JUVE, Story

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†MurderouS_AngeL†
view post Posted on 1/4/2008, 10:16




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Le origini

La Juventus nacque nell’autunno del 1897 a Torino come società civile «per gioco, per divertimento, per voglia di novità» su iniziativa di alcuni giovani studenti del liceo (scuola)|liceo classico "Massimo D'Azeglio".
Secondo la memoria scritta che si riferisce all'origine della società torinese, è verosimile che i soci fondatori furono i fratelli Eugenio ed Enrico Canfari, Gioacchino e Alfredo Armando, Luigi Gibezzi, Umberto Malvano, Vittorio Varetti, Umberto Savoia, Domenico Donna, Carlo Ferrero, Francesco Daprà, Luigi Forlano ed Enrico Piero Molinatti, cui si aggiunsero successivamente Pio Crea, Carlo Favero, Gino Rocca, Guido Botto ed Eugenio Seco. Il luogo tipico di riunione di questi liceali era una panchina non distante dalla loro scuola. L’argomento principale era lo sport, in particolare il calcio, che dalla Gran Bretagna stava espandendosi nel resto d’Europa. Si assume per convenzione il 1 novembre|1° novembre del 1897 quale data di fondazione ufficiale del club.
Inizialmente i soci fondatori dovettero affrontare il problema della sede, risolto dai fratelli Canfari che offrirono la loro officina in corso Umberto I|Re Umberto 42, dove ebbe luogo la prima riunione. Al momento di scegliere il nome della neonata società furono lanciate svariate proposte, tra cui Società Polisportiva Augusta Taurinorum, Iris Club, Vigore Robur (tutte scartate); rimasero in gara le denominazioni Società Via Fori, Società Sportiva Massimo D' Azeglio e Sport Club Juventus. Dopo un'opportuna votazione, i soci, sebbene la maggioranza pendesse per i primi due nomi, scelsero invece quello meno votato, Sport Club Juventus [2] (che, tra l'altro, suonava come un compromesso tra un nome anglosassone ed uno latineggiante).
Nel 1898 il club vide un significativo incremento dei soci e dei giocatori, cosa che richiese lo spostamento di sede presso un locale di via Piazzi 4. Quello è il momento in cui si può iniziare a parlare di Juventus come squadra di calcio a tutti gli effetti. Il 15 marzo 1898 fu fondata la F.I.F. (Federazione Italiana Foot-Ball, con Edoardo Bosio come primo presidente) in seguito divenuta FIGC. Per ragioni sconosciute la Juventus non si iscrisse all’associazione e quindi non poté partecipare al Campionato di calcio italiano 1898|primo campionato italiano di calcio che si svolse l’8 maggio di quello stesso anno a Torino tra quattro squadre: Football Club Torinese|FC Torinese, Genoa Cricket and Football Club|Genoa, Reale Società Ginnastica Torino|Società Ginnastica e Internazionale Torino|International Football Club Torino.
Nel 1899 la società assunse il nome di Foot-Ball Club Juventus [2]. Gli incontri di quell’anno si svolsero in prevalenza in Piazza D’Armi, in località Crocetta. La squadra ricevette anche i primi inviti da Alessandria, Milano e Genova, e fu la prima squadra a ospitare a Torino una squadra straniera: il Montriond di Losanna. Ben presto il prestigio della società crebbe e la squadra acquisì il diritto di giocare al Velodromo Umberto I (all’epoca uno dei più prestigiosi campi sportivi di Torino).
La sua prima divisa sociale, nel 1897, prevedeva una camicia bianca, sostituita due anni dopo da una curiosa camicia rosa con papillon, colletto bianco, cravattino e berretto nero.


I primi trent’anni
Ingresso nel campionato federale

La Juventus, con Enrico Canfari presidente, dopo essersi iscritta nel consiglio della FIF, partecipò per la prima volta al Campionato Federale di Prima Categoria l'11 maggio 1900, ma non superò nemmeno le eliminatorie in Piazza D’Armi, perdendo 0-1 contro il Football Club Torinese. Nel frattempo conquistò, per la prima volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.


La prima formazione juventina (1900)

Nel suo secondo Campionato Federale a cinque squadre, la Juventus vinse la prima eliminatoria contro la Società Ginnastica per 5-0 e giunse fino alle semifinali, battuta dal Milan. Conquistò, per la seconda volta, la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione e si aggiudicò il Gonfalone e la Medaglia del Municipio, in un torneo tra squadre liguri e piemontesi.
Il 1902 segnò l'ingresso nella squadra juventina, composta quasi totalmente da studenti universitari, dei primi stranieri e di Carlo Favale come nuovo presidente. La Juventus disputò quella stagione con altre tre squadre torinesi (FC Torinese, Audace Torino e Società Ginnastica) ma alla fine dovette cedere il passo all'FC Torinese. Per la terza volta consecutiva, gli juventini vinsero la Coppa del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nell'autunno dello stesso anno la Juventus partecipò alla Coppa Città di Torino, un torneo importante dall'epoca. Il presidente era a quel tempo Giacomo Parvopassu e in rosa si cominciavano a vedere i ragazzi che conquisteranno il primo scudetto juventino. Il trofeo si disputa al Velodromo Umberto I di Torino, il 24 ottobre c’è la semifinale contro l’Audace; nel primo tempo la Juve va a segno tre volte, ma la superiorità è tanto netta che gli avversari (memori anche di uno 0-6 subito otto mesi prima in campionato) decidono nell’intervallo di ritirarsi, dando così via libera agli juventini per la finale. Questa si gioca il 2 novembre successivo contro il Milan. Agli ordini del doriano Francesco Calì i bianconeri che scendono in campo sono: Domenico Durante, Gioacchino Armano, Hugo Muetzell, Carlo Vittorio Varetti, Giovanni Goccione, Domenico Donna, Alfredo Ferraris, Giovanni Vigo, Luigi Forlano, Enrico Canfari e Umberto Malvano. Le due squadre si affrontano in battaglia aperta; al 90’ il punteggio è di 2-2, e nei supplementari entrambe segnano ancora una rete: 3-3. A questo punto l’arbitro decide di continuare ad oltranza, applicando una sorta di golden gol, ma i rossoneri in disaccordo decidono di non proseguire l’incontro lasciando campo libero alla Juventus, che viene così proclamata vincitrice dell'edizione; lo farà suo per la seconda volta l'anno successivo, in un'altra finale con il Milan (1-0).

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I giocatori juventini nel Campionato di calcio italiano 1903.

Nel 1903 la Juventus abbandonò la maglia rosa. Nel campionato nazionale di quell'anno la Juventus arrivò, per la prima volta, alla finale, perdendo però per 0-3 contro il Genoa.
Il 1904 è stato l'anno in cui si disputarono le prime trasferte internazionali e la Juventus viene invitata a Losanna in rappresentanza del calcio italiano, per disputare un torneo. Nel campionato italiano la Juventus arrivò nuovamente in finale contro il Genoa, ma perse nuovamente, a Genova, col risultato di 1-0, combattuto fino alla fine.
Nuovi soci arrivano alla Juventus, e con questi anche nuovi soldi che rafforzano le fondamenta della società. Dalla svizzera arrivarono i tre fratelli Ajmone Marsan e il campo di gioco ufficiale si sposto dalla Piazza D'Armi al Velodromo Umberto I, dotato finalmente di tribune. La sede sociale venne poi trasferita in Via Pastrengo.
Nel 1905 divenne presidente della società lo svizzero Alfred Dick, proprietario di una industria tessile, che rinforzò la squadra inserendo alcuni suoi dipendenti, come gli svizzeri Paul Arnold Walty, Ludwig Weber ed il figlio Federico, gli scozzesi Jack Diment e Helscot, nonché gli inglesi James Squire e Goodley. In quella stagione il presidente firmò un lungo contratto di affitto per l'utilizzo del Velodromo Umberto I e finalmente giunse il primo grande successo del club: il primo titolo di Campione d'Italia dopo la partita decisiva del girone finale, giocata a Torino, contro il Genoa.
In quell’anno la Juve si aggiudicò anche il Torneo di Seconda Categoria, quello delle squadre riserva. La Juve "B" è ammessa di diritto al girone finale, in quanto unica iscritta dell’eliminatoria piemontese, in compagnia di Genoa e Milan. È una marcia trionfale: 1-0 al Milan in casa, 2-0 a Genova, 3-0 a Milano (con titolo matematico) e 3-0 a tavolino col Genoa per forfait. I giornali d’epoca ci tramandano gli artefici di questa vittoria: Francesco Longo, Giuseppe Servetto, Lorenzo Barberis, Fernando Nizza, Ettore Corbelli, Alessandro Ajmone Marsan, Ugo Mario, Frédéric Dick, Heinrich Hess, Marcello Bertinetti e Riccardo Ajmone Marsan. A coronamento della stagione il clamoroso successo per 2-1 sui titolari nella partitella in famiglia al termine del campionato.
Nel campionato successivo, i bianconeri chiusero al primo posto del girone finale con il Milan, pareggiando 1-1 nella partita finale. La FIF decise di far ripetere la partita, ma la Juve rinunciò [3] allo spareggio per il titolo, che quindi fu assegnato al Milan.

I primi juventini campioni d'Italia (1905)

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La Juventus Campione d'Italia 1905. Nella foto, da sinistra e dall'alto: Armano, Durante, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetti, Forlano, Squair e Donna.

DuranteWaltyArmanoGoccioneMazziaDimentBarberisForlanoDonna (C)SquairVaretti


SPOILER (click to view)
Il campionato di calcio e la Seconda Categoria (1910-1913)
Il campionato di calcio e la Seconda Categoria (1910-1913)
campionato di calcio di Seconda Categoria [4], istituito dalla Federazione Italiana Foot-Ball nel 1904 come torneo di secondo livello rispetto alla Prima Categoria (il cosiddetto Campionato Federale o campionato a gironi), è stato inserito nel progetto delle retrocessioni per la prima volta nella stagione 1909/10 per l’ultima squadra classificata a fine campionato e per quelle società che non davanno solide garanzie economiche alla FIF per affrontare la Prima Categoria nella stagione successiva. Così, ad esempio, l'Ausonia (squadra milanese vincitrice della Seconda Categoria nella stagione precedente) fu ammessa nella massima serie e fu retrocessa l'anno successivo in Seconda Categoria, in qualità di ultima classificata.
Il sistema di retrocessione fu rifiutato da molte squadre iscritte in Prima e Seconda Categoria, condizionando il processo di allargamento del campionato di calcio alle altre regioni del paese (all'inizio fu ammessa la regione nord-orientale e poi la regione meridionale), che iniziava proprio in quella stagione.
Nella stagione 1910/11, quando per la prima volta furono ammesse squadre delle regioni Emilia e Veneto in un proprio girone, la Juventus, una delle cinque società già campioni d’Italia (insieme a Genoa, Milan, Pro Vercelli ed Inter), si classificò all'ultimo posto del torneo a nove squadre con 10 punti (due in meno rispetto al club Piemonte e la U.S. Milanese): in tale occasione non fu retrocessa in Seconda Categoria per il posto vacante - il decimo ed ultimo posto nel torneo, non più occupato durante il campionato - dal Venezia, squadra ritirata due anni prima e che ritornò al torneo emiliano-veneto della massima categoria, con il nome di Associazione Calcio Venezia 1907, nella stagione successiva.
Nella stagione 1911/12, il club Piemonte finì ultimo nel Torneo Maggiore della regione nord-occidentale a dieci squadre, al pari del Bologna, ultima classificata del girone nord-orientale a quattro squadre: anche in questo caso non si procedette alla retrocessione in Seconda Categoria per via della riforma del campionato, e la sostituzione di tale categoria con la Promozione.
Nel campionato italiano 1912/13 la Vecchia Signora si classificò all'ultimo posto del suo girone, il piemontese, con 3 punti in 10 giornate, al pari dell’Internazionale Napoli nel girone meridionale (con zero punti), dell’Alba Roma nel girone laziale (anch'essa a zero punti), del Pisa nel girone toscano (con 4 punti), del Racing Libertas nel girone lombardo-ligure (1 punto in 10 giornate) e del Modena nel girone veneto-emiliano (1 punto in 10 giornate), quest’ultimi squadre inscrite nel Torneo Maggiore al inizio della stagione. In tale occasione venne convocata un'assemblea della FIF, che decise di riformare i tornei, allargando il numero di squadre partecipanti e, di conseguenza, ripescando tutte le squadre retrocesse in quella stagione [5].
Per il campionato successivo si era tuttavia stabilito che le squadre liguri, che nella stagione precedente avevano giocato con le lombarde, sarebbero state aggregate al girone piemontese, causandone la saturazione. Di conseguenza la Juventus e il Novara furono iscritte al girone lombardo, mentre il Brescia fu iscritto al girone nord-orientale. Anche in tale stagione le squadre ultime di ciascun girone (Prato, Pro Roma, Liguria, AC Milanese e Udinese) non vennero retrocesse in Promozione, di fatto abolendo l'istituto della retrocessione, e causando l'allargamento indefinito dei tornei. La retrocessione venne reintrodotta nel 1921 contemporaneamente all'istituzione della Seconda Divisione, poi trasformata in Serie B nel 1929.


La Coppa Spensley ed il periodo 1909-1913: gli anni difficili

Nel 1906 il presidente della società vicecampione d'Italia, Alfred Dick, che stava meditando di portare all'estero la squadra cambiandole perfino il nome in Jugend Fussballverein, decise, dopo alcune discussioni con i soci juventini, di rinunciare alla Juventus per fondare, per "dispetto" ad alcuni giocatori importanti come Diment, Ballinger, Mazzia e Squair (dipendenti dell'industria tessile di Dick), il Torino Calcio (oggi Torino FC) unendosi alla fortissima Football Club Torinese che aveva già assorbito la prestigiosa Internazionale Torino qualche anno prima. Perciò la squadra bianconera rimase per due anni a corto di risorse finanziarie e di giocatori, senza più neanche il contratto d'affitto del Velodromo Umberto I. La presidenza della società fu assegnata a Carlo Vittorio Varetti.
Nell'ottobre del 1907 in una seduta straordinaria della Federazione Italiana Football fu presa la decisione di "sdoppiare", per l'unica volta nella storia del Campionato di calcio italiano, il campionato. I motivi erano da ricondursi alla sempre crescente presenza di calciatori stranieri nelle squadre italiane. L'accordo di massima sembrava coinvolgere tutte le società, ma al momento delle votazioni i delegati di Milan, Torino, Libertas, Genoa e Naples lasciarono la seduta per protesta. Si era deciso di disputare due campionati egualmente importanti: il primo, cosiddetto "Federale" (la Coppa James Spensley, che fino ad allora aveva premiato i campioni d'Italia ogni stagione) aperto anche a squadre con giocatori stranieri, il secondo denominato "Campionato italiano" (o Coppa Romolo Buni), riservato a squadre composte interamente da calciatori d'origine italiana.
Nel gennaio dell'anno successivo, 10° anniversario della fondazione della società, si giocò la gara di andata del primo torneo calcistico a Genova contro l'Andrea Doria, dove la Signora vinse per 3-0. Un mese dopo si rigiocò, a Torino, ma i doriani uscirono vincitori. Necessario dunque uno spareggio, da giocarsi a Torino per la maggior differenza reti bianconera nel doppio confronto. Si giocò a marzo e successe di tutto: bella partita e a pochi minuti dalla fine, con la Juventus in vantaggio per 2-1, il doriano Sardi colpì di testa, e il barone Mazzonis, allora giocatore bianconero, per respingere il pallone infilò Durante di testa: 2-2, ma l'incontro fu successivamente annullato per un errore tecnico arbitrale. Passarono due mesi e si poté rigiocare lo spareggio, sempre in Corso Sebastopoli, e stavolta veramente non ci fu storia: vittoria della Juventus per 5-1 con Ernesto Borel (padre di Aldo, il Borel I, e Felice, il Borel II) mattatore dell'incontro e del Campionato Federale 1908.
La Juventus giocò, in qualità di campione federale d'Italia, il campionato italiano, iniziato a marzo del stesso anno, con altre tre squadre, ma dopo rinunciò all'eliminatoria regionale contro la Pro Vercelli, per protesta contro il divieto di impiego di giocatori stranieri, che all'epoca erano l'ossatura delle squadre italiane, ancora alle prime armi.
Nel 1909, con la seconda vittoria consecutiva degli juventini nella Coppa Spensley ed il terzo posto nell'eliminatoria piemontese del campionato italiano, si chiuse il ciclo dei giocatori-pionieri come Umberto Malvano e Domenico Donna.
I successivi tre anni furono critici per la grande difficoltà della società a reclutare nuovi giocatori: nel 1911 finì ultima nella classifica del suo girone e la Juve si presentò al campionato del 1911-12 con soli dieci giocatori, finendo terz'ultima con soli 9 punti. Nel 1912-13 la società bianconera toccò il suo punto più basso come consequenza del periodo critico iniziato nel 1909: nel primo anno in cui vennero introdotte le retrocessioni a una serie inferiore (i campionati regionali, in quanto l'attuale Serie B esiste solo dal 1930), la Juventus si classificò ultima nel girone Ligure-Piemontese. A poche ore da una drammatica assemblea che avrebbe potuto decretare lo scioglimento della società, l'ing. Malvano riuscì a far ripescare la Juventus nel Girone Lombardo, adducendo l'irregolarità di un numero dispari di squadre iscritte allo stesso.

La ricostruzione della società con "Bino" Hess

Con la presidenza di Giovanni "Bino" Hess, ex giocatore, nel 1913, la Juve (considerata ormai dopo la crisi come una squadra di secondo piano rispetto alle potenze calcistiche dell’epoca) aprì un nuovo ciclo: dopo il citato "ripescaggio" disputò un campionato sorprendente, piazzandosi seconda e finendo quarta nella fase finale del Campionato Alta Italia (uno dei due gruppi del campionato nazionale).
Nel 1914 il Campionato iniziò ad ottobre, quando la Prima guerra mondiale non aveva ancora coinvolto l'Italia, ma il precipitare degli eventi costrinse la Federazione alla sua sospensione; nel 1920 la vittoria venne assegnata al Genoa, mentre la Juve terminò seconda nel gruppo semifinale. Molti componenti della Juve e di altri club non tornarono mai più dalla Grande Guerra, tra cui Enrico Canfari e Giovanni Hess. La presidenza fu assegnata provvisoriamente al triumvirato Armano-Zambelli-Nizza. Nel 1916 saranno ben 170 i soci e giocatori della Juventus a prendere parte al conflitto bellico, con varie mansioni che partivano dal soldato semplice fino all'ufficiale.
Allo scopo di mantenere saldi i contatti con i propri associati, il 10 giugno 1915, venne pubblicato per la prima volta il giornale ufficiale della società, Hurrà Juventus. Il 26 dicembre di quell'anno, sulla neo-nata rivista, verrà pubblicata la memoria autografa di Enrico Canfari, caduto al fronte il precedente 23 ottobre. Questo testo rappresenta tutt'oggi, nella storia bianconera, l'unica testimonianza scritta delle sue origini. La prima serie di pubblicazioni dell'"Hurrà" si interromperà già nell'ottobre del 1916, a causa della scarsità di materie prime dovute alla guerra, e riprenderà nel 1919 per poi interrompersi nuovamente nel 1927. Passeranno ben 36 anni, fino al gennaio 1963, per vedere un nuovo numero. Gli juventini parteciparono, durante la Grande Guerra, alla Coppa Mauro e alla Coppa Federale, nella quale, dopo la vittoria nel loro girone, arrivarono fino alle finali con Genoa, Milan, Casale e Modena.


Il sodalizio della Juventus con la famiglia Agnelli


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Lo Stadio di Corso Marsiglia, campo juventino dal 1922 al 1933.

Finita la Grande Guerra, il calcio ripartì in Italia con la stagione 1919-20. Al Campionato dell’Alta Italia si iscrissero 67 squadre, perciò il torneo venne diviso in gironi e campionati interregionali (come i Gironi Piemontese o Lombardo, con ogni girone diviso in gruppi). La Juventus, campione della Regione Piemonte, concluse quel campionato al secondo posto nel girone finale, grazie soprattutto al portiere Giovanni Giacone ed ai terzini Oswaldo Novo e Antonio Bruna, i primi calciatori della società bianconera a giocare in Nazionale, nella partita Svizzera-Italia 3-0 del 28 marzo 1920 disputatasi a Roma. Con il poeta e letterato Corrado Corradini (autore, tra l'altro, dell'Inno Ufficiale della Società utilizzato fino agli anni sessanta) eletto nuovo presidente del club, nella stagione 1921-22 i bianconeri si iscrissero al Campionato della Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.), un settore dissidente della Federazione Giuoco Calcio (FIGC). La scissione fu il risultato delle proteste delle squadre più rinomate che mal digerivano l'eccessivo affollamento dei tornei (al campionato 1920-21 parteciparono ben ottantotto squadre). La Juve chiuse la stagione al sesto posto nel girone A della Lega Nord.
Il numero dei tifosi juventini, nel frattempo, crebbe: il 19 ottobre 1922 (vittoria per 4-0 contro il Modena), con Gino Olivetti a capo della Juventus, venne inaugurato lo Stadio di Corso Marsiglia, con 15.000 posti: fu il primo stadio d’Italia costruito in cemento armato, considerato all'epoca un "gioiello dell'ingegneria".

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La Juventus vincitrice del 2° scudetto nella stagione 1925-26.

24 luglio 1923, la famiglia Agnelli entrò a far parte della Juventus con Edoardo, figlio del fondatore della FIAT, eletto nuovo presidente in sostituzione di Olivetti. È l’inizio del famoso sodalizio tra Juventus e FIAT, ed è la nascita del cosiddetto Stile Juve: "eleganza, professionalità e mentalità vincente". In quell’anno la squadra fu quinta nel Girone B della Lega Nord e giunse al sesto posto del Gruppo Eliminatorio del Campionato Nazionale: fu l'anno di debutto per Giampiero Combi, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, in una squadra che disponeva già di calciatori del calibro di Virginio Rosetta, Federico Munerati, Aldo Giuseppe Borel I, Carlo Bigatto I e Giuseppe Grabbi. Intanto arrivarono anche il primo vero e proprio allenatore della storia bianconera, Jeno Karoly (prima di lui era di solito chi ricopriva il ruolo di capitano a fare da coordinatore all'interno della squadra), e la mezz'ala sinistra Férénc Hirzer (capocannoniere nella stagione 1925-26 con 35 reti in 26 partite), entrambi ungheresi.

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Il trio difesivo della Juventus FC e della Nazionale negli anni trenta Rosetta-Combi-Caligaris (nella foto nominati da sinistra a destra).

Nel 1926, la Vecchia Signora, rafforzata ulteriormente con il giocatore ungherese Jószef Viola, vinse il suo secondo scudetto, ventuno anni dopo il primo successo. La Juventus scossa dal dolore della morte dell'allenatore Karolý morì di infarto affrontò nella finale l'Alba Roma, vincendo largamente sia all'andata per 7-1, sia al ritorno per 5-0.
Nel 1928, a causa delle leggi fasciste dell’epoca, la Juve è costretta a cedere Hirzer (sostituito da Ceverini III) e gli altri giocatori straniere e chiuse la stagione al terzo posto del girone finale del campionato. Dopo le Olimpiadi di Amsterdam, approdò al club torinese Umberto Caligaris, che, con Combi e Rosetta, formò il famoso trio difensivo della Juventus e della Nazionale di calcio italiana negli anni Trenta, una delle più forti difese di tutti i tempi.
L'anno 1929 registrò l'istituzione del Campionato a Girone Unico, ovvero la nascita della Serie A a 18 squadre. Nella stagione 1929-30 la Juventus chiuse il campionato al terzo posto, segnando 78 reti. Purtroppo, così come nelle stagione del 1926 in cui morì l'allenatore Karolý precedentemente morì a 24 anni per aneurisma il mediano Monticone In quell’anno la Juventus arrivò, nella sua prima partecipazione, fino ai quarti di finale della Coppa dell'Europa Centrale.


Il Quinquennio d’Oro (1931-1935) e la Coppa dell’Europa Centrale

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Festeggiamenti per il 4° scudetto il 12 giugno 1932, dopo il pareggio 2-2 contro la ACF Fiorentina allo Stadio Comunale.

L'anno successivo, la società bianconera si rafforzò con l'allenatore Carlo Carcano e l'interno Giovanni Ferrari, entrambi provenienti dall'Alessandria, e cominciò a dimostrare di essere la nuova, vera potenza calcistica dell'epoca, dando il via ad un grande ciclo vincente che li portò a conquistare cinque titoli nazionali consecutivi dalla stagione 1930-31 alla stagione 1934-35 (record eguagliato in Italia solo dal Grande Torino, nel corso degli anni quaranta del secolo scorso), grazie a grandi giocatori come il trio d’origine argentina Renato Cesarini, Raimundo Orsi e Luis Monti, oltre al mediano Luigi Bertolini.
Nella stagione 1930-31, con 79 reti e 55 punti, la Juve vinse lo scudetto con quattro punti di vantaggio sulla Roma. Il 1931 è stato anche l'anno della cosiddetta Zona Cesarini [6]. La stagione successiva, con 97 reti ed un eccezionale girone di ritorno, staccò, sempre di quattro lunghezze, il Bologna, stabilendo il record di 10 vittorie consecutive. Nella stagione 1932-33, con 94 reti, nonostante le sconfitte contro l’Ambrosiana e il Napoli di Sallustro e Vojak (ex bianconero) al inizio del campionato, vinse lo scudetto con otto punti di vantaggio rispetto all'Ambrosiana-Inter. L'incontro chiave, il 18 dicembre 1932 contro tale squadra, a Torino, si giocò di fronte a 14 mila spettatori e un incasso di 140 mila lire. Il giovane Felice Placido Borel II (detto Farfallino) realizzò 29 reti in quel campionato e 32 nel campionato successivo (miglior cannoniere stagionale della storia juventina in Serie A).

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Lo Stadio Comunale "Vittorio Pozzo" (ora Stadio Olimpico di Torino), campo juventino dal 1933 al 1990.


Precisamente nel 1933, la Juventus fece il suo primo ingresso allo Stadio Comunale "Benito Mussolini" (successivamente ribattezzato "Vittorio Pozzo" e, dopo i giochi olimpici invernali del 2006 Stadio Olimpico), costruito per ospitare i Giochi Universitari Mondiali e utilizzato dalla squadra sino alla vittoria nella finale della Coppa Uefa 1990.
Nella stagione 1933-34, con 98 reti e 54 punti (uno in meno della stagione precedente), la Juventus, rafforzata dall'arrivo di Teobaldo Depetrini, batté nuovamente l'Ambrosiana.
Nello stesso anno, la Nazionale partecipò ai Mondiali di calcio in Italia, vincendo il trofeo con 9 giocatori juventini tra i convocati (venne, infatti, soprannominata Nazio-Juve [6]). Dopo quel mondiale, il portiere Giampiero Combi (convocato in extremis dopo che il titolare Ceresoli si era rotto un braccio) lasciò la Signora e l’attività sportiva.
I bianconeri, infine, conclusero il cossidetto Quinquennio d'Oro [6] nella stagione 1934-35, il primo campionato a 16 squadre. Con un'età media molto elevata (33 anni di Monti, Orsi e Caligaris, 32 di Rosetta), la Juve arruolò i giovanili Alfredo Foni e Pietro Rava e promosse dal vivaio Guglielmo Gabetto e vinse all'ultima giornata il suo quinto scudetto di fila, a due punti dalla solita Ambrosiana.
Nonostante nel Febbraio 1935 venne esonerato sulla panchina bianconera Carlo Carcano, gli subentrò il dirigente Benè Gola e Carlo Bigatto I. A metà stagione, Orsi lasciò la squadra e tornò in Argentina.
Le vittorie in Italia consentirono alla Juventus di avvicinarsi alle prime esperienze in campo internazionale, partecipando alla Coppa dell'Europa Centrale (o Mitropa Cup, una sorta di "antenata" della Coppa dei Campioni), approdando in quattro occasioni consecutive alle semifinali del torneo (dalla stagione 1931-32, seconda partecipazione dei torinesi alla Coppa, alla stagione 1934-35).

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I giocatori juventini nella stagione 1934-35, da sinistra e dall'alto: Caligaris, Ramella, Gabetto, Gazon, Cesarini, Ferrari, Valinaso, Diena, Rosetta, Varglien I, Bertolini, Borel II; Foni, Serantoni, Depetrini, Tiberti, Varglien II e Monti.

Il 14 luglio 1935 morì in un incidente aereo, davanti al porto di Genova, il presidente bianconero Edoardo Agnelli. Questo avvenimento, con la partenza di alcuni altri campioni come Cesarini e Ferrari, influì negativamente sul rendimento della squadra, che chiuse il campionato al 5° posto, con Virginio Rosetta come giocatore-allenatore.
Sul finire degli anni trenta del secolo scorso, la società bianconera aggiunse alla sua bacheca soltanto due Coppe Italia: la prima fu ottenuta al termine della stagione 1937-38, dopo la vittoria finale sul Torino (3-1 per i bianconeri all'andata e 2-1 al ritorno); la seconda arrivò nella stagione 1941-42 quando, nella doppia finale, la Juventus sconfisse il Milan (pareggio per 1-1 a Milano e vittoria per 4-1 a Torino, con tre reti della stella albanese Riza Lushta).
Nel 1938, i bianconeri si classificarono secondi in campionato a due punti dall'Ambrosiana Campione d'Italia.
Dodici anni dopo la fine del Quinquennio [6], dopo la sospensione del campionato nel 1944 e nel 1945 - anni in cui la società torinese cambìò nome in Juve Cisitalia [7] -, ritornò un membro della famiglia Agnelli alla guida della Juve: nel 1947 diventò presidente Gianni Agnelli (uno degli figli di Edoardo), che sostituì Pietro Dusio, e che restò alla guida della squadra fino al 1953.


La squadra della prima stella, il Trio Magico (1958-1961) e la prima doppietta


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Giampiero Boniperti con la maglia bianconera nel 1960-61.

All'indomani della Seconda Guerra Mondiale, la società passò diverse stagioni nelle prime posizioni della Serie A. Nel 1947, Gianni Agnelli (L’Avvocato, presidente della FIAT) diventò presidente della Juventus Football Club [7]. La Signora vinse lo scudetto al termine della stagione 1949-50, a 15 anni dall'ultimo successo, con 100 reti in campionato e 62 punti, grazie al supporto dal nuovo allenatore, l'inglese Jesse Carver, e di nuovi campioni, come Carlo Parola, Ermes Muccinelli, i danesi Karl Aage Præst e John Hansen, ed in particolar modo a Giampiero Boniperti, bandiera bianconera che smise di giocare alla fine della stagione 1960-61, dopo 444 presenze nella Serie A e 182 reti che ne fanno ancora oggi il fedelissimo e attuale secondo miglior cannoniere della storia della società.

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La Juventus Campione d'Italia 1949-50. Festeggiamenti dei giocatori e tifosi per l'8° scudetto dopo la vittoria 4-0 fuori casa contro la Sampdoria, il 28 maggio 1950.

Nella stagione successiva, 1950-51, la Juve arrivò terza in Serie A con 103 reti in campionato. Nel 1951-52, sotto la guida dal ex giocatore ungherese, György Sárosi, vinse ancora lo scudetto, grazie ad un grande trio d'attacco formato da Muccinelli, Boniperti e Hansen: le reti realizzate in campionato furono 98 (19 quelle di Boniperti, il cannoniere) e i punti 60. Quel nono scudetto consentì ai bianconeri di raggiungere il Genoa, che aveva da sempre dominato la classifica per numero di tornei vinti.
Nella stagione successiva, la squadra giunse seconda, dopo la storica vittoria per 8-0 sulla Fiorentina.

Nel 1955 Gianni Agnelli lasciò, per impegni di lavoro, la presidenza che, due anni più tardi, passò a suo fratello minore Umberto (Il Dottore, che a 22 anni divenne il più giovane presidente della storia della società bianconera). Con lui si aprì un nuovo trionfale ciclo di vittorie, con la società bianconera vincitrice dello scudetto nella stagione 1957-58 grazie anche a nuovi campioni come il gallese John Charles, l'argentino di origini italiane Omar Sivori (premiato con il Pallone d'Oro nel 1961), e a vecchi campioni come Boniperti. I tre saranno ricordati come Il Trio Magico, uno degli attacchi più forti di tutti i tempi: 235 reti nel competizioni ufficiali (95 di Charles, 113 di Sivori e 27 di Boniperti), di cui 201 in Serie A, dalla stagione 1957-58 alla stagione 1960-61).

Per la prima volta, una società italiana di calcio conquistò la Stella d’Oro al Merito Sportivo, attribuitagli dalla FIGC per avere vinto dieci titoli nazionali.

Nella stagione 1958-59 la Juve finì terza in campionato, ma vinse la Coppa Italia battendo in finale l'Inter per 4-1. Nel 1960 conquistò un altro scudetto (l'undicesimo) e un'altra Coppa Italia (la quarta): fu la prima "doppietta" della storia bianconera, un record eguagliato solo dal Grande Torino, dal Napoli e dalla Lazio in tutta la storia del calcio italiano. La Vecchia Signora conquistò ancora uno scudetto nel 1960-61 (con il record di Sivori, che segnò ben 6 reti nella storica vittoria per 9-1 contro l'Inter, in cui i nerazzurri schierarono per protesta la formazione Primavera), ricevendo per prima volta la Coppa campioni d'Italia.
Nella sua terza partecipazione europea, i bianconeri arrivarono ai quarti di finale della Coppa dei Campioni del 1962 contro il Real Madrid Ye-Yé di Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás e Francisco Gento: vittoria madridista per 1-0 a Torino e vittoria della Juve per 1-0, con rete di Sivori, a Madrid (prima vittoria di una squadra italiana nella capitale spagnola). Lo spareggio venne giocato a Parigi e il Real vinse per 3-1

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Il Trio Magico (da sinistra a destra): Sivori, Charles e Boniperti.

Ma i successi in casa bianconera non si limitarono agli scudetti. Nel 1962-63 i bianconeri vinsero la Coppa delle Alpi, suo primo successo internazionale, con quattro vittorie in altrettante partite (in finale batté l'Atalanta 3-2) e, nel 1964-65, la Coppa Italia battendo l'Inter in finale (1-0); tuttavia in quella stagione la Juventus perse la Coppa delle Fiere (antenata della Coppa UEFA) contro il Ferencvárosi TC (finale unica, 0-1 a Torino). Analoga conclusione si ebbe nella stagione 1970-71, ultima edizione della Coppa delle Fiere, contro il Leeds United AFC, nonostante il doppio pareggio in finale: 2-2 a Torino e 1-1 a Leeds (questa fu la prima volta che il trofeo venne assegnato sulla base dei gol segnati in trasferta).

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I tifosi juventini e il 13° scudetto della società nella stagione 1966-67.

Nella stagione 1966-67, la Juventus, trasformata in società per azioni in quell’anno [8] conquistò il suo tredicesimo scudetto, giunto all'ultima giornata, ai danni dell'Inter. Alla vigilia dell'ultimo incontro l'Inter precedeve la Juventus di un solo punto. I nerazzurri persero per 1-0 a Mantova (con errore del portiere Giuliano Sarti), mentre i bianconeri batterono in casa la Lazio per 2-0. Il presidente della società era Vittore Catella e l'allenatore era Heriberto Herrera, predicatore e precursore paraguayano del movimiento, primo esempio di calcio totale, poi sviluppato e perfezionato negli anni settanta del secolo scorso dalla nazionale olandese di Johan Cruijff.
Nella Coppa dei Campioni della stagione successiva, la Juve, rafforzata con il tedesco Helmut Haller, arrivò ai semifinali del torneo, ma perse contro il Benfica di Eusebio (0-2 a Lisbona e 0-1 a Torino).
Nella stagione 1969-70 debuttò in prima squadra il giovanile Giuseppe Furino, che giocò fino al 1983-84, vincendo otto scudetti con la Juventus e risultando, ancora oggi assieme a Giovanni Ferrari, il calciatore italiano che ha vinto più tricolori.


Il Ciclo Leggendario (1972-1986): la seconda stella e la prima rivoluzione europea


Il 13 luglio 1971 Giampiero Boniperti, dopo il lungo periodo nelle vesti di giocatore, diventò presidente del club. Con Boniperti si aprì un lungo ciclo trionfale che coincise, come negli Anni Trenta, con i grandi successi della Nazionale di Enzo Bearzot.
In quindici anni la società vinse nove scudetti (1971-72, 1972-73, 1974-75, 1976-77, 1977-78, 1980-81, 1981-82, 1983-84 e 1985-86), due Coppe Italia (1979 e 1983) e tutte le coppe internazionali [9], europee e intercontinentali.


Il grande Blocco Juve di Boniperti (1972-1980)

La Juventus si classificò quarta nel campionato nazionale della stagione 1970-71. Il 26 maggio di quell'anno morì a soli 36 anni, per un male incurabile, Armando Picchi, allenatore dei bianconeri da appena un anno. Nella stagione successiva la Juventus, con l'arrivo dell'allenatore ceco Čestmír Vycpálek e di nuovi campioni del calibro di Dino Zoff (il più grande portiere italiano della storia, in arrivo dal Napoli), di Fabio Capello (dalla Roma), del giovane torinese Roberto Bettega (dal Varese, e che divenne in seguito vicepresidente della società dal 1994 al 2006), di Franco Causio, detto Il Barone (dal Palermo) e del libero (poi capitano bianconero) Gaetano Scirea, vinse lo scudetto con un punto di vantaggio sul Milan.
Al termine della stagione 1972-73 è ancora scudetto, con un finale da brivido. La Juventus, infatti, prima dell'ultima giornata si trovava al secondo posto, insieme alla Lazio, con un punto di svantaggio rispetto al Milan. Nell'ultima partita la Juventus vinse fuori casa contro la Roma per 2-1 (rete a 3 minuti dalla fine di Cuccureddu), mentre Milan e Lazio vennero sconfitte, ribaltando così la situazione in classifica. Il Milan si prese la rivincita in Coppa Italia battendo i bianconeri in finale ai calci di rigore. Nella stessa stagione i bianconeri, senza giocatori stranieri in rosa (per via del divieto di ingaggiare calciatori stranieri imposto dopo la sconfitta dell'Italia contro la Corea del Nord ai Mondiali inglesi del 1966), raggiunsero per la prima volta nella loro storia la finale di Coppa dei Campioni, ma persero a Belgrado contro l’Ajax per 1-0, con gol al 4' di Johnny Rep.

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Festeggiamenti per il 15° scudetto allo Stadio Olimpico di Roma il 20 maggio 1973 dopo la vittoria della Juventus 2-1 contro la Roma.

Il 28 novembre di quell'anno, la Juventus (che prese il posto del rinunciatario Ajax) perse a Roma anche la Coppa Intercontinentale contro l'Independiente: 0-1 contro i "diavoli rossi" di Avellaneda, con rigore fallito da Cuccureddu quando la gara era ancora sullo 0-0. Per di più, i dirigenti bianconeri avevano l'accordo con gli argentini per disputare la finale in un'unica partita allo Stadio Olimpico di Roma.
Nel 1974, dopo il Mondiale in Germania, iniziò un nuovo ciclo di grandi risultati per la Nazionale guidata da Enzo Bearzot: quattro anni dopo, in Argentina, l'Italia arrivò quarta, avendo nelle file molti giocatori bianconeri: Pietro Anastasi, Romeo Benetti, Antonello Cuccureddu, Roberto Boninsegna. In seguito, ai campionati mondiali in Spagna, fu costituito il cosiddetto "Blocco Juve", che contribuì fortemente alla vittoria del trofeo.
Allenata dall'ex-campione bianconero Carlo Parola, nella stagione 1973-74 la Juve si classificò seconda in Serie A e raggiunse il Girone finale di Coppa Italia. Nella stagione successiva, il club vinse lo scudetto e arrivò fino alle semifinali della Coppa UEFA. Nel 1975-76, invece, non fu sufficiente un girone di andata da record (26 punti su 30 ottenuti), poiché lo scudetto finì nelle mani del Torino. In quell’anno furono ingaggiati altri campioni come Marco Tardelli (ex membro del CdA della Vecchia Signora), Antonio Cabrini, Liam Brady e Roberto Boninsegna.
Nel 1976-77 fu chiamato sulla panchina bianconera Giovanni Trapattoni, il Trap, che inaugurò un vero e proprio ciclo di vittorie. La Juventus vinse, senza giocatori stranieri, lo scudetto con un finale entusiasmante: su 60 punti disponibili la Juventus si laureò campione totalizzandone 51 [10] (record storico nei tornei a sedici squadre, 24 i punti ottenuti in trasferta e 26 nel girone di ritorno), a nulla servono i 50 raccolti dal Torino. Inoltre il 18 maggio conquistò la Coppa UEFA (primo trofeo europeo per i bianconeri), vinta in finale contro l'Athletic Club grazie anche al nuovo regolamento UEFA che introdusse il doppio valore per i gol segnati in trasferta: infatti l'1-0 di Torino all'andata rese inutile al ritorno la vittoria degli spagnoli a Bilbao per 2-1.
Gli anni settanta si chiusero con altri due successi: l'ennesimo scudetto nel 1977-78 (nel frattempo i bianconeri arrivarono fino alle semifinali di Coppa dei Campioni, perdendo ai supplementari con il Club Brugge K.V.) e un'altra Coppa Italia, la sesta, nel 1978-79, battendo in finale il Palermo per 2-1 dopo i tempi supplementari, in un'indimenticabile partita disputata da Antonio Cabrini.


La vittoria del Grande Slam (1981-1986)

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La Juve campione d'Italia 1983/84. In piedi: Brio Tacconi, Platini, Gentile, Penzo, Scirea. Accasciati: Cabrini, Bonini, Tardelli, Rossi.

Il nuovo decennio, sempre con Trapattoni in panchina, si aprì all'insegna di altri successi. Nel campionato 1980-81 venne conquistato nuovamente lo scudetto e l'anno successivo la Juventus fece il bis, arrivando a quota 20. La società ottenne così la seconda Stella d’Oro al Merito Sportivo (unica squadra italiana ad averla ottenuta finora).

In quegli anni giunsero alla corte della Juventus nuovi giocatori, come i giovani Paolo Rossi (il Pablito capocannoniere del Mundial spagnolo con 6 reti e Pallone d'Oro 1982), Domenico Marocchino e Giuseppe Galderisi.

Il trionfo della Nazionale nel campionato del mondo in Spagna fu anche il trionfo della Juventus. Della squadra che si laureò Campione del Mondo l'11 luglio 1982 a Madrid ben sei giocatori su undici titolari erano della Madama. Oltre a ciò in quei mondiali si distinsero altri due giocatori che proprio quell'estate erano arrivati alla corte della Juventus, ovvero il polacco Zbigniew Boniek ed il francese Michel Platini, che avevano portato le loro nazionali rispettivamente al terzo e quarto posto di quello mondiale e che sarebbero stati tra i principali protagonisti della Juventus negli anni successivi.

Con queste premesse i trionfi della Juventus si allungarono sempre più: nella stagione 1982-83 ottenne un sofferto successo in Coppa Italia (per la settima volta) battendo in finale l'Hellas Verona: all'andata, a Verona, gli scaligeri si aggiudicarono l'incontro per 2-0, mentre nella gara di ritorno la Juventus riuscì a ribaltare il risultato vincendo 3-0 dopo i tempi supplementari. Nella stessa stagione la Juve vinse anche il Mundialito Clubs, ma perse ancora una volta l'epilogo della Coppa dei Campioni, dopo un trionfale cammino (6 vittorie e 2 pareggi su 8 gare): ad Atene ad avere la meglio fu l'Amburgo, con un beffardo gol segnato nei minuti iniziali da Felix Magath, come contro l'Ajax 10 anni prima.

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Gaetano Scirea, capitano della Juventus FC nella stagione 1983-84.

Quella finale costituì l'ultima esibizione in campo con i colori della Juventus di due giocatori che hanno fatto storia nel club: il portiere Dino Zoff e l'attacante Roberto Bettega. Il primo si ritirò dall'attività poche settimane dopo, il secondo concluse la sua carriera in Canada.
Nella stagione 1983-84 la Juve dominò in Italia e in Europa, conquistando da una parte lo scudetto e dall'altra la Coppa delle Coppe, battendo in finale il 16 maggio 1984 a Basilea il Porto per 2-1. Il 16 gennaio 1985 i bianconeri vinsero la Supercoppa Europea a Torino, battendo in una grande partita il Liverpool per 2-0 con doppietta di Zibì Boniek (soprannominato da Giovanni Agnelli Il bello di Notte, proprio perché si esprimeva al meglio nelle partite in notturna di coppa); la gara di ritorno non venne disputata in quanto il Liverpool non fu in grado di trovare una data utile per giocare.

L'anno successivo la Juventus approdò alla sua terza finale di Coppa dei Campioni contro lo stesso Liverpool, detentore del trofeo. Si giocò a Bruxelles, il 29 maggio 1985, nello stadio "Heysel" (adesso intitolato a Re Baldovino del Belgio). Circa un'ora prima dell'inizio della partita improvvisamente un gruppo di sostenitori del Liverpool scavalcò la rete che divideva il loro settore da quello limitrofo per aggredire un gruppo di tifosi della Juventus, sembra per reagire a qualche provocazione verbale. Questo suscitò il panico degli altri sostenitori juventini che occupavano il settore Z dello stadio e che cominciarono ad arretrare. La calca che ne seguì fu drammatica e, complice anche il crollo del muro che delimitava il settore, ben 39 persone persero la vita, 32 dei quali italiani. Molti tifosi vennero soccorsi sul campo, mentre altri corpi senza vita vennero sistemati a bordo campo. Le due squadre erano negli spogliatoi senza sapere cosa fosse esattamente successo e se la partita si potesse disputare o meno. Alla fine l'UEFA e le autorità locale imposero di giocare. In un'atmosfera resa surreale dalla tragedia, la Juventus vinse per 1-0 con calcio di rigore fatto da Platini al 57', ma quella sera ogni episodio legato al calcio giocato passò in secondo piano di fronte a quello che è ancora ricordato come uno degli episodi più neri della storia del calcio: la Strage dell'Heysel. In quell’anno la Juve concluse il campionato al sesto posto.

I bianconeri, senza Boniek, venduto alla Roma, e Rossi, ceduto al Milan, ma con nuovi giocatori come il danese Michael Laudrup, Lionello Manfredonia e Luciano Favero nella squadra, conquistarono un altro scudetto nella stagione 1985-86, grazie ad un iniziale sequenza di 8 vittorie consecutive e 26 punti su 30 ottenuti nel girone di andata, e la prima Coppa Intercontinentale, l'8 dicembre 1985, battendo a Tōkyō l'Argentinos Juniors per 6-4 dopo i calci di rigore, dopo che i tempi supplementari si erano conclusi sul 2-2 (con un gol, in posizione regolare, annullato a Platini) in una partita indimenticabile. La Juventus è ormai considerata una nuova potenza calcistica europea.

Per la prima volta nella storia del calcio europeo una società aveva conquistato le tre più grandi competizioni europee (Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa UEFA) e, con la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale nella bacheta societaria, tutte le coppe [9] a livello mondiale. Pertanto la Juventus, avendo ottenuto questo tris di coppe in Europa (definito Grande Slam), ricevette la Targa UEFA nel 1987.

Al termine del campionato 1985-86 si chiuse il famoso "decennio Trapattoni", una della ere più vincenti di tutti i tempi a livello di clubs. Trapattoni ritornò poi alla guida della Juventus nel 1991-92, ma nel frattempo passò all'Inter. Il 17 maggio 1987 Le Roi Michel Platini, che in cinque stagioni con la Vecchia Signora aveva vinto due campionati nazionali, due coppe europee (una Coppa delle Coppe e una Coppa dei Campioni), una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale, tre titoli consecutivi di capocannoniere della Serie A e tre edizioni consecutive del Pallone d'Oro (dal 1983 al 1985), si ritirò dal calcio giocato, lasciando un vuoto in tutti i tifosi bianconeri.


Il rinnovamento nel periodo 1986-1990 con Marchesi e Zoff

Tra il 1987 e il 1990, la Vecchia Signora conosce quattro anni difficili. Con Rino Marchesi sulla panchina, la Juve iniziò la stagione 1986-87 e l’opera di rinnovamento della sua squadra con una vittoria 2-0 ad Udine contro l’Udinese Calcio e soffiando all'Inter, in extremis, il secondo posto, chiudendo il campionato a 39 punti, 3 in meno del capolista SSC Napoli di Diego Armando Maradona e del ritrovato Bruno Giordano.

La stagione successiva fu molto irregolare, la Juve finita sesta in classifica con 31 punti poté accedere alla Coppa Uefa dopo lo spareggio contro il Torino (0-0 dopo tempo supplementari, 4-2 ai calci di rigore).
Il 3 settembre 1989 perì in un incidente stradale a Skiernewice, in Polonia, Gaetano Scirea, per anni libero, capitano e simbolo della squadra, recordman di presenze in maglia bianconera, diventato poi osservatore per la società. La squadra bianconera, sotto la guida di Dino Zoff, finì il campionato di quell'anno al 4° posto, così come nella stagione successiva.


I primi anni novanta: il nuovo ciclo con Trapattoni

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Lo Stadio "delle Alpi" in notturna.

Il 5 febbraio 1990, mentre s'inaugura lo Stadio "delle Alpi", costruito per ospitare i Mondiali d'Italia '90, l'avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano prese il posto di Giampiero Boniperti alla presidenza della società. La Juve, con Dino Zoff in panchina, conquistò l'ottava Coppa Italia battendo in finale il Milan di Sacchi, pareggiando 0-0 a Torino e vincendo poi per 1-0 a Milano. Sempre in quell'anno vinse la Coppa UEFA, dopo un'emozionante doppia finale tutta italiana contro una delle più acerrime squadre rivali dei bianconeri, la Fiorentina (3-1 a Torino e 0-0 sul campo neutro di Avellino). Questi furono i primi trofei vinti dopo quattro stagioni non molto esaltanti.
Nella stagione successiva, Zoff lasciò il posto all'emergente allenatore Gigi Maifredi, il quale, nonostante l'arrivo di nuovi campioni del calibro di Roberto Baggio (Pallone d'Oro nel 1993) Júlio César da Silva, Paolo Di Canio e Jürgen Kohler non solo non vinse nulla, ma non riuscì neanche a portare la squadra oltre il settimo posto in campionato: dopo ventinove anni, la Juve non si qualificò per nessuna competizione europea.
Nella stagione 1991-92 Trapattoni tornò ad allenare la Juve. Con lui in panchina, il club bianconero ritornò competitivo, ma le amarezze continuarono: la Juve perse la finale di Coppa Italia contro il Parma e si piazzò seconda in campionato. Nella stagione 1992-93 la squadra venne rafforzata con Andreas Möller e Gianluca Vialli, nuovo idolo della tifoseria, e vinse per la terza volta la Coppa UEFA battendo per 3-1 in Germania e per 3-0 a Torino il Borussia Dortmund. In quel torneo la squadra segnò 32 reti, per un totale di 106 nell'intera stagione. In campionato, invece, si classificò al quarto posto.


L'era vincente di Lippi (1995-1999): la seconda doppietta ed una nuova rivoluzione europea


Con l'avvento della Triade composta dal direttore generale Luciano Moggi, dall'amministratore delegato Antonio Giraudo e dal vicepresidente, ed ex giocatore juventino, Roberto Bettega alla guida della dirigenza sportiva ed economico-finanziaria dal 1994 fino al 2006, la Juve diede una scossa all'ambiente. Il primo passo della società per ritornare ai massimi livelli fu la scelta dell'allenatore, Marcello Lippi, che sedette sulla panchina bianconera a partire dalla stagione 1994-95.
La Vecchia Signora, dopo nove anni senza vittorie in campionato, tornò alla conquista del titolo. Oltre a vincere il suo 23° scudetto (con 96 reti e dieci punti di vantaggio sulla Lazio e sul Parma), ottenne la sua nona Coppa Italia (contro il Parma, vinse 1-0 a Torino e 2-0 a Parma), realizzando così la seconda "doppietta" della sua storia. L'unica nota stonata della stagione fu la sconfitta nella finale di Coppa UEFA, ad opera del Parma (1 a 0 al Tardini per gli emiliani, goal di Dino Baggio, 1 a 1 nel ritorno giocato a Milano, goal di Vialli e pareggio ancora dell'ex bianconero Dino Baggio), divenuto in quel periodo un aspro avversario per i bianconeri.

L'anno successivo la Juventus, che annoverava in squadra campioni come il proprio Vialli, Fabrizio Ravanelli, Paulo Sousa, Alessandro Del Piero, Angelo Peruzzi, Didier Deschamps, Antonio Conte, Ciro Ferrara e Gianluca Pessotto, conquistò l'ultimo trofeo mancante nella bacheca societaria: la Supercoppa Italiana, un trofeo creato dalla FIGC nel 1988 sul modello della Supercoppa Europea. Anche in questo caso si trattò di una vittoria contro il Parma, per 1-0 al "delle Alpi".
Le energie vennero poi concentrate sulla Champions League (ex Coppa dei Campioni), vinta il 22 maggio 1996, a undici anni di distanza dalla triste vittoria dell'Heysel. La Juventus affrontò nella finale di Roma l’Ajax, battendolo 5-3 ai calci di rigore dopo che i tempi supplementari si erano conclusi sul 1-1, in una partita palpitante e ricca di emozioni: Jari Litmanen rispose sul finire del primo tempo regolamentare al gol del bianconero Ravanelli e, nella lotteria dei rigori, dopo le parate di Angelo Peruzzi sui tiri di Sonny Silooy e Edgar Davids per gli olandesi, fu decisivo il rigore messo a segno da Vladimir Jugović.
Nel 1997 la Juventus celebrò il 100° anniversario della sua fondazione con una manifestazione denominata Juvecentus. Dopo una campagna acquisti faraonica che vide arrivare campioni del calibro di Zinédine Zidane, Christian Vieri e Alen Bokšić la stagione 1996-97 fu inaugurata con una nuova vittoria, nella doppia finale di Supercoppa Europea contro i vincitori della Coppa delle Coppe del Paris Saint-Germain. Si trattò di una sfida a dir poco storica, vista la roboante vittoria per 6-1 al "Parco dei Principi" di Parigi all'andata, e il 3-1 inflitto dai bianconeri a Palermo al ritorno. Ancora più esaltante fu la conquista della seconda Coppa Intercontinentale a Tokyo, il 26 novembre 1996, grazie ad un grande gol di Alessandro Del Piero, diventato nel frattempo bandiera bianconera, all'81' contro i campioni sudamericani del River Plate. Tutte queste vittorie vennero dedicate ad un giovane campione juventino prematuramente scomparso, Andrea Fortunato, terzino sinistro morto per una grave forma di leucemia il 25 aprile 1995.
In quella stagione erano presenti giocatori come Edgar Davids (acquistato a dicembre dal Milan, dove il centrocampista si era ambientato male), Christian Vieri (ceduto l'anno dopo all'Atletico Madrid), Zinédine Zidane, e Paolo Montero. Il 24°, contestato, scudetto della storia bianconera venne conquistato con 65 punti, dopo un finale palpitante a causa della rincorsa del Parma. La Juve, reduce dallo storico 6-1 inflitto a San Siro al Milan in campionato, sconfisse l'Ajax in due grandi semifinali vinte per 2-1 all'Amsterdam ArenA, e con un perentorio 4-1 nel ritorno a Torino; perse per 1-3 in una finale di Champions League giocata a Monaco di Baviera, il 25 maggio 1997, contro il Borussia Dortmund (in cui militavano anche ex-calciatori juventini, tra cui Möller e Paulo Sousa) dove si registrarono molti errori arbitrali in favore della formazione tedesca.
L'anno successivo la squadra vinse la Supercoppa Italiana ed il 25° scudetto grazie al tandem d'attacco composto da Del Piero e Inzaghi (acquistato dall'Atalanta al posto di Vieri) con 5 punti di vantaggio sull'Inter. Nella terza finale consecutiva di Champions League, giocata ad Amsterdam il 25 maggio 1998, la Juve cedette per 0-1 al Real Madrid grazie a un gol di Predrag Mijatović in fuori gioco.

Nella stagione 1998-99, proprio quando la Juventus era in testa alla classifica, Alessandro Del Piero si infortunò nella partita di campionato contro l'Udinese, dando il via ad una serie di episodi sfortunati che accompagnarono la squadra per tutta la stagione, culminata con le dimissioni di Lippi. Al suo posto subentrò Carlo Ancelotti, che condusse la Juventus al sesto posto in campionato e alle semifinali di Champions League contro il Manchester United, che eliminò i bianconeri con un'incredibile sconfitta su rimonta al "delle Alpi" (da 2-0 a 2-3), dopo il pareggio all'"Old Trafford" per 1-1.

SPOILER (click to view)
Le accuse di Zeman e il giudizio sull’abuso di farmaci (1998)
Nell'estate del 1998 Zdeněk Zeman, all'epoca allenatore della Roma, lancia un allarme a proposito di un supposto eccessivo ricorso ai farmaci da parte delle società di calcio. Incalzato dalla stampa, l'allenatore boemo cita ad esempio i giocatori juventini Gianluca Vialli e Alessandro Del Piero. Sulla base di queste dichiarazioni il procuratore di Torino Raffaele Guariniello apre un'inchiesta che porterà ad un lungo procedimento processuale a carico della Juventus e che vedrà imputati Riccardo Agricola (medico sociale) ed Antonio Giraudo (amministratore delegato). Nella sentenza di primo grado si ravvisa il comportamento irregolare del medico Riccardo Agricola, che viene condannato ad 1 anno e 10 mesi, sospesi condizionalmente, per frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute (compresa la somministrazione di Eritropoietina) mentre non si ravvisano reati per Antonio Giraudo, che viene assolto. I legali della Juventus ricorrono contro la sentenza di primo grado, che viene ribaltata in secondo grado. Sulla base della delibera della CAS o Camera di Arbitraggio dello Sport [11], nel aprile 2005 [12] alla richiesta presentata dalla Commissione Scientifica Antidoping del Comitato Olimpico Nazionale Italiano alcuni mesi prima [12], la Corte d'Appello di Torino, infatti, assolve pienamente gli imputati «perché il fatto non costituisce reato» e argomentando che i farmaci somministrati ai calciatori della Juventus non rappresentava doping, che la somministrazione di sostanze lecite atta a migliorare le prestazioni sportive non può (in generale, e quindi a prescindere dalla Juventus ed il suo medico), essere considerata doping, sulla base della legislazione in vigore all'epoca dei fatti oggetto del giudizio e che la somministrazione di EPO non è stata provata. La procura di Torino ricorre allora in cassazione contro la sentenza di secondo grado, ritenendo erronea l'interpretazione e l'applicazione delle norme di diritto che hanno motivato la sentenza di assoluzione. Nel marzo del 2007, infine, la Corte di Cassazione conferma la sentenza di assoluzione del secondo grado di giudizio al cargo contro la società, cioè, per quel che riguarda la somministrazione di EPO (la stessa, infatti non è stata ritenuta provata. De facto, quella è stato una sostanza illegale per l'Agenzia Mondiale Antidoping solo dalla stagione 2000-01 per illecito nel ciclismo) [13], dichiarando invece l'inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale [13], ma accoglie il ricorso della procura e annulla la sentenza di secondo grado per la somministrazione di specialità medicinali diversi dall'EPO, non entrando nuovamente nel merito delle posizioni degli imputati perché i reati loro contestati sono nel frattempo (dal 1 aprile 2007) prescritti [13]. Si apre a questo punto, tra opinione pubblica e media, il dibattito sul reale esito e sul reale significato del processo in questione. Per alcuni la Corte di Cassazione ha di fatto sancito l'innocenza degli imputati. Per altri ne ha di fatto sancito la colpevolezza. Nelle motivazioni pubblicate nel maggio del 2007, la Corte di Cassazione non lascia però dubbi: «Questo collegio ha ritenuto che la condotta degli imputati integri il delitto di cui all'articolo 1 della legge 401/89 [14], apparendo condivisibili quanto al resto le affermazioni della Corte territoriale con riferimento all'equiparazione della posizione degli imputati».
Anche sul piano sportivo, il procedimento disciplinare a suo tempo insteaurato dalla Procura Antidoping nei confronti al dott. Agricola per la somministrazione di farmaci si è concluso con la prescrizione emessa in primo grado dalla Commisione Disciplinare, decisione confermata ulteriormente dalla Commissione di Appello Federale (CAF) e dal Giudice di Ultima Istanza in materia di doping (GUI) nel 19 gennaio 2007 [15].


Il ventunesimo secolo

Il biennio di Ancelotti, il ritorno di Lippi e l'ingresso in Borsa

Nella stagione 1999-2000, sotto la guida di Ancelotti, i bianconeri vinsero la Coppa Intertoto dell'UEFA [9], che garantì il diritto alla partecipazione alla Coppa UEFA 2000 (dove la Juve non andò oltre gli ottavi, persi contro il Celta de Vigo), ma lo scudetto sfuggì all'ultima giornata, a causa di una sconfitta arrivata per mano del Perugia di Carlo Mazzone su un campo allagato da un violento nubifragio abbattutosi sul capoluogo umbro nell'intervallo tra il primo e il secondo tempo ma, nonostante questo, l'arbitro Collina volle farla disputare ad ogni costo. La Lazio si laureò, con molta polemica, campione d'Italia sorpassando inaspettatamente gli juventini. Nella stagione successiva (2000-01), la Juve non riuscì a sostenere il ritmo della Roma e concluse il campionato alle sue spalle.


Il 2001-02 fu una stagione di grossi cambiamenti in casa juventina. Nell'estate del 2001 si ebbero due importanti addii: quelli del fantasista francese Zidane, che fu ceduto al Real Madrid per l'esorbitante cifra di 70 milioni di euro (record assoluto nelle trattative di calciomercato), e di Inzaghi, ceduto al Milan. Fu sostituito Ancelotti con Marcello Lippi, che ritornò ad allenare il club bianconero, dopo uno sfortunato periodo all'Inter. La Juventus, grazie anche all'apporto dei neo-acquisti Pavel Nedvěd (Pallone d'Oro nel 2003), Lilian Thuram, David Trézéguet (giustiziere dell'Italia agli Europei del 2000) e Gianluigi Buffon, vinse il suo 26° scudetto all'ultima giornata il 5 maggio 2002 - che i tifosi bianconeri ricordano come il Cinque Maggio -, ai danni dell'Inter di Héctor Cúper, che perse all'Olimpico contro la Lazio per 4-2, facendosi in questo modo superare in classifica dai bianconeri.


Il 20 dicembre 2001 la Juventus entrò in Borsa, compiendo un nuovo importante passo nell’evoluzione da società calcistica civile a "entertainment and leisure group": nei primi anni del XXI secolo, con oltre duecento milioni di euro di fatturato, la Juventus era la terza società calcistica per ricavi in Europa, dopo Manchester United e Real Madrid. Negli anni successivi la Juventus è riuscita a realizzare in diverse occasioni utili di bilancio, anche grazie a scelte non sempre popolari verso tifosi e giornalisti, ma che hanno privilegiato la crescita dei ricavi, il contenimento dei costi e dei debiti attraverso la decisione di spendere, per l'acquisto di calciatori, solo il denaro incassato attraverso la vendita di altri giocatori. In questo modo si è potuta finanziare l'apertura di un centro sportivo a Vinovo, nei pressi di Torino, e la ristrutturazione dello Stadio delle Alpi.


Nella stagione 2002-03, dopo la vittoria della terza Supercoppa Italiana contro il Parma, disputatasi a Tripoli, i bianconeri si aggiudicarono il 27° scudetto con due giornate d'anticipo e raggiunsero la settima finale di Champions League della storia juventina eliminando avversari blasonati come il Barcellona nei quarti di finale e, soprattutto, i galácticos del Real Madrid in semifinale. La gara di ritorno allo Stadio delle Alpi contro le merengues, vinta per 3-1, è ricordata come una delle più grandi partite della storia bianconera. Nella finale tutta italiana contro il Milan, giocata a Manchester il 28 maggio, la Juventus, senza Nedvěd (squalificato), cedette ai calci di rigore per 2-3 dopo che la partita si era conclusa a reti bianche. A decidere la sfida fu il rigore realizzato da Andriy Shevchenko per i rossoneri, mentre per i bianconeri andarono in gol Birindelli e Del Piero, ma sia Trézéguet, sia Montero, sia Zalayeta fallirono il loro penalty, rendendo inifluenti gli errori rossoneri di Kaladze e Seedorf. La squadra bianconera non poté così dedicare la Coppa alla memoria dell'Avvocato Gianni Agnelli, scomparso a causa di un cancro alla prostata il 24 gennaio di quell'anno.


L’estate 2003 iniziò con un evento particolarmente significativo: il 15 luglio venne siglato l’accordo con il Comune di Torino per l’acquisizione del diritto di superficie per 99 anni dello Stadio delle Alpi, in modo che la società lo gestisca direttamente. In agosto la squadra si recò negli Stati Uniti d'America per giocare la Supercoppa italiana (che inaugurò la stagione 2003-04) contro il Milan. La Juventus si prese la rivincita contro i Diavoli rossoneri ai tiri di rigore, al Giants Stadium di New York, dopo un rocambolesco 1-1 maturato negli ultimi minuti dei tempi supplementari. Durante la trasferta americana, un altro lutto colpì la società: la scomparsa del presidente Vittorio Caissotti di Chiusano. Al suo posto venne nominato Franzo Grande Stevens, vicepresidente FIAT, che restò in carica per due anni.


Dopo quella vittoria, il resto della stagione si rivelò avaro di soddisfazioni per i bianconeri. Eliminati dal Deportivo La Coruña negli ottavi di finale della Champions League, perse la finale di Coppa Italia contro la Lazio di Roberto Mancini e, dopo aver tenuto la testa della classifica per la prima parte della stagione, crollò a vantaggio di Milan e della Roma, finendo terza in Serie A a due punti dai giallorossi e a tredici dai rossoneri. Alla fine dell'annata la società fu colpita da un altro lutto: il 27 maggio 2004 morì di cancro ai polmoni Umberto Agnelli, già presidente del club juventino.


Dai trionfi con Capello alla Serie B

Nell'estate 2004 avvenne un nuovo cambiamento: la squadra venne affidata, a sorpresa, a Fabio Capello. Fu un arrivo tra le polemiche: nel mese di aprile dello stesso anno infatti Capello, in quel momento allenatore della Roma, aveva dichiarato di non aver alcun interesse ad allenare i bianconeri. Arrivarono anche nuovi giocatori come il brasiliano Emerson (dalla Roma), Fabio Cannavaro (dall'Inter), Manuele Blasi (dal Parma), il francese Jonathan Zebina (dalla Roma) e una nuova punta, lo svedese Zlatan Ibrahimović (dall'Ajax).
Dopo un lungo testa a testa con il Milan nel campionato 2004-05, nello scontro diretto per lo scudetto l'8 maggio 2005, le Zebre batterono 1-0 il Milan di Ancelotti a San Siro. Il 21 maggio 2005, grazie al pareggio nell'anticipo tra Milan e Palermo, la squadra si laureò campione d'Italia, conquistando alla fine del torneo 86 punti, sette in più del Milan. La Juve venne però eliminata nei quarti di finale della Champions League ad opera del Liverpool (sconfitta per 2-1 in Inghilterra, con un gol annullato a Alessandro Del Piero in posizione regolare, e pareggio 0-0 al Delle Alpi), che poi avrebbe vinto la coppa, in finale contro il Milan.
La Signora, rafforzata con il giocatore francese Patrick Vieira (dall'Arsenal) nel campionato 2005-06 batté il record storico di vittorie consecutive: nove, dal 28 agosto 2005 con la vittoria 1-0 contro il Chievo al 26 ottobre 2005, Juventus 2-0 Sampdoria. Detto record venne successivamente migliorato dalla Roma (11 vittorie consecutive, nella medesima stagione) e dall'Inter (17 consecutive nel campionato successio).
Il 7 marzo 2006 la Juve sconfisse il Werder Brema in extremis per 2-1, nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League, eliminandolo dopo il 2-3 delle Weser Stadion di Brema, ma fu eliminato nei quarti di finale dagli inglesi dell'Arsenal (0-2 all'andata e 0-0 al ritorno).
Vincendo 2-0 sul campo neutro di Bari contro la Reggina il 14 maggio la Juve conquistò lo scudetto per la seconda volta consecutiva, con 91 punti e tre di vantaggio rispetto al Milan. Per tutta l'"era Capello" (76 giornate), la Juve fu sempre capolista della Serie A.
Alla fine dello stesso anno, la società rimase invischiata in un'inchiesta nata da alcune intercettazioni telefoniche a carico dei dirigenti bianconeri Luciano Moggi e Antonio Giraudo: dalle intercettazioni stesse si trovò parziale conferma di un sospettato rapporto privilegiato con designatori arbitrali e si poté dimostrare come il loro operato sul campo fosse influenzato dai dirigenti juventini, che riuscivano così ad ottenere aiuti sul campo per la loro squadra; nonostante ciò, al termine dell'inchiesta, il solo arbitro Massimo De Santis venne condannato in relazione a una singola gara, Lecce - Parma, che nulla aveva a che vedere con la Juve. Si tratta del più grande scandalo che mai abbia coinvolto il campionato italiano: le indagini portarono alla luce una rete di rapporti illeciti tra i massimi dirigenti della FIGC e diverse società partecipanti ai vari campionati professionistici, nonché conflitti d'interesse nella gestione dei contratti dei giocatori. A seguito dei fatti descritti, Moggi presentò le sue dimissioni alla Juventus subito dopo l'ultima giornata del campionato, seguito pochi giorni dopo da Giraudo e dal presidente Grande Stevens. Per porre riparo alla grave situazione creatasi, il consiglio d'amministrazione della società venne sciolto e ricomposto a fine giugno con nuovi elementi scelti dagli azionisti, tra cui l'ex calciatore bianconero Marco Tardelli e l'allenatore della Nazionale italiana di pallavolo Gian Paolo Montali; vennero nominati presidente Giovanni Cobolli Gigli e amministratore delegato Jean-Claude Blanc.
Lo scandalo, noto col nome di Calciopoli (o Moggiopoli secondo la Gazzetta), culminò in un procedimento di giustizia sportiva: a seguito di una iniziale richiesta di retrocessione della Juventus in serie C1, la sentenza di secondo grado costò la revoca dello scudetto 2004-05, la revoca dello scudetto 2005-06 (in seguito assegnato all'Inter) e la retrocessione in Serie B, con una penalizzazione di 30 punti - successivamente ridotti prima a 17 e, dopo l'arbitrato del Coni, a 9 - da scontare nel campionato 2006-2007, insieme a un'ammenda e la squalifica del campo per 3 turni, anche questa annullata dopo l'arbitrato. In aggiunta a ciò, i due dirigenti della "Triade" più coinvolti nell'inchiesta, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, vennero condannati a cinque anni di inibizione con annessa proposta di radiazione per tentato illecito sportivo. La squadra, dopo la fallita conciliaziona al CONI, tentò di ricorrere al TAR del Lazio, ma abbandonò tale ipotesi in quanto rischiosa: dopo il Caso Catania del 2003, infatti, il codice di giustizia sportiva venne cambiato, costringendo le società a non ricorerre per fatti sportivi al TAR, causa la possibile radiazione della società stessa. A seguito del processo, molte stelle della formazione bianconera preferirono passare ad altre squadre di alto livello (è il caso di Emerson e Cannavaro ceduti al Real Madrid, Zambrotta e Thuram ingaggiati dal Barcellona, e Vieira ed Ibrahimović acquistati dall'Inter).
Queste sentenze hanno suscitato le polemiche dei tifosi bianconeri, che sostengono di essere stati gli unici veramente puniti dopo Calciopoli e - soprattutto in seguito a un'intervista rilasciata dal presidente della Corte d'appello, dopo la sentenza, nella quale dice che non è stato accertato alcun illecito da parte della Juventus - che la Triade non abbia fatto nulla che non sia abitudine anche di molti altri dirigenti di altri club.


La rinascita e la stagione dominata in serie cadetta

Il 10 luglio arrivò sulla panchina bianconera Didier Deschamps, già centrocampista della Juve nella seconda metà degli anni novanta: fu il primo allenatore non italiano in 33 anni, dopo Vycpálek.
Dopo 36 partite del campionato cadetto 2006-07, la Juventus (nonostante la punizione di 9 punti) si trovò in testa alla classifica di B, trascinata dai campioni rimasti in bianconero come Del Piero, Trézéguet, Camoranesi, Buffon e Nedvěd e dai numerossimi giovani del suo vivaio lanciati dall'allenatore, come Matteo Paro, Claudio Marchisio, Sebastian Giovinco e Raffaele Palladino.
Il 15 dicembre 2006, poco prima dell'inizio della gara tra la Signora ed il Cesena, accadde un tragico incidente nel centro sportivo del club bianconero, Juventus Center, dove due ragazzi della formazione giovanile Berretti, il centrocampista Alessio Ferramosca ed il portiere Riccardo Neri, perdono la vita anneggando in un laghetto artificiale. Quella gara non venne giocata, insieme a tutte le partite della società a livello giovanile.
La Juventus fu l'unica squadra professionistica in Europa ad aver concluso l'anno solare 2006 senza alcuna sconfitta in campionato [16].
Gareggiando sempre tra le prime posizioni della serie cadetta, la Juve collezionò appena tre sconfitte [17].
Il 19 maggio 2007, dopo la vittoria per 5-1 in trasferta ad Arezzo, la Juventus raggiunse la matematica promozione in Serie A con tre giornate di anticipo rispetto alla fine del campionato. Il 26 maggio, vincendo in casa per 2-0 contro il Mantova, la Juve ottenne matematicamente il primo posto nella serie cadetta. La stessa sera l'allenatore Deschamps risolse consensualmente il contratto con la società. La panchina venne occupata fino alla fine del campionato dall'allenatore in seconda Giancarlo Corradini. Il 4 giugno venne ufficializzato il nome del nuovo allenatore, Claudio Ranieri, che ha iniziato la sua avventura sulla panchina della Juve il 1° luglio 2007.

La stagione 2007/08

Con il nuovo tecnico Claudio Ranieri la Juventus punta a tornare nel più breve tempo possibile al calcio che conta e che da sempre ha visto protagonista la società torinese. Per raggiungere quest'obiettivo il direttore sportivo Alessio Secco e l'amministratore delegato Blanc si sono assicurati le prestazioni di diversi calciatori: Vincenzo Iaquinta, Domenico Criscito, Sergio Almirón, Tiago Mendes, Zdeněk Grygera e Hasan Salihamidžić e riscattato alcuni giovani in comproprietà con altre squadre, come Cristian Molinaro e Antonio Nocerino (quest'ultimo proveniente dal vivaio juventino).

La formazione allenata da Ranieri supera agevolmente il turno preliminare in Coppa Italia (3-1 a Parma con reti di Almirón, Molinaro e Salihamidžić) Arriva solo al novantesimo grazie ad un gol di Chiellini la vittoria a Cagliari alla seconda giornata (3-2 a segno anche Trézéguet e Del Piero). Il 16 settembre alla terza giornata la primasconfitta dei bianconeri 1-0 in casa contro l' Udinese, nel turno successivo ottengono un buon pareggio a Roma contro i giallorossi (2-2 Trézéguet e Iaquinta a segno entrambi di testa).

Dopo 4 anni e mezzo, il 30 settembre 2007 torna il Derby di Torino, subito tensioni tra tifosi e forze dell'ordine prima della partita, durante la partita le due squadre hanno entrambe paura di perdere ma poi Trézéguet al '93 regala la vittoria, che sembrava ormai insperata.Nel turno successivo arriva un pareggio a firenze,in vantaggio con rete di Iaquinta, i bianconeri vengono raggiunti nel finale da un rigore dell'ex Mutu,mentre nei giorni successivi arriva il tanto atteso rinnovo del contratto di Del Piero fino al 2010. E' proprio il capitano a mettere il sigillo sulla vittoria per 1-0 sul Genoa, mentre una rete, ancora di Del Piero, non basta per battere il Napoli che si impone per 3-1 aiutata vistosamente dall'arbitro Bergonzi che concede ai padroni di casa due rigore inesistenti. Nel turno infrasettimanale del 31 ottobre la Juve liquida l'Empoli con un netto 3-0, con Trezeguet autore di tutte le reti dell'incontro. Il 4 novembre allo stadio Olimpico si disputa la partita più attesa per tutto l'ambiente juventino: Juventus-Inter. Nonostante una buona partenza gli uomini di Ranieri si trovano in svantaggio (rete di Cruz al 41°) ma grazie a un'orgogliosa reazione trovano il pareggio a 10 minuti dal termine con un destro di Camoranesi deviato dall'interista Samuel. La settimana seguente i bianconeri sonon ospiti del Parma,dove ottengono un punto, 2-2 in rimonta, partita condizionata da qualche decisione dell'arbitro Gava quantomeno dubbia (rigore concesso al parma e gol annullato a Iaquinta al 93°). A segno per la signora Legrottaglie e Iaquinta.

Nella tredicesima la Juventus travolge in casa il Palermo, 5-0 con reti di Trezeguet,Iaquinta,Del piero (2 volte) e Marchionni. 6 giorni dopo finisce a reti inviolate la sfida di San Siro contro i rossoneri, mentre nel turno numero quindici è Pavel Nedved a sbloccare nel finale cotro l'Atalanta di Del Neri(1-0).Prima della sosta natalizia la formazione allenata da Ranieri ottiene altre 2 vittorie, 3-2 a Roma contro la Lazio (doppietta del capitano e rete in mischia di Trézéguet) e 2-0 in casa contro il Siena con un gol ancora del bomber franco-argentino ed una rete di Salihamidžić. Il 12 gennaio i bianconeri sul campo del Catania agguantano il pareggio soltanto al novantesimo con un rigore trasformato da Del Piero,mentre tre giorni dopo trovano il pass per i quarti di finale della coppa Italia grazie al 5-3 sull' Empoli con Iaquinta trascinatore dopo che l'andata era terminata 2-1 per i toscani. La domenica successiva la Sampdoria strappa un pareggio (0-0) all'olimpico di Torino. Mercoledì 23 gennaio arriva il momento dei quarti di finale di coppa Italia, 2-2 a San siro contro l'Inter in rimonta con gol di Del piero e Boumsong che pochi giorni dopo si trasferisce all'Olympique Lione. Il girone di ritorno comincia con una sonora vittoria a Livorno: 3-1 con Trezeguet,autore di una doppietta, e Del Piero ancora decisivi. Il giorno seguente (28 gennaio 2008) la società ufficializza l'arrivo in prestito di Guglielmo Stendardo e l'acquisto dello svedese Mellberg (soltanto a luglio), mentre è immadiato e a titolo definitivo quello centrocampista maliano Mohamed Sissoko proveniente dal Liverpool. I bianconeri vengono eliminati dalla coppa Italia (3-2 per l'Inter al ritorno con gol di Del Piero e Iaquinta) mentre vengono soprendentemente fermati sull'1-1 dal Cagliari nel ventunesimo turno, in gol Pavel Nedvěd. La compagine guidata da Ranieri riesce a centrare due successi: a Udine (2-1 in rimonta con reti di Camoranesi e l'ex Iaquinta) e contro la Roma grazie ad una splendida punizionde del capitano. Il 23 Febbraio arriva un'inaspettata quanto ingiusta sconfitta sul campo della Reggina:2-1(in gol Del Piero) dove l'arbitro Dondarini si rende protagonista di una prestazione disastrosa, sono almeno 3 i rigori negati alla Juve, mentre ne viene assegnato uno, molto dubbio, alla squadra di casa proprio allo scadere.La Juventus manca i 3 punti anche nel derby di ritorno, 0-0, e in casa contro la Fiorentina (sconfitta nei minuti di recupero 3-2). I bianconeri ottengono due vittorie riprendendosi dal momento di leggera crisi, 2-0 a Genoa in trasferta , reti di Grygera e Trezeguet e 1-0 al Napoli con gol di Iaquinta. Nel turno infrasettimanale ottiene un pareggio a reti inviolate contro l'Empoli,una gara priva di emozioni che prelude al match clou della giornata numero 30 che vede di fronte a San Siro Inter e Juventus. La partita si rivela un successo entusiasmante per i bianconeri con gol di Camoranesi e Trezeguet, e Maniche per i nerazzurri, il risultato di 2-1 va addirittura stretto agli uomini di Ranieri autori di una prestazione maiuscola.

Note

1^ (IT) Grandi Amici della Juve: Museo - www.grandiamicidellajuve.it, agosto 2001.
2^ a b (IT)
3^ La Juventus rinunciò a dispotare la finale di spareggio dal IX Campionato Federale di calcio italiano contro il Milan –il 6 maggio 1906- per protesta contro il campo dell’US Milanese (a Milano, sede dalla squadra rivale per il trofeo) scelto come “campo neutrale della gara di spareggio”. Il Milan fu dichiarato vincitore di quella partita -che doveva designare la squadra campione d’Italia- per 2-0 grazie alla deliberazione dalla Federazione Italiana Football. Questo è stato il comunicato della Juventus presentato alla FIF in quella occasione:
«La Direzione del F.C. Juventus rifiuta energicamente di accettare la scelta del Campo dell'Unione Sportiva Milanese come campo neutro perché il campo neutro deve essere non solo un campo di un'altra squadra ma avere altresì tutti i requisiti anche morali della neutralità, ovvero deve presentare gli stessi e precisi vantaggi e svantaggi per i due Clubs. Ora il campo dell'U.S. Milanese non si trova in queste condizioni in specie per i seguenti motivi: 1) Non è giusto che trattandosi di un match da farsi in condizioni uguali il F.C. Juventus debba esso solo sostenere la fatica del viaggio Torino-Milano. 2) Il campo dell'U.S. Milanese è troppo conosciuto ai giocatori del Milan Cricket. 3) Non è giusto che il Milan Cricket debba godere dell'appoggio morale del pubblico milanese. Ciò posto la Direzione della F.C. Juventus dichiara che se la deliberazione di questa spettabile Presidenza non verrà revocata, il F.C. Juventus si ritirerà dal campionato italiano di calcio».
4^ Il campionato di Seconda Categoria fu istituito nel 1904 ma fu introdotto nel 1910 come campionato di secondo livello rispetto al torneo di Prima Categoria. Dalla stagione 1912/13 alla stagione 1920/21 la Promozione fu introdotta in sostituzione della Seconda Categoria. La Seconda Divisione del calcio italiano fu istituita, in sostituzione della Promozione, nell'ambito della Confederazione Calcistica Italiana nel 1921 e poi passato sotto le insegne della FIGC nel 1922. L'attuale Serie B del calcio italiano è stata istituita nella stagione 1929/30.
5^ Esiste discordanza tra le fonti riguardo al numero di squadre che dovevano retrocedere nella stagione 1912/13. Secondo alcuni fonti, come l'Almanacco di Calcio Italiano edito da Panini, la retrocessione avrebbe dovuto colpire tutte le ultime classificate dei vari gironi; altre fonti giornalistiche, come la Gazzetta dello Sport, ritengono che la retrocessione riguardasse solo i tre gironi del Torneo Maggiore. A tal riguardo, bisogna ricordare che i gironi dell'Italia centro-meridionale, costituenti il Torneo Peninsulare, furono costituiti al solo scopo di diffondere il calcio e di poter dare al Torneo una "patente" di campionato nazionale, ma il peso sportivo delle squadre che vi giocavano era pressoché nullo.
6^ a b c d (IT) Documentario Grande Storia della Juventus: Il Quinquennio d'Oro - www.youtube.com.
7^ a b Nell'ultima fase della Seconda Guerra Mondiale, tra gli anni 1943 e 1945, la società juventina prese il nome di Juve Cisitalia, in abbinamento con la casa automobilistica, il cui titolare, Piero Dusio, era l'allora presidente bianconero. Curiosamente la FIAT, storicamente legata alla Juventus e allora concorrente della Cisitalia, in quel periodo si abbinò al Torino che assunse la denominazione di Torino FIAT.
8^ (IT) Juventus Football Club S.p.A: Prospetto informativo (Informazioni sull'Emittente, pag.53) (archivio .PDF) - www.consob.it; 24 maggio 2007.
9^ a b c (EN, FR, DE, ES, IT, PT, RU, JA, ) Competizioni calcistiche riconosciute dall'Unione delle Federazioni Calcistiche Europee (leggenda) - www.uefa.com.
10^ (EN) Risultati, statistiche e classifica della Serie A, stagione per stagione, dal 1929 ad oggi - www.resultsfromfootball.com.
11^ Organizzazione giudiziale del Comitato Olimpico Internazionale anche noto come Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS).
12^ a b (EN) Juve assolta da doping da CAS - soccernet.espn.go.com; 28 aprile 2005.
13^ a b c (IT) Juventus Football Club S.p.A: Prospetto informativo (Informazioni sull'Emittente, pag.59) (archivio .PDF) - www.consob.it; 24 maggio 2007.
14^ (IT) Indice della Legge n. 401/89 - www.giustizia.it.
15^ (IT) G.U.I n.15/06 (pag.9) (archivio .PDF) - www.coni.it; 19 gennaio 2007.
16^ (IT, EN, ZH) Articolo La ripresa il 2 gennaio (detaglio delle partite di campionato dell’anno solare 2006 della Juventus FC) - www.juventus.com, 24 dicembre 2006.
17^ La prima contro il Mantova nella trasferta del 13 gennaio (0-1), la seconda contro il Brescia su campo neutro il 10 marzo (1-3), la terza contro il Bari nella trasferta del 3 giugno (0-1) e l'ultima in casa contro lo Spezia il 10 giugno (2-3). Le ultime due sconfitte vennero subite dopo aver raggiunto matematicamente il primo posto in campionato, e l'ultima interruppe l'imbattibilità interna in campionato della Juve, che durava da oltre tre anni (Juventus-Lecce 3-4 del 25 aprile 2004.

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