyła, in parte grazie al supporto ottenuto da cardinali come Franz König ed altri che avevano precedentemente appoggiato Siri, venne eletto con il grande stupore di tutto il mondo. Il 16 ottobre 1978, all'età di 58 anni, Wojtyła succedette a papa Giovanni Paolo I.
L'annuncio della sua elezione (l'Habemus papam) fu dato alle ore 18:45 dal cardinale Pericle Felici. Pochi minuti più tardi il nuovo papa si presentò alla folla riunita in piazza San Pietro, affacciandosi dalla loggia che sovrasta l'ingresso della basilica. Nel suo breve discorso egli si definì come «il nuovo Papa chiamato da molto lontano» e superò subito le diffidenze degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice straniero, dicendo «se mi sbaglio mi corrigerete!», frase rimasta famosa e che provocò l'applauso dei presenti. Al termine egli impartì la prima benedizione Urbi et Orbi che fu trasmessa in mondovisione.
Il giorno seguente il nuovo Pontefice celebrò la messa insieme al Collegio cardinalizio nella Cappella Sistina e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero Petrino, quale 263° successore dell'Apostolo Pietro.
Papa Giovanni Paolo II volle iniziare il suo pontificato con il rendere omaggio ai due Patroni d'Italia e così il 5 novembre 1978 visitò Assisi, per venerare San Francesco, e successivamente si recò anche alla basilica di Santa Maria sopra Minerva in Roma, per venerare la tomba di Santa Caterina da Siena. Il 12 novembre Giovanni Paolo II prese possesso, come vescovo di Roma, della cattedra di San Giovanni in Laterano e il 5 dicembre compie la prima visita alle parrocchie della Diocesi di Roma iniziando con San Francesco Saverio nel quartiere della Garbatella.
Da notare che in Italia il cognome di Giovanni Paolo II viene solitamente scritto come Wojtyla.
L'attentato subìto
Il 13 maggio 1981 subì un attentato quasi mortale da parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in piazza San Pietro, pochi minuti dopo che egli era entrato nella piazza per un'udienza generale, colpendolo all'addome. Wojtyła fu presto soccorso e sopravvisse. Dopo l'attentato fu sottoposto ad un intervento di 5 ore e 30 minuti.
Due giorni dopo il Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono da soli per lungo tempo e la loro conversazione è rimasta ancora oggi privata. Il Papa disse poi dell'incontro: «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui». L'attentatore venne in seguito condannato all'ergastolo dalla giustizia italiana per attentato a Capo di Stato estero. Nel 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concesse la grazia: Ali Ağca, estradato dall'Italia, fu condotto nel carcere di massima sicurezza di Kartal (Turchia), nel quale stava scontando la pena di dieci anni di reclusione per l'assassinio del giornalista Abdu Ipekci, avvenuto nel 1979.
Ali Ağca non ha mai voluto rivelare in modo chiaro la verità e ha ripetutamente cambiato versione sulla dinamica della preparazione dell'attentato, a volte suggerendo di aver avuto aiuti dall'interno del Vaticano. I documenti analizzati dalla commissione Mitrokhin dimostrerebbero che l'attentato fu progettato dal KGB in collaborazione con la polizia della Germania Orientale (Stasi) e con l'appoggio di un gruppo terroristico bulgaro a Roma, che a sua volta si sarebbe rivolto ad un gruppo turco radicale, i lupi grigi. Una relazione di minoranza della stessa commissione negò questa tesi; tuttavia, altri documenti scoperti negli archivi sovietici e resi pubblici nel marzo 2005 supportano la tesi che l'attentato sia stato commissionato dall'Unione Sovietica.
Le motivazioni che avrebbero portato l'URSS a preparare l'attentato non sono state chiarite; probabilmente, l'Unione Sovietica temeva l'influenza che un Papa polacco poteva avere sulla stabilità dei loro Paesi satelliti dell'Europa Orientale, in special modo la Polonia[citazione necessaria]. Tutte queste informazioni vanno considerate alla stregua di ipotesi, perché ad oggi non sono state comprovate le circostanze e le motivazioni dell'attentato.
Un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede analizza l'attentato, mettendolo in relazione con l'ultimo dei Segreti di Fatima.
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Madonna di Fatima
L'attentato è avvenuto nel giorno della ricorrenza della prima apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima e Giovanni Paolo II, convinto che fu la mano della Madonna a deviare quel colpo e a salvargli la vita, volle che il bossolo del proiettile fosse incastonato nella corona della statua della Vergine a Fatima.
Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne il 12 maggio 1982 a Fatima: un uomo tentò di colpire il papa con una baionetta, ma fu fermato dalla sicurezza. L'uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il papa un "agente di Mosca". Fu condannato a sei anni di prigione e, quindi, espulso dal Portogallo.
Curiosamente, Padre Pio da Pietrelcina aveva predetto che il suo pontificato sarebbe stato breve e sarebbe finito nel sangue. Il papa, al contrario, si spense serenamente nel suo appartamento dopo uno dei pontificati più lunghi nella storia della Chiesa cattolica.
image 13 maggio 1981, ore 17.22: Mehmet Ali Ağca attenta alla vita di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro.
I problemi di salute
Essendo il più giovane papa eletto dai tempi di papa Pio IX nel 1846 (eletto papa a 54 anni), Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in ottima salute. Era un uomo relativamente giovane che, diversamente dai suoi predecessori, faceva abitualmente escursioni, nuotava e sciava. Tuttavia, dopo oltre venticinque anni sul seggio papale, un attentato ed un gran numero di traumi fisici, la sua salute cominciò a declinare. Fu vittima di un tumore al colon che gli venne rimosso nel 1992, si slogò una spalla nel 1993, si ruppe il femore nel 1994 e subì l'appendicectomia nel 1996.
Nel 2001 venne stabilito nel corso di una visita ortopedica che, come alcuni osservatori internazionali sospettavano da tempo, Giovanni Paolo II soffriva del morbo di Parkinson. Ciò venne ufficialmente confermato dal Vaticano nel 2003. Oltre all'evidente tremore alla mano, cominciò a pronunciare con difficoltà più frasi di seguito, e vennero notati anche alcuni problemi uditivi. Soffriva anche di un'artrosi acuta al ginocchio destro, che aveva sviluppato in seguito all'applicazione di una protesi, per cui camminava molto raramente in pubblico. Nonostante questi disagi, continuò a girare il mondo. Disse di accettare la volontà di Dio che lo faceva Papa, e così rimase determinato a rimanere in carica fino alla morte, o finché non sarebbe diventato mentalmente inabile in maniera irreversibile. Coloro che lo hanno incontrato dicono che, sebbene provato fisicamente, sia sempre stato perfettamente lucido.
Nel settembre 2003, il cardinale Joseph Ratzinger, spesso considerato la «mano destra» del Santo Padre, disse «dovremmo pregare per il Papa», sollevando serie preoccupazioni circa lo stato di salute del Pontefice.
image Giovanni Paolo II con Sandro Pertini sull'Adamello
Morte
Il 1° febbraio 2005 fu ricoverato all'Ospedale Gemelli di Roma fino al 10 febbraio; successivamente fu costretto a saltare gran parte degli impegni previsti per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 27 marzo, giorno di Pasqua, apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Il cardinale Angelo Sodano lesse il messaggio Urbi et Orbi quando il Papa benedisse la folla di mano sua. Tentò di parlare ma non vi riuscì.
Il 30 marzo, mercoledì, il Papa apparve alla finestra su piazza San Pietro per poco tempo. Tentò inutilmente di parlare. Fu l'ultima volta che si mostrò in pubblico prima di morire.
Morì il 2 aprile 2005 alle ore 21,57 dopo due giorni dal peggioramento del suo stato di salute a causa di un'infezione dell'apparato urinario.
I funerali ebbero luogo sei giorni dopo, venerdì 8 aprile 2005, in piazza San Pietro con la partecipazione di un altissimo numero di capi di stato e di governo (più di 200 delegazioni ufficiali) oltre ai rappresentanti di tutte le religioni. Si è stimato che il rito sia stato seguito direttamente da 250.000-300.000 persone che affollavano la piazza e l'antistante via della Conciliazione, e, tramite maxischermi, da almeno 2 milioni di persone riunite a Tor Vergata e nelle piazze di Roma. L'eccezionalità dell'evento fu sottolineata in quei giorni da diversi commentatori, e il rito funebre fu trasmesso in diretta in mondovisione dalla RAI a reti unificate totalizzando, in Italia, quasi 15 milioni di spettatori e uno share del 90%..
L'afflusso di pellegrini a Roma nei giorni precedenti al funerale fu particolarmente intenso e sono state stimate tra i 2 e i 5 milioni di presenze totali. Furono allestite velocemente dalla Protezione Civile, tendopoli e ospedali da campo e furono posizionati nelle piazze cittadine, dal comune di Roma, ventisette maxischermi. La Protezione Civile prevedendo un afflusso straordinario a Roma, inviò, nei giorni precedenti, su scala nazionale a tutti i telefoni cellulari, alcuni SMS che fornivano informazioni sulle condizioni climatiche, i dati d'afflusso, e invitavano i "partecipanti" a seguire l'evento tramite maxischermo poiché piazza San Pietro era divenuta inaccessibile già dal 6 aprile.
image Il corpo di Giovanni Paolo II.
image Il Presidente USA Bush con la moglie e i suoi predecessori Clinton e Bush padre inginocchiati davanti al corpo del Papa
Successione
Subito dopo la morte di papa Giovanni Paolo II è iniziato il periodo di sede vacante ed il processo di successione. Il suo Anello del Pescatore ed il sigillo sono stati distrutti dal cardinale camerlengo, Eduardo Martínez Somalo, a significare la fine della sua autorità papale. L'appartamento papale è stato sigillato ed è iniziato il cerimoniale di nove giorni di esequie. Il corpo di Giovanni Paolo II è stato esposto fino al suo funerale che si è tenuto venerdì 8 aprile.

Dopo l'elezione di Benedetto XVI l'appartamento è stato dissigillato, per consentire al nuovo Papa di prenderne possesso.

image La tomba di Giovanni Paolo II situata in Vaticano
Processo di Beatificazione
Il 28 aprile successivo alla morte, il papa Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l'inizio della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal cardinale Camillo Ruini, vicario generale per la Diocesi di Roma.
Il 2 Aprile 2007 a due anni dalla morte, nella basilica di San Giovanni in Laterano in Roma, il cardinale Camillo Ruini ha dichiarato conclusa la prima fase diocesana del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, consegnando le risultanze alla Congregazione per le Cause dei Santi. Tale atto è avvenuto attraverso un iter giuridico-procedurale durante il quale sono stati letti in latino i verbali per il passaggio dei documenti, i quali riguardano la deposizione di 130 testimoni a favore e contro la beatificazione, nonché le conclusioni di teologi e storici a riguardo.
Il Pontificato
Sull'onda del processo di rinnovamento ecclesiastico avviato dal Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II fece meno - come il suo predecessore - di parte della simbologia e del cerimoniale tradizionale al fine di rendere il suo pontificato meno simile ad un vero e proprio regno. Decise, pertanto, di non usare il pluralis maiestatis, riferendosi a sé stesso con «Io» al posto di «Noi», e optò per una semplice messa di inaugurazione, al posto della tradizionale cerimonia di incoronazione papale. Il suo stemma sarà l'ultimo a adottare la tiara (o triregno), un copricapo extra-liturgico adottato dai papi all'inizio del XIV secolo e visto spesso come un simbolo di potere terreno e di ricchezza, ma egli non la indosserà mai sostituendola con la mitria.
Nell'omelia di inizio pontificato si soffermò anche sulla simbologia delle tre corone della tiara interpretandole, innovativamente, come la triplice missione di Cristo di "sacerdote, profeta-maestro e re".
Il suo pontificato è stato caratterizzato da una intensa attività pastorale che lo ha portato in ogni parte del mondo. Ha operato per la difesa della pace e per migliorare le relazioni con le altre religioni, in primo luogo con anglicani ed ortodossi.
Nei confronti degli ebrei, ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Israele ed ha chiesto perdono per le mancanze e i peccati dei cristiani verso i "fratelli maggiori" nel corso dei secoli.
Wojtyła ha avuto anche una grande attenzione ai temi sociali. Ha scritto due encicliche sulle distorsioni delle dottrine capitaliste e comuniste: la Laborem Exercens (14 settembre 1981) e la Centesimus Annus (1 maggio 1991), nel centenario della Rerum Novarum di papa Leone XIII.
Ha richiesto più volte a tutti gli stati di rispettare la libertà religiosa dei propri cittadini, il suo primo pronunciamento in tale senso è stata una lettera al segretario delle Nazioni Unite Kurt Waldheim il 2 dicembre 1978 in occasione del trentesimo anniversario della firma della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948.
Nel 1982 ha elevato l'Opus Dei al rango di prelatura personale.
Nel 1983 promulgò la nuova versione del Codice di diritto canonico, riformando l'edizione del 1917 che aveva promulgato Benedetto XV.
Il 2 dicembre 1984 confermò la prassi del sacramento della confessione condannando la pratica della confessione comunitaria.
Con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus del 1988 stabilì l'organizzazione della Curia Romana ed i compiti dei vari dicasteri.
Nel 1989 respinse le richieste di 163 teologi e teologhe riunite nel documento chiamato Dichiarazione di Colonia in cui essi affermavano che non sarebbe dovuta obbedienza alla Santa Sede su alcune particolari questioni di fede (soprattutto riguardo ai temi della Humanae Vitae) e che sarebbe necessaria una consultazione popolare per l'elezione dei vescovi.
Il 15 agosto 1990 nella costituzione apostolica Ex corde ecclesiae stabilì alcune regole per le Università cattoliche, tra cui il requisito per i docenti dell'approvazione del proprio vescovo.
Il 22 ottobre 1993 confermò la regola del celibato sacerdotale nella Chiesa latina, affermando che «bisogna ardire, mai ripiegare».
L'11 febbraio 1997, su indicazione del cardinale Camillo Ruini, nominò Antonio Buoncristiani come delegato ad «esercitare tutte le funzioni spettanti normalmente sia al Superiore generale che al Superiore provinciale» nella Società San Paolo, e quindi nella direzione della casa editrice delle Edizioni Paoline e di tutti i periodici da esse gestiti, tra cui Famiglia Cristiana. La vicenda portò alle dimissioni dell'allora direttore Leonardo Zega.
Con il motu proprio Ad tuendam fidem del 1998 chiarì il significato della «professione di fede del 1989» che stabilisce la necessità per i teologi cattolici di aderire alle «verità» proclamate dal Magistero «in modo definitivo» anche quando queste non siano stabilite come dogma.
Sempre nello stesso anno, con il motu proprio Apostolos suos del 21 maggio chiarì i limiti delle Conferenze episcopali.
Il Pontefice ribadì ripetutamente la dignità dell'uomo e il diritto alla vita, come fondamento di tutte le posizioni assunte in tema di morale. Ogni individuo è «unico e irripetibile» ed ogni persona in quanto è ad «immagine e somiglianza di Dio» ha una dignità che non è acquisita con meriti, ma è data fin dalla nascita. Il diritto naturale secondo san Tommaso discende dal diritto divino, da un volere del creatore che ha imposto tali leggi alla natura creata. La vita è un diritto in quanto dono di Dio, il Solo che può darla e toglierla. Il diritto alla vita è per il pontefice il fondamento di ogni altro diritto: della persona, e dell'esistenza di una giustizia e di un sistema di diritti a suo riguardo.
Dati, opere e documenti del Pontificato
Durante il suo pontificato ha scritto 14 encicliche, proclamato ben 482 santi e percorso 1.163.865 chilometri in aereo; il suo è stato il 3° pontificato più lungo della storia
Le sue idee sui temi internazionali
Il tema della «cultura della morte»
Il 10 gennaio 2005, durante il messaggio ai diplomatici presso la Santa Sede, antepose a tutti i problemi dell'umanità, compresa la fame, il tema della «sfida della vita» contro quella che definì come «cultura della morte», rappresentata da aborto, fecondazione artificiale, clonazione, eutanasia, unioni civili e matrimoni omosessuali, dichiarando che «lo Stato ha come suo compito primario proprio la tutela e la promozione della vita umana».

Il tema della «cultura della morte» e la condanna di essa ricorre in numerosi pronunciamenti di Giovanni Paolo II.
Aborto
La sua dottrina ha difeso fortemente la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Questa posizione è stata per qualcuno di stampo conservatore, mentre altri l'hanno considerata un baluardo nella difesa dei più deboli e della vita.
Nell'enciclica Evangelium vitae del 25 marzo 1995 definì «democrazie totalitarie» gli stati democratici che consentono l'interruzione volontaria di gravidanza.
Omosessualità
Il giorno dopo il gay pride tenutosi a Roma durante il Giubileo, durante l'Angelus espresse «amarezza per l'affronto recato al grande Giubileo dell'anno Duemila e per l'offesa ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo».
Il 25 gennaio 2003 con un decreto della Congregazione per la dottrina della fede esplicitamente voluto «dal sommo Pontefice Giovanni Paolo II, con suprema ed inappellabile decisione senza alcuna possibilità di appello» ordina la dimissione dallo stato clericale di Franco Barbero, della Comunità ecclesiale di base di Pinerolo che aveva simbolicamente benedetto alcuni matrimoni omosessuali.
Ordinazione femminile
Si è espresso contro l'ordinazione al sacerdozio di donne. Nel 1979, in risposta ad un rappresentante delle suore degli Stati Uniti, disse:
« la fedeltà a Cristo, soprattutto nella vita religiosa, non può essere mai separata dalla fedeltà alla Chiesa [...] non è da sottovalutare il fatto che la vostra consacrazione a Dio deve manifestarsi nel segno esteriore permanente di un semplice e idoneo abito religioso. »
(Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alle religiose di Washington )
Tale posizione fu ribadita con la lettera apostolica Mulieris dignitatem[14] il 15 agosto 1988 e successivamente il 22 maggio 1994 nella lettera Ordinatio sacerdotalis:
« [il papa] in virtù del [suo] ministero di confermare i fratelli [dichiara che] la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale, e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli » (Ordinatio Sacerdotalis, 3[15])
Sull'ipotesi che per tale pronunciamento si fosse avvalso dell'infallibilità papale intervenne dapprima la Congregazione per la Dottrina della Fede, con il suo Responsum in data 28 ottobre 1995, a firma dell'allora prefetto, cardinale Joseph Ratzinger. In questo documento si afferma che la suddetta dottrina «proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale», è proposta dalla Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis con una dichiarazione formale e deve essere considerata come appartenente al deposito della fede. In seguito lo stesso Giovanni Paolo II, nel discorso ai vescovi tedeschi del 20 novembre 1999 (n. 10), affermò: «l'insegnamento sul sacerdozio riservato agli uomini riveste il carattere di quella infallibilità che è legata al Magistero ordinario e universale della Chiesa».
Celibato del clero
Come il suo predecessore Paolo VI, anche Giovanni Paolo II intervenne più volte in difesa del celibato ecclesiastico, dichiarando che mantenerlo sarebbe stato positiva soluzione al calo delle vocazioni. Tra i motivi elencati in favore del celibato, Giovanni Paolo II citò il maggior tempo da dedicare alla parrocchia/comunità, e il fatto che il sacerdote debba non pensare ai beni terreni (contrariamente a quello che è il giusto comportamento di un padre verso il figlio).
Divorzio
Ha confermato la posizione della Chiesa contraria all'ammissione di cattolici divorziati al sacramento dell'eucaristia nell'esortazione apostolica Familiaris consortio del 22 novembre 1982.
Il 22 novembre 2001 ha nuovamente espresso tale posizione ai presuli dell'Oceania, dopo che erano stati sollevati dei dubbi durante il Sinodo per l'Oceania tenutosi a Roma nel 1998 e nell'enciclica Ecclesia de Eucharistiadel 2003.
L'incontro con Padre Pio
Nel 1948 la posizione di Padre Pio in seno alla Chiesa non era ancora giunta al suo punto critico: Pio XII era un estimatore del «frate con le stigmate» e al suo arrivo sul soglio di Pietro, nel 1939, aveva ordinato al Sant'Uffizio di «lasciare in pace Padre Pio». Il religioso era stato già in contrasto con il Sant'Uffizio: a partire dal maggio 1923, questo aveva emanato cinque decreti contro di lui e altri documenti ufficiali che sconfessavano la «soprannaturalità» dei fenomeni mistici che gli venivano attribuiti, in particolare le stigmate.
In quel periodo, quindi, il clero di tutto il mondo sapeva che, ufficialmente, la Chiesa aveva preso le distanze da quel religioso e aveva invitato tutti a non frequentarlo. Ciò malgrado, Wojtyła volle conoscerlo. Ad aprile del 1948, durante le vacanze di Pasqua, partì per il Gargano con un seminarista suo connazionale e si trattenne qualche giorno nel paese in cui viveva Padre Pio. Le cronache registrano che ebbe vari incontri con il frate e che andò a confessarsi da lui. Nel novembre 1962 quando Wojtyła, già vescovo, era di nuovo a Roma per il Concilio, inviò una lettera a Padre Pio chiedendogli l'intercessione per la salute di una sua amica affetta da una grave neoplasia. La signora guarì, a detta dei medici stessi, in modo prodigioso. Il carteggio epistolare di tale evento (che comprende anche una lettera di ringraziamento spedita 11 giorni dopo la prima) è conservato come testimonianza.
Wojtyła dimostrò sempre grande considerazione per il frate di Pietrelcina; fu proprio durante il suo pontificato che il frate fu prima beatificato (2 maggio 1999) e poi canonizzato (16 giugno 2002).
image Papa Giovanni Paolo II negli USA parla dopo essere stato insignito della Medal of Freedom nel giugno 2004
size=7]Relazioni con le altre religioni[/size]
Papa Giovanni Paolo II ha viaggiato estesamente ed è entrato in contatto con molte diverse fedi. Tuttavia non ha mai cessato di trovare un terreno comune, dottrinale o dogmatico che fosse. Ha stabilito contatti con Israele, pregando al Muro del pianto a Gerusalemme. Inoltre è stato il primo pontefice romano dopo san Pietro a pregare in una sinagoga visitando il 13 aprile 1986 la sinagoga di Roma. Il Dalai Lama, guida spirituale del Buddhismo tibetano ha avuto otto incontri con Giovanni Paolo II, più di ogni altro singolo dignitario. Il Papa e il Dalai Lama spesso hanno condiviso opinioni simili e simili situazioni difficili, in quanto entrambi provenivano da popolazioni che hanno sofferto sotto il comunismo.
Relazioni con il popolo ebraico
Giovanni Paolo II ha scritto e parlato molto sull'argomento delle relazioni della Chiesa con gli ebrei, ed ha spesso reso omaggio alle vittime dell'olocausto in molte nazioni. È stato il primo papa ad aver visitato il campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, nel 1979. Uno dei pochi papi ad essere cresciuto in un clima di fiorente cultura ebraica, che era tra le componenti chiave della Cracovia dell'epoca pre-bellica, il suo interesse per la cultura ebraica risaliva alla prima gioventù. La sua visita alla Sinagoga di Roma fu la prima da parte di un papa nella storia della Chiesa cattolica.
Nel marzo 2000, papa Giovanni Paolo II si recò nel memoriale dell'olocausto di Yad Vashem in Israele e toccò il Muro occidentale di Gerusalemme, uno dei luoghi più sacri del popolo ebraico, promuovendo la riconciliazione tra cristiani ed ebrei.
La Lega Anti-Diffamazione ha recentemente dichiarato: «La Lega Anti-Diffamazione si congratula con papa Giovanni Paolo II in occasione del 25° anniversario del suo pontificato. Il suo profondo impegno nella riconciliazione tra la Chiesa cattolica ed il popolo ebraico è stato fondamentale per il suo pontificato. Gli ebrei di tutto il mondo sono profondamente grati al Papa. Egli ha sempre difeso il popolo ebraico, come sacerdote nella sua natia Polonia e durante il suo pontificato... Preghiamo che rimanga in salute per molti anni a venire, e che ottenga molto successo nella sua opera santa e che le relazioni tra cattolici ed ebrei continuino a prosperare».
Nel febbraio 2005, l'agenzia Reuters pubblicò estratti dal nuovo libro del pontefice, il suo quinto, Memoria e identità. In esso, il Papa sembra comparare l'aborto all'olocausto, dicendo: «C'è ancora, tuttavia uno sterminio legale di esseri umani che sono stati concepiti ma non sono ancora nati. E questa volta stiamo parlando di uno sterminio che è stato permesso da, niente di meno, parlamenti scelti democraticamente dove normalmente si sentono appelli per il progresso civile della società e di tutta l'umanità». Un dirigente del Consiglio centrale ebraico tedesco definì il confronto inaccettabile. Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mise da parte le sue cariche, dicendo che il papa «non stava provando a mettere l'olocausto e l'aborto sullo stesso piano» ma soltanto stava avvertendo che la malvagità alligna dappertutto, «anche nei sistemi politici liberali».
Relazioni con le altre chiese cristiane
Nel 2003, durante la «settimana di preghiera per l'unità dei cristiani» dichiarò che il primato di Pietro è il garante dell'unità dei cristiani; nell'enciclica Ecclesia de Eucharistia ha riaffermato la dottrina della transustanziazione stabilita nel concilio di Trento vietando la partecipazione di fedeli protestanti alla comunione durante la celebrazione eucaristica e degli stessi cattolici al rito della cena delle chiese riformate.
Relazioni con la Chiesa Ortodossa Orientale
Nel maggio 1999, Giovanni Paolo II visitò la Romania. Era la prima volta che un papa visitava una nazione principalmente cristiana ortodossa dopo il Grande Scisma d'Oriente, che aveva visto staccarsi dalla Chiesa cristiana la comunità che volle chiamarsi "ortodossa" nel 1054. La visita nasceva in accoglimento di un invito rivolto da Teotisto, patriarca e capo spirituale della Chiesa ortodossa rumena. All'arrivo, il papa fu accolto dal patriarca e dal capo di stato romeno, allora Emil Constantinescu. Il Patriarca sottolineò che «il secondo millennio della storia cristiana era cominciato con una dolorosa ferita all'unità della Chiesa; la fine di quel millennio assisteva ad un concreto sforzo per ripristinare la cristiana unità».
Domenica 9 marzo il Papa e il Patriarca assistettero ciascuno ad una celebrazione condotta dall'altro (una liturgia ortodossa e una messa cattolica, rispettivamente). Una folla di migliaia di persone si radunò ad assistere alle celebrazioni, tenute all'aperto. Il Papa disse alla folla «Sono qui tra di voi spinto soltanto dal desiderio di autentica unità. Non molto tempo fa era impensabile che il Vescovo di Roma potesse visitare i suoi fratelli e sorelle di fede che vivono in Romania. Oggi, dopo un lungo inverno di sofferenza e persecuzione, possiamo infine scambiarci il bacio della pace e lodare insieme il Signore». Una larga parte della popolazione ortodossa romena si è mostrata favorevole all'idea della riunificazione cristiana.
image Papa i Brasile
Due anni dopo, nel 2001, papa Wojtyła fu il primo pontefice a visitare la Grecia dopo 1.291 anni. La visita non fu serena, il papa fu accolto da manifestazioni ostili e fu snobbato dai vertici della Chiesa ortodossa, che non inviò nessun suo esponente ad accoglierlo all'arrivo.
Ad Atene il Papa si incontrò con l'arcivescovo Christodoulos, capo della chiesa ortodossa di Grecia. Dopo un incontro privato di 30 minuti, i due parlarono pubblicamente. Christodoulos lesse una lista di «13 offese» della Chiesa cattolica romana nei confronti della Chiesa Ortodossa dai tempi del Grande Scisma, inclusi il sacco di Costantinopoli ad opera dei crociati nel 1204, e lamentò la mancanza di qualsiasi scusa da parte della Chiesa cattolica, affermando «Fino ad ora non si è udita una sola richiesta di perdono» per i «furiosi crociati del 13° secolo».
Wojtyła rispose dicendo «Per le occasioni passate e le presenti, qualora i figli e le figlie della Chiesa cattolica abbiano peccato in azioni od omissioni contro i loro fratelli e sorelle ortodossi, che il Signore ci accordi il perdono», al che Christodoulos immediatamente applaudì. Giovanni Paolo II aggiunse che il saccheggio di Costantinopoli era una fonte di «profondo rincrescimento» per i cattolici.
In seguito, Wojtyła e Christodoulos si incontrarono in un luogo dove san Paolo aveva una volta predicato ai cristiani ateniesi. Essi resero pubblica una dichiarazione comune che diceva «Noi faremo tutto ciò che è in nostro potere perché le radici cristiane dell'Europa e la sua anima cristiana siano preservate … Condanniamo ogni ricorso alla violenza, proselitismo e fanatismo nel nome della religione». Le due guide pronunciarono poi il Padre Nostro insieme, rompendo il tabù ortodosso contrario alla preghiera coi cattolici. Tuttavia, durante la visita il Papa evitò ogni accenno a Cipro, ancora fonte di tensione tra le due fedi.
Giovanni Paolo II visitò altre aree a maggioranza religiosa ortodossa, come l'Ucraina, nonostante non sempre accoltovi calorosamente, ed affermò che la fine dello Scisma sarebbe stato uno dei suoi desideri più profondi.
Nell'enciclica Fides et Ratio del 14 settembre 1998, rivolta ai vescovi della Chiesa Cattolica circa i rapprti tra fede e ragione, definì «significativo» il cammino di «ricerca filosofica», accanto ad alcuni autori occidentali, condotto dai pensatori religiosi russi V.L. Lossky e P.J. Čaadaev, P.A. Florenskij, V.L. Solov'ëv.
image Papa Giovanni Paolo II nella Sinagoga di Roma, 13 aprile 1986
Curiosità
Secondo un articolo del New York Post del 19 febbraio 2002, Giovanni Paolo II ha personalmente eseguito tre esorcismi durante il suo pontificato. Il primo esorcismo fu fatto nel 1982 su una donna che si contorceva a terra. Il secondo fu nel 2000, quando eseguì il rito su una diciannovenne che dette in escandescenze in piazza San Pietro. Un anno dopo, a quanto scrive il quotidiano, nel settembre 2001, esorcizzò una donna ventiduenne.
Giovanni Paolo II è stato il primo papa della storia ad essere protagonista di un cartone animato, intitolato Wojtyla, 2001, cartoon apprezzato dallo stesso Pontefice tanto da ricevere in udienza nel 2003 il suo autore, Mario Verger.
Nel 2004 ricevette un Premio Carlomagno straordinario da parte della città di Aachen, in Germania.
Anche se è difficile provare che abbia canonizzato più santi di tutti i suoi predecessori, poiché i documenti relativi a molte delle prime canonizzazioni sono incompleti, mancanti o poco accurati: è noto che l'abolizione, da parte sua, dell'ufficio di Promotor Fidei (Promotore delle Fede, noto anche come avvocato del Diavolo) ha reso più scorrevole il processo di canonizzazione. È comunque significativa l'assoluta discontinuità con tutti i suoi predecessori più prossimi: si calcola che fino all'ottobre 2004, abbia beatificato ben 1.340 cristiani.
Lo chiamarono l'atleta di Dio, e atleta Giovanni Paolo II lo fu davvero: appassionato scalatore e nuotatore, oltre che abile sciatore, ha sempre amato praticare gli sport finché la salute glielo ha permesso. In nome della sua passione per il calcio in età giovanile, quando giocava nel ruolo di portiere, fu insignito della nomina di membro onorario del Futbol Club Barcelona nel 1982 e dell'FC Schalke 04.
Sono state annotate più di un centinaio di uscite segrete dal Vaticano per trascorre momenti di vacanza; frequenti soprattuto le visite sui vicini monti dell'Abruzzo dove, il suo segretario dichiara, «era come se riprendesse le forze».
L'unica auto mai appartenuta a Giovanni Paolo II, una Ford Escort celestina del 1975, auto con la quale aveva percorso più di 100.000 km prima dell'elezione al soglio di Pietro, è stata più volte venduta in aste internazionali ed è tuttora valutata dai 3 ai 5 milioni di dollari. L'auto era stata inizialmente fatta mettere all'asta da Wojtyła stesso per accumulare fondi per le missioni apostoliche e così venne affidata all'agenzia Kurse. L'ultimo proprietario, un avvocato collezionista di auto di Houston se la è aggiudicata per 680.000$.
Papa Giovanni Paolo II per i suoi molteplici viaggi è stato insignito del riconoscimento di Globetrotter onorario dopo l'udienza del novembre 2000 quando ricevette gli Harlem Globetrotters.
Giovanni Paolo II è stato inserito tra le 10 persone del XX secolo più ammirate del mondo secondo la classifica Citizen stilata dalla società Gallup.
Una popolare credenza attribuisce a Giovanni Paolo II la creazione in gioventù di un intricato problema scacchistico che pubblicò nel 1946 ma probabilmente la storia fu un'invenzione di Tomasz Lissowski.
A Introd (Valle d'Aosta) è sorto il "Museo Giovanni Paolo II" per ricordo a tutte le sue vacanze estive trascorse nella località.
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Luigi Accattoli. Io ho avuto paura a ricevere questa nomina. Ritratto di Papa Wojtyla in parole e immagini. Torino, Edizioni Sei, 1993.
Luigi Accattoli. Quando il Papa chiede perdono. Milano, Mondadori, 1997.
Luigi Accattoli. Karol Wojtyla. L'uomo di fine millennio. Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1998.
Luigi Accattoli. Chiamatemi Karol. Milano, Mondadori, 1999.
Papa Benedetto XVI. Giovanni Paolo II - Il mio amato predecessore. Libreria Editrice Vaticana, 2007.
Domenico Del Rio. I fioretti di Papa Wojtyla. Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna, 1999.
Stanislaw Dziwisz; Czeslaw Drazek; Renato Buzzonetti; Angelo Comastri. Lasciatemi andare. La forza nella debolezza di Giovanni Paolo II. Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2006.
Stanislao Dziwisz; Gian Franco Svidercoschi. Una vita con Karol. Rcs Libri e Libreria Editrice Vaticana, 2007. ISBN 8817015660.
Antonio Fronte, Le Encicliche di Giovanni Paolo II: Motivazioni Storico-Antropologiche, Catania 2003.
Jonathan Kwitny. L'uomo del secolo. Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2002.
Giovanni Reale. Karol Wojtyla. Un pellegrino dell'assoluto. Milano, Bompiani, 2005.
Alceste Santini. L'eredità di Papa Wojtyla. Le sfide ancore aperte del Papa che ha sconfitto il comunismo. Milano, Boroli Editore, 2004.
Alceste Santini. Giovanni Paolo II. I viaggi nel mondo. In cammino per la pace. Milano, Edizioni De Agostini, 2004.
Piero Schiavazzi (a cura di). Andate in tutto il mondo. I vaticanisti italiani raccontano Giovanni Paolo II. Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna, 2004.
Andrea Tornielli. I miracoli di Papa Wojtyla. Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2005.
George Weigel. Testimone della speranza. La vita di Giovanni Paolo II. Milano, Mondadori, 2005.
Giancarlo Zizola. L'altro Wojtyla. Riforma, restaurazione e sfide del millennio. Milano, Edizioni Sperling & Kupfer, 2005.
Bibliografia critica
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Carlo Cardìa. Karol Wojtyla. Vittoria e tramonto. Donzelli, 1994.
Filippo Gentiloni. Karol Wojtyla. Nel segno della contraddizione. Baldini & Castoldi, 1996.
Mario Alighiero Manacorda e Giovanni Franzoni. Le ombre di Wojtyla. Editori Riuniti, 1999.
Luigi Sandri. L'ultimo papa re. Datanews, 1996.
Discepoli di verità. All'ombra del Papa infermo. Milano, Kaos Edizioni, 2001
Documenti e foto presi da qui


grazie patatina per l'aiuto :wub: :wub: :wub:



Edited by NICO619 - 6/12/2007, 14:05
 
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