Macchina di Anticitera

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view post Posted on 3/3/2008, 23:29




La macchina di Anticitera, nota anche come meccanismo di Antikythera, è il più antico calcolatore meccanico conosciuto, databile intorno al 100 - 150 a.C.. Si tratta di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei 5 pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi e i giorni della settimana. Trae il nome dall'isola greca di Anticitera (Cerigotto) presso cui è stata rinvenuta. È conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene.

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Il meccanismo fu ritrovato nel 1900 grazie alla segnalazione di un gruppo di pescatori di spugne che, persa la rotta a causa di una tempesta, erano stati costretti a rifugiarsi sull'isoletta rocciosa di Cerigotto. Al largo dell'isola, alla profondità di circa 43 metri, scoprirono il relitto di un'enorme nave affondata, risalente all'87 a.C. e adibita al trasporto di statue in bronzo e marmo.

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Schema del meccanismo di Anticitera


Il 17 maggio 1902 l'archeologo Spyridon Stais, esaminando i reperti recuperati dal relitto, notò che un blocco di pietra aveva un ingranaggio inglobato all'interno. Con un più approfondito esame si scoprì che quella che era sembrata inizialmente una pietra era in realtà un meccanismo fortemente incrostato e corroso, di cui erano sopravvissute tre parti principali e decine di frammenti minori.

Si trattava di un'intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, facenti parte di un elaborato meccanismo ad orologeria.

La macchina era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello spessore di un libro, costruita in bronzo e originariamente montata in una cornice in legno. Era ricoperta da oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato (il testo completo dell'iscrizione non è ancora stato pubblicato).

Il meccanismo è attualmente conservato nella collezione di bronzi del Museo archeologico nazionale di Atene, assieme alla sua ricostruzione.

Alcuni archeologi sostennero che il meccanismo era troppo complesso per appartenere al relitto ed alcuni esperti dissero che i resti del meccanismo potevano essere fatti risalire ad un planetario o a un astrolabio. Le polemiche si susseguirono per lungo tempo ma la questione rimase irrisolta.

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"...trovare questo apparecchio è stato quasi come scoprire un aereo nella tomba di Tutankhamon..." (Derek de Solla Price)

La Scoperta
Qualche giorno prima della Pasqua del 1900, un gruppo di pescatori di spugne greci si imbatté in una violenta tempesta che spinse alla deriva la loro barca. Il capitano della nave, Demetrios Condos, uomo esperto in faccende marinaresche, cercò di fuggire da quella pericolosa situazione spingendo la barca verso le acque più tranquille che vi erano oltre la punta settentrionale dell'isola di Antikithera. L'uragano con la sua brutale forza, continuò a devastare il mare per settimane e gli uomini cominciarono a innervosirsi. Il capitano Condos, li mandò a cercare spugne attorno all'isola di Antikithera, tenendoli occupati e scongiurando così pericolosi ammutinamenti.
Fra i cercatori di spugne vi era anche un certo Elias Stadiatis, noto all'epoca per le sue doti di abile nuotatore nonché di eccellente apneista. Questi si calò a circa 42 metri di profondità, restando attaccato ad una corda tramite la quale poteva essere richiamato su in caso di pericolo. Mentre si trovava immerso tirò violentemente la corda per essere tirato su: era in evidente stato di confusione, ma non per l'ebbrezza delle profondità, ma perché aveva avvistato un antico veliero affondato. Di lì a dieci mesi circa, il materiale contenuto nel veliero affondato venne tirato su e cominciò la lenta ed interessante opera di catalogazione dei reperti.

Il Meccanismo
Al museo nazionale di Atene - ente a cui furono affidati i reperti trovati dai cercatori di spugne - è possibile vedere, esposto in una teca relativamente appartata, ciò che a prima vista potrebbe definirsi un blocco di ruggine. Guardandolo più attentamente è possibile distinguere tra un'incrostazione e l'altra, degli ingranaggi o, più precisamente, i denti di questi ingranaggi.
Cos'è questo blocco di ruggine?
È senza dubbio uno di quegli oggetti che possono definirsi "ooparts" , cioè "oggetti Impossibili". Oggetti che esistono ma che... non dovrebbero esistere, almeno riguardo al periodo cui risalgono.
Lo scopritore vero e proprio di questo prezioso reperto fu Valerios Stais - archeologo del museo nazionale di Atene - il quale, catalogando i reperti provenienti dal veliero sommerso, fu incuriosito da ciò che a prima vista gli sembrò un orologio.
Su alcuni lati di questo blocco di bronzo era possibile notare delle iscrizioni che parlavano di avvenimenti astronomici risalenti all'anno 77 a.C.
Ciò che oggi si conosce riguardo a questo strano marchingegno si deve, invece, all'archeologo e ricercatore Derek J. De Solla Price che nell'arco di circa 20 anni riuscì a svelare parecchi enigmi riguardanti questo meccanismo.

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vista a raggi x


Ricostruzione e ipotesi
Il lavoro di Derek J. De Solla Price, può essere riassunto in tre fasi principali.
Nel corso della prima fase, egli si dedicò al restauro del congegno, ripulendolo dalle incrostazioni e cercando di sanare le evidenti corrosioni.
La seconda fase fu quella dedicata alla traduzione e decifrazione delle iscrizioni. Questa fase fu molto proficua perché svelò, al di là di ogni dubbio, la funzione astronomica del meccanismo. Nelle iscrizioni ritrovate e tradotte, il Sole è nominato parecchie volte, Venere almeno una volta ed è nominata l'eclittica. Un'iscrizione interessante fu quella che riportava "76 anni, 19 anni", un chiaro riferimento, secondo gli astronomi, a cicli astronomici di grande importanza (calippico e metonico). La riga sottostante a questa appena menzionata, riporta il numero 223, che con elevata probabilità si riferisce al ciclo delle eclissi, costituito, appunto, da 223 mesi lunari.
La terza fase fu impiegata per cercare di svelare il funzionamento e, quindi, la meccanica dello strano reperto.
Con l'ausilio dei raggi X e gamma, Derek de Solla Price riuscì ad ottenere fotografie interne dell'oggetto svelandone particolari importanti.
Tutto il meccanismo era costruito attorno ad un asse centrale. Quando questo asse girava entrava in funzione un sistema di alberi e di ingranaggi che faceva muovere delle probabili lancette a diverse velocità intorno ad una serie di quadranti. Di questi quadranti ben poco ci è dato sapere per via della corrosione.
L'unico quadrante che resta comprensibile è quello anteriore definito: "l'unico grande esemplare noto di uno strumento graduato dell'antichità"; esso mostra in modo inequivocabile il moto del sole nello zodiaco ed il sorgere ed il tramontare di stelle o di costellazioni importanti.
Gli altri quadranti, più complessi ma meno leggibili, riguardavano forse la Luna o i moti degli altri pianeti.

Aspetto e funzionamento
Secondo Derek de Solla Price, l'intero congegno era racchiuso in una scatola di circa 30 cm di altezza, 15 di larghezza e 7,5 di profondità. All'interno di questa scatola erano alloggiati almeno 30 ingranaggi di bronzo tagliati, con ogni probabilità, da un unico pezzo di quella lega.
La potenza era trasmessa a un grande ingranaggio che aveva 4 raggi uniti a "mortasa" (= intaglio pratico in un pezzo di legno allo scopo di potervi incastrare un altro pezzo) nel bordo dove erano saldati e fissati da "ribattini" (= elemento di collegamento in acciaio dolce o rame, costituito da un gambo munito testa tonda, cilindrica o svasata che viene infilato nelle parti da collegare).
La caratteristica meccanica che desta più stupore e fa apparire il meccanismo di Antikythera come un oggetto al di fuori dal tempo è la presenza di una "piattaforma girevole differenziale" (= organo che consente la trasmissione del moto in modo uniforme), che sarebbe riapparsa in Europa solo dopo il 1500.
Tutto sommato la presenza di tali soluzioni "tecnologiche" all'interno del meccanismo di Antikithera, ha destato reazioni contrastanti tra i ricercatori e gli scienziati. C'è, infatti, chi sostiene che tale livello di raffinatezza e precisione non è compatibile con le conoscenze di allora del mondo ellenistico; al contrario c'è invece chi sostiene che è possibile, se non addirittura certo, che i greci avessero tali conoscenze.
Tra questi studiosi e ricercatori, vale la pena di citare M.Clagett secondo cui esisteva un rapporto strettamente complementare tra conoscenze astronomiche greche e raffinatezze degli strumenti esistenti alla loro epoca.
Clagett, nell'affermare la sua tesi cita Ipparco (II° sec. a.C.) - il mitico scopritore della precessione degli equinozi, che raggiunse i risultati per i quali ancora oggi è famoso, servendosi di strumenti avanzati e sofisticati, come la "diottra" (uno strumento che serve a determinare una visuale con un meccanismo a ingranaggi).

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ricostruzione


Ipotesi di utilizzo
Attualmente si ritiene assai probabile che il Meccanismo di Antikithera fosse un preciso calcolatore astronomico, costruito per "monitorare" i rapporti ciclici tra il sole, le stelle ed i pianeti.
Con ogni probabilità all'epoca della sua costruzione, il meccanismo doveva trovarsi su una statua ed altrettanto probabilmente veniva alimentato ad energia idraulica.
Malgrado le incertezze o forse, proprio a causa di queste, il meccanismo di Antikithera continua destare stupore e sorpresa. Il suo fascino oscuro e la sua impenetrabile funzionalità sono stati oggetto anche di un episodio della fortunata serie della Sergio Bonelli editore, Martin Mystére. In tale episodio gli autori hanno collegato tra loro diversi misteri tra i quali l'esperimento di Filadelfia, il meccanismo di Antikithera, i viaggi temporali, l'uomo invisibile ed una fugace apparizione del Triangolo delle Bermude. Tutti questi elementi, sebbene compressi in una storia di appena 94 pagine, pongono l'accento e sono la prova dell'alone di mistero che aleggia intorno a tale oggetto.

Il funzionamento meccanico del Meccansimo di Antikithera
Le analisi condotte da Derek de Solla Price, hanno permesso di capire il funzionamento degli ingranaggi interni del Meccansimo di Antikithera.
Sembra che tutto il meccanismo (azionato da una manovella) avesse il suo motore centrale in una ruota di 225 denti. Se aggiungiamo il fatto che da alcuni frammenti sembra fuori di dubbio la presenza di una manovella, possiamo dire che l'intero meccanismo era basato su avanzamenti manuali.
La manovella è a contatto con una ruota da 45 denti e, poiché 225/45=5, bisogna far fare a questa ruota 5 giri affinché la grande ruota da 225 denti ne faccia uno completo.
Se a questo punto si vuole supporre che il quadrante relativo a questa manovella rappresentasse i giorni (è verosimile infatti ipotizzare uno spostamento giornaliero di tale manovella per verificare la situazione astronomica in tempo reale), è ragionevole pensarlo diviso in 73 parti, poiché 73 parti x 5 giri danno un totale di 365 posizioni, cioè giorni.
Il problema che si pone più impellente e più intrigante è quello di ricostruire le ipotesi sui frammenti mancanti. Questo è stato uno dei più grandi crucci di Derek de Solla Price, che si è dovuto arrendere innanzi alla totale mancanza di riferimenti circa una piccola porzione interna del meccanismo.

I frammenti mancanti
Il meccanismo è contenuto in una scatola di legno che ne costituisce il telaio. Tale scatola presenta tre quadranti. Il quadrante che vi è nella facciata anteriore riporta le posizioni del sole e della Luna, rispetto alle costellazioni dello zodiaco; nella facciata posteriore il quadrante riporta la durata del mese sinodico e dell'anno lunare; del quadrante posto in relazione alla zona da ricostruire, non si sa praticamente nulla.
Sulla base delle conoscenze astronomiche che potevano aversi in quel periodo (I° sec. a.C.) e dal confronto con meccanismi simili risalenti a medesime epoche (anche se non ugualmente raffinati e precisi) è ragionevole supporre che tale quadrante riportasse informazioni relative a Marte, Giove e Venere o che fosse relativo alle 223 lunazioni del ciclo delle Eclissi.
Possono essere plausibili entrambe le ipotesi, ma resta un dubbio riguardo alla interessantissima ruota differenziale che presenta due dentature, una a 192 denti e l'altra a 222 denti.
Nel meccanismo che è giunto fino a noi, è utilizzata solo parte relativa ai 192 denti, ma è inverosimile che la parte da 222 non fosse utilizzata.
Le ipotesi sono molte, le certezze nessuna, tutto ciò rende necessaria un'altra serie di studi e raffronti che riporti alla luce e sveli definitivamente il mistero del Meccanismo di Antikithera.

fonti: it.wikipedia.org
www.edicolaweb.net
 
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