Una sera in famiglia, racconti dal web di Angelo Rosso

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view post Posted on 6/1/2008, 00:56




Il portone. Il suo passo per le scale. La chiave nella porta. Lei corre ad accoglierlo al rientro dal lavoro, come ogni giorno. Trepidante lo guarda entrare e togliersi il cappotto, posare la borsa, le si avvicina e la bacia in fronte: che dolce, che bello! che bello nuda ed inginocchiata aprirgli i pantaloni, estrarre il suo membro e dolcemente farselo scivolare tra le labbra, ancora piccolo. Carezzarlo con la lingua e sentirlo crescere mentre lui geme, infine caldo e immenso contro il palato, le guance. Ora muove la bocca lentamente, teme le sfugga. Lui piega le gambe: è vicino! Glielo spinge in fondo, in gola, tenendole la testa. Lei poco si ritrae, teme il rigetto e mai vorrebbe mancargli così di rispetto, lui finalmente esplode inondandole la bocca di caldo seme. Lei deglutisce una due volte, lui si rilassa e ritrova l'equilibrio. Lei non vorrebbe lasciarlo ancora, ma lui si ritira. La donna richiude i pantaloni, non senza aver prima asciugato con le labbra il glande e concesso un ultimo bacino al pene, lui la fa alzare, sollevandola dal mento. La bacia sulle labbra ancora umide e la abbraccia vigorosamente. Lei si abbandona alla stretta.

-Bentornato amore mio! Grazie!.

- Preparati tesoro! Stasera dobbiamo passare da tua madre e poi andiamo a cena fuori.

- Cosa vuoi che mi metta?

- Lo sai cosa mi piace, ma sai anche che non mi va di dirti come vestire; che voglio tu sia libera di decidere.

Lei apre l'armadio, ha già deciso: una gonna con spacco anteriore ed un maglioncino morbido ed aderente, sotto autoreggenti e bustier , infine il pezzo forte: un paio di morbidi lunghi neri cuissard .

Le piace vestirsi così davanti a sua madre per vari motivi: innanzi tutto perché, nella sua bigotta severità, lei non glielo avrebbe mai permesso; inoltre perché sono quasi tutti doni che le ha fatto lui, omaggi alla sua femminilità a lungo repressa.

- Sono pronta! Che ne dici?

-Splendida – la bacia – Girati e chiudi gli occhi!

Lei si volta e lui le chiude una collana a stringigola con maglie larghe e piatte in acciaio e un brillantino in mezzo.

- Ora sei perfetta! Apri gli occhi!

- È bellissima! Non dovevi! – Davanti allo specchio ha gli occhi lucidi di felicità!



Ora mentre guarda le luci della sera scorrere veloci fuori dal finestrino dell'auto, ritorna con il pensiero a come sia cambiata la sua vita in pochi anni. Ricorda il padre violento e la madre severa, la sorella prima unica compagna di giochi poi zelante guardiana dei suoi costumi. Si rabbuia, poi si fa scivolare la mano sotto la gonna. Si sente libera come libero è il suo pube, totalmente nudo contro il tessuto e depilato, in omaggio a chi le ha restituito la felicità. La mano di lui lascia il cambio e raggiunge la sua, poi si inoltra nella fessura. La guarda sorridendo, lei chiude gli occhi e con un sospiro si abbandona a quella gradita presenza.

Le sue mani: ricorda le sue mani che la spogliano e la accompagnano davanti al grande specchio ovale della camera, l'imbarazzo davanti alla propria nudità e poi di nuovo le mani che la percorrono ovunque e ovunque la esplorano ed aprono. Ecco la scossa improvvisa dei capezzoli stretti tra le nocche e le delicate carezze sul viso e sul collo, la pressante presenza nelle proprie terga cui si vergognava di non riuscire a non opporre resistenza ed i sapienti massaggi alla schiena ed al collo. Pensa al giorno in cui lui le aveva accompagnato le dita in quella carezza intima che lei mai aveva osato offrirsi: prima, divaricati i petali del pube, le aveva guidato la mano in leggere pennellate poi, quando lei aveva cominciato a far da sé, si era staccato per contemplarla, persa e gemente. Ricorda anche il giorno successivo, i sensi di colpa perché così lui non aveva goduto di lei, e quel giorno giurò a se stessa che in futuro si sarebbe toccata solo in presenza di lui e per sua volontà; lo stesso giorno fece un'altro giuramento: il suo pube sarebbe rimasto sempre scoperto e libero come si sentiva lei in quel momento. Senza pensarci gettò via tutti i collant, non le mutandine, cui era affezionata e che indossava affinché lui gliele facesse togliere nei posti più impensati, e si recò dall'estetista per uscirne più nuda che mai. Quando lui la vide, quella sera, rimase senza parole, dopodiché la succhiò fino a farla urlare.

Da sua madre si siede sul vecchio sofà. Come sempre la donna l'ha accolta freddamente ed ora, in piedi, parla con lui. Le loro parole perdono senso e forma. Lei immagina di alzarsi lentamente e di sdraiarsi sul tavolo. Poi, sollevata la gonna, spalancare le cosce inguainate di pelle nera ed attendere, aperta ed esposta, finché l'uomo interrompe il dialogo con la madre “Mi scusi” e la penetra con veemenza. Lei sussulta, s'inarca, geme e si volta a guardare il volto furioso della donna che assiste impietrita. La fissa negli occhi con la serenità di chi non ha più paura, orgogliosa di offrirle lo spettacolo del proprio corpo così platealmente posseduto. Li chiude solo per godersi la calda esplosione nel ventre preannunciata da un vigoroso bramito. “Accidenti! Sono fradicia!” Si alza di scatto ed ha paura di bagnare il sofà. Sente i propri umori che le colano lungo le cosce e si addensano sui ricami elastici delle calze.



- Ti sei bagnata di nuovo!

Lei si vergogna, non risponde. Mentre lui le affonda la mano tra le cosce strette geme un “sì, perdonami”. Eppure l'uomo non l'ha mai punita, nonostante lei a volte intimamente l'avesse desiderato. Al massimo, quando lei lo respinge o si chiude in se stessa, in preda a ingiustificate fisime, lui la ignora, come se non esistesse. Infine, quando non può più sopportare la sua indifferenza, lei si toglie i maglioni over-size e gli altri feticci in cui si imprigiona e si offre nuovamente a lui perché le dia libertà.

L'uomo ritrae la mano umida e la annusa:

- Mi piace il tuo profumo! Sai sempre di buono e di pulito!

Lei arrossisce e si imbarazza, adora quel complimento!.

- Non è igienico sedersi al ristorante senza niente sotto: vieni! Ho una sorpresa!

Nel parcheggio del locale lui apre il bagagliaio ed estrae una scatola.

- Chiudi gli occhi – Lei obbedisce, intanto lui con una mano sul ventre ed una sulla nuca la piega in avanti. – per favore non aprirli! – la fa appoggiare sul cofano con le braccia tese. Le solleva la gonna, ora ha le terga esposte fino alle reni. Con gli occhi sempre chiusi ed il respiro bloccato ascolta i rumori, teme arrivi qualcuno, sente il freddo sulla pelle scoperta. Poi, d'improvviso, il caldo delle dita di lui che la carezzano dolcemente. Con una mano, da davanti, le apre le labbra già gonfie; con l'altra, da dietro, la sfiora e lentamente la invade. Lei dimentica la paura di essere vista e si abbandona, divarica le gambe e lo asseconda finché si ritrova nuovamente grondante di piacere. Lui le sposta una mano sul fiore ormai sbocciato, lei continua da sola, cerca di raddrizzarsi ma lui la trattiene giù.

Sente allora il freddo del cuoio che la cinge e si stringe in vita e dell'oggetto che le viene spinto dentro e poi estratto.

-oddio cos'è?- subito l'oggetto rientra ma adesso è un altro: questo è sempre freddo ma più grosso, più lungo e duro. E resta li! Non fa male ma… Ora lo sente muovere dalla base, vorrebbe gemere, si morde le labbra mentre l'oggetto fa leva sul perineo e quasi la solleva. Un altro oggetto le squarta le terga, lei spalanca gli occhi e la bocca emette un'intrattenibile secco urlo, più per la sorpresa che per il dolore. Lo sente, più piccolo e morbido dell'altro, risalire e fermarsi dentro di se. Infine il rumore dei bottoni automatici. Ora è completamente invasa. Suda e leggermente si dimena, come a voler espellere i corpi alieni che la occupano. Lui la fa voltare e la stringe tra le braccia, le carezza con tenerezza il viso imperlato di sudore “Vuoi toglierlo?” chiede. “No!” la risposta è immediata e sicura, mentre si sta rilassando ed abituando alla situazione, sa che la propria libertà passa per lo spossessamento dal proprio corpo.

- Sicura?

- Si!

- Allora lo accendiamo!

Non ha tempo di replicare che le verghe in lei cominciano a ronzare ed a vibrarle internamente. Geme e si piega, piacere e dolore si mischiano, le gambe non la reggono. La fronte si imperla nuovamente mentre lui la sostiene. Lei si ricompone e si raddrizza, cercando di ostentare tranquillità, nonostante il sonoro ronzio e la continua sollecitazione cui è sottoposta.

-Entriamo!- dice - ma prima una foto!”

Lei si mette in posa, imbarazzata vorrebbe incrociare le gambe ma il vibrante fardello che indossa glielo impedisce, allora le divarica. -alza la gonna, che si veda la cintura!- lei sorride ed esegue. Lui scatta -ora girati e piegati un po' in avanti…così brava…guardami- altri scatti la riprendono col bel culetto roseo adornato dai suoi neri pulsanti ospiti.

- sai una cosa: sta molto bene con gli stivali! fa parure ! - Ora le viene da ridere: adora che gli abiti e gli accessori si intonino con completezza e lui lo sa.

Si avviano verso l'ingresso, non è facile camminare con dignità ed eleganza con due corpi estranei che ti si muovono dentro. Inoltre, ora che si è rilassata, è sempre sull'orlo dell'orgasmo. Lui la avvolge tra le braccia mentre entrano, il brusio e la musica in sottofondo coprono il ronzio generato tra le sue cosce: lei si rasserena ulteriormente. Giunti al tavolo si siedono ed accade l'inaspettato: le frementi cuspidi delle verghe che la invadono vengono a contatto attraverso il sottile diaframma di pelle che li divide. Grida. Geme. Tace mentre i presenti si voltano a guardarla. Lei guarda nel piatto, il brusio riprende.

–Posso toglierla?- chiede dopo un lungo silenzio.

–No, ora non più - risponde lui- Alzati e vieni qui.

Tra gli spasmi, si alza e si avvicina all'uomo seduto il quale, platealmente, le mette la mano tra le gambe e spegne i vibratori. Lei sospira –Grazie!- si rilassa. –Devo andare un momento in bagno.



Si guarda allo specchio, sempre doppiamente impalata. Si getta dell'acqua fredda sul viso ed estrae dalla borsetta la scatolina dei trucchi. Mentre si ricompone entra una ragazza.

Bionda, occhi azzurri, indossa un bolerino di velluto aperto; si intravede, nella trasparenza della maglietta, un capezzolo turgido ed inanellato a sormontare un piccolo seno. La minigonna plissettata lascia vedere la pelle nuda fin dove iniziano le parigine. È molto giovane, si avvicina timidamente cercando di mantenere l'equilibrio sui vertiginosi tacchi delle decolleté che indossa, cui evidentemente non è ancora allenata. Non ha gioielli, solo un collarino di cuoio marrone con un lucente anello d'acciaio.

- Ciao… scusa… ho visto prima… ecco… scusa… posso chiederti una cosa…

- Dimmi pure

- Sei una schiava anche tu?

- Cielo! No! Perché me lo chiedi?

- Mi sembrava… - adesso è imbarazzata – Scusa… allora perché hai quello?

- … per amore, direi…

La ragazza aspetta che continui.

- … sì: per amore! Il mio uomo desidera per me il piacere in ogni momento. Quanti anni hai?

- Ventidue

- Quando ero una bambina di venticinque anni, lui mi ha liberato dalla crisalide in cui ero imprigionata, mi ha fatto scoprire il mio corpo e l'essere pienamente donna. Quindi devi considerare questa cintura un omaggio alla mia femminilità e non una forzatura. Prima sì, ero schiava delle mie paure e dei miei pudori, ora mi sento pienamente libera.

- che bello…

- Sì, è molto bello. Ti confesso che a volte ho delle ricadute e lui, con pazienza e passione, mi riporta a galla. Infatti è solo attraverso lui che riesco a sentirmi libera, da sola mi perderei.

- Beata te: il mio ragazzo, che è anche il mio padrone, mi usa per il suo piacere e quando godo io, mi punisce. A me piace e mi eccita essergli sottomessa, mi lusinga quando mi offre ai suoi amici ed amiche e sono orgogliosa di essere la sua disciplinata schiava. Però a volte vorrei… non so… che pensasse anche a me…

- Piccola. Quello che stai facendo è un gioco pericoloso ma tu hai più potere di quanto immagini: dagli più di quanto chiede e, se ti ama, anche lui darà.

- Gli ho già dato tutto quello che potevo dargli, poi ho lasciato che mi strappasse il resto…

- Lo ami?

- Non lo so: sono sua!

- Allora vedi di capirlo: se davvero lo ami potrai sopportare ogni cosa, anche il fatto di essere usata e non ricambiata. In caso contrario lascialo.

- Non è così facile… posso chiederti ancora una cosa…

- Dimmi.

- Mi fai vedere la cintura?

Solleva la gonna, sente i capezzoli svegliarsi ed inturgidirsi mentre la giovane le si inginocchia davanti e le carezza ammirata il cuoio della cintura e la pelle delle cosce.

- Hai un buon profumo, sai?!

Lei sorride “Mi faresti un favore” chiede.

- Sì, cosa?

- Accendila, per favore.

La ragazza è uscita. Si guarda nuovamente allo specchio: si sente felice e fortunata, dopodiché col ventre e le terga ronzanti come un favo di miele torna al tavolo.



Nel lavandino del bagno lava con cura e disinfetta la cintura e le verghe che l'hanno dolcemente straziata ed eccitata per tutto il pasto. Strano, o forse no, ora ne sente la mancanza, così ripone l'oggetto nella custodia quasi a malincuore. Quindi si denuda e lo attende sotto le coperte.

Anche l'uomo entra nudo nel letto. È per lei il momento più bello della giornata. Si gira sul fianco e gli si appoggia contro, sente il pene di lui caldo tra le natiche. Si muove, lo appoggia all'orifizio e dolcemente lo spinge tra le sue reni ormai accoglienti.

Lui adora il suo fondoschiena, fin dai primi momenti di intimità non aveva perso occasione per penetrarla in profondità con le dita. “È il rapporto più intimo che ci sia - le diceva sempre - non è possibile se non c'è amore, confidenza e fiducia” e lei si vergognava perché non riusciva a rilassarsi ed accoglierlo. Lui diceva: “non importa, va bene così, sarà per un'altra volta” consolandola mentre lei si scusava piangendo. Finché, un giorno, trovò un articolo su internet con istruzioni sull'argomento. Lo stesso pomeriggio acquistò un cuneo in lattice dal fondo piatto e, tornata in ufficio, lo “indossò”. Quella prima volta resistette solo pochi minuti, poi sempre di più. Alla fine la divertiva l'idea di girare per l'ufficio custodendo sotto la gonna quel suo piccolo segreto. L'allenamento come sempre da i suoi frutti, così la sera di San Valentino lui la trovò inginocchiata sul tappeto della camera con addosso solo il corto kimono che le aveva regalato tempo prima e che lei usava da vestaglia ed i fedeli cuissard , assurti a simbolo della sua femminilità.

- Avvicinati per favore.

Quando l'uomo le fu davanti, per la verità già eccitato, lei lo prese tra le labbra e, senza succhiare ne' leccare, inondò di saliva il membro per lubrificarlo, dopodiché si ritrasse. Non potè evitare di sorridere guardando come lui cercava di nascondere la delusione per quella conclusione repentina. Si voltò liberandosi della veste e si mise a carponi col viso davanti allo specchio. Aveva indossato una cintura, cui aveva appeso un bigliettino: “Apri il tuo dono e goditelo”, dopo un secondo di sorpresa lui si accostò, “Vieni” gli disse guidandolo alla rosellina di carne sbocciata nel solco. L'uomo la prese per i fianchi e spinse con intensità ma senza violenza, il dolore esplose improvviso ed inaspettato mentre affondava in lei. Era diverso dal freddo attrezzo da allenamento: le sembrava di essere sul punto di lacerarsi e desiderava fuggire, vide nello specchio i propri occhi empirsi di lacrime, la bocca aperta in un muto grido. Poi lui gemette e cominciò a carezzarle la schiena mentre le ondeggiava dentro. Lei si rilassò assecondando i suoi movimenti, cominciava a piacerle e subito sentì il pube allagarsi. L'uomo allungo le mani e, impugnati entrambi i seni, la tirò a se; infine si tese, il fondoschiena le fu squassato dagli spasmi del pene che eruttava mentre finalmente anche lei gemeva di piacere. Dopo l'esplosione le rimase ancora dentro, scivolando lentamente avanti e indietro finché il membro riprese turgore e nuovamente venne, infine si quietò e dolcemente si estrasse. Lei sentiva il seme ancora caldo nelle viscere e non osava muoversi, temendo colasse fuori. L'uomo le baciò e carezzò il buchino arrossato e dolente, poi la prese in braccio e la portò in bagno, dove la lavò e coccolò come una bambolina, e quindi nel letto dove, esausta e felice poiché ormai nulla di lei era più precluso all'uomo, si abbandonò al sonno. Come adesso. Lo sente scivolare dentro e muoversi ritmicamente fino a carezzarle la vagina. Gode di testa, a sentirsi così posseduta, e gode di corpo, ormai che il dolore è solo un ricordo e quasi un rimpianto. Simultaneamente vengono, lui si inarca ancora in un ultimo spasmo arrampicandosi al massimo in lei, che spinge e grida. Poi crollano. Senza sfilarsi ne' cambiare posizione si adagiano; lui le bacia la nuca, la mano sinistra le impugna da sopra la spalla il seno destro, l'altra mano si insinua tra le cosce ancora umide. “Ti amo” le dice. Lei non risponde, ormai dorme serena racchiusa in quel caldo nido d'amore.

fonte: www.gabbia.com
 
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