La storia dell' EROS

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view post Posted on 6/4/2008, 12:44
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PREISTORIA

I primi accoppiamenti umani di cui si ha notizia con una certa attendibilità in ambito europeo riguardavano i cacciatori dell'alto paleolitico. Tali rapporti non possono essere definiti né coniugali, né extraconiugali, in quanto non esistevano le condizioni sociali ed economiche su cui si basa l'istituzione del matrimonio. Nei luoghi dove sono vissuti i primi uomini sono stati ritrovati spesso, in grandi quantità, asce, punte di freccia e raschiatoi, lavorati con una cura maniacale e troppo perfetti per essere stati usati. Gli archeologi pensano che tali oggetti avessero uno scopo seduttivo: servissero, cioè, ai nostri primitivi progenitori per impressionare le donne con la loro abilità manuale.




ETRUSCHI



Ben fatti, atletici e sessualmente attivi. Questi erano gli Etruschi.
Simboli fallici di varie proporzioni e variamente disposti, svolazzano sulle pareti delle tombe di Tarquinia e sui vasi esposti al Museo Nazionale. Molti sono espliciti, altri decorati o camuffati, così ironici da far sospettare che siano stati dipinti solo per scherzo.
La perplessità aumenta se si considera che tutto questo sfarfallìo fallico si trova nelle pareti dei sepolcri che, secondo la nostra cultura, dovrebbe ispirare ben più meste immagini.
Ma gli Etruschi non soffrivano delle nostre inibizioni ed erano allegramente in grado di suscitare l'invidia dei loro contemporanei, incapaci di avere come compagne delle donne così passionali da dedicarsi ad ardenti attività erotiche collettive, fare sesso durante le gare atletiche e gli esercizi acrobatici o amoreggiare perfino alle corse dei cani.

Di maldicenza in maldicenza, gli storici arrivano a dire che le donne etrusche, per una forma estrema di matriarcato, ovviamente incomprensibile sia ai rozzi Romani che ai più sensibili Greci, allevassero i figli senza chiedersi chi ne fosse il padre, figura reputata non necessaria.
In effetti le donne in Etruria godettero di una condizione particolarmente libera, mai però separata da una profonda consapevolezza della solidarietà familiare.
Quella etrusca, era una società in cui le donne contavano; donne giovani, dalla sessualità precoce,consapevoli del proprio corpo, alle quali era sconosciuta la decadenza dovuta all'età.
Per gli uomini era anche meglio.
La vita politica coincideva con la loro piena vita sessuale e al potere c'erano quasi sempre giovani vigoroso e attivi. Questo si evince dalle pitture parietali delle tombe di Tarquinia, singolari ed uniche per la raffigurazione di rapporti sessuali di qualunque tipo, ben diverse dalle omologhe egizie, dove la religione ed il senso quasi parossistico della morte incombono ovunque.
L'aspettativa di vita degli Etruschi era, in media, di quarant'anni. Essi vivevano, quindi, un tempo breve, e morivano giovani con ormoni in eccedenza. Perciò il sesso permeava ogni attività.
Negli affreschi tarquiniesi, anche quando non appare esplicito, esso si rivela nel turgore delle labbra, nella languidezza degli occhi di taglio orientale, nelle capigliature folte, lunghe e ricciolute, nella muscolatura poderosa, nell'impianto fisico delle figure, nella scioltezza dei movimenti, nella disinvoltura dei rapporti, assolutamente privi di qualsiasi volgarità.
Anche la riproduzione di animali, uccelli in volo, delfini che giocano tra le onde, leonesse dalle mammelle turgide, leoni dalle criniere fulve e le code ritte, tutto rimanda ad una vitalità carnosa e sessuale. L'erotismo era natura e la natura erotismo. Mangiare, ballare, suonare, compiere rituali religiosi, ogni atto aveva una pienezza di significato denso ed arcaico che avvicinava, sensualmente, l'umanità agli Dei.




ANTICA GRECIA



Nell'età ellenistica la passione era diventata un capriccioso desiderio di ricercati piaceri. Nelle pitture vasali venivano riprodotte tutte le possibili sfaccettature delle manifestazioni sessuali con esclusione dei rapporti omosessuali, sebbene fossero accettati come una cosa naturale, da tutti i ceti sociali. Anche platone nel suo "Simposio" parlò dell'omosessualità.
Un momento importante della giornata per gli ateniesi di buona società era il simposio, ovvero il banchetto alla fine del quale si svolgevano spettacoli "a luci rosse" ispirate a scene mitologiche.
Nacquero i bordelli dove le schiave venivano fatte prostituire e con il ricavato dei locali si costruì addirittura un tempio ad Afrodite. Le donne facevano largo uso di falli artificiali e sapienti artigiani si dedicavano alla realizzazione degli stessi con cuoio e pelle.
Nell'età classica in Grecia l'amore si faceva solo in una posizione: di fianco. Ciascun partner non poteva dominare l'altro senza con ciò offenderlo, poiché l'uomo e la donna rappresentavano, in modo paritario, i due principi indispensabili della fecondità.
Prendersi da dietro era considerato un regresso al rango di animali, mentre se il marito stava sotto sua moglie, accettava il dominio femminile e perdeva prestigio.
Seneca rimproverò aspramente tutte le donne che "nate per il ruolo passivo, si sono permesse, come delle orrende libertine, di salire sul maschio". Solo schiavi e prostitute potevano praticare queste posizioni perché il loro ruolo era, appunto, quello di oggetti di piacere e a loro si poteva domandare anche quello che non poteva essere richiesto ad una donna rispettabile. Defraudate di una parte del loro piacere, le donne greche si prendevano delle belle rivincite: furbe e smaliziate, avevano infatti scoperto che gli eunuchi, se castrati in età matura, potevano ancora avere un'erezione, senza poter però procreare. Questi schiavi, dunque, messi a vigilare sulla moralità delle donne, finivano per rivelarsi oggetti di piacere.
Per le donne greche l’uso di falli finti (i "baubon") di qualsiasi misura, in cera o legno; ma i migliori erano in cuoio, riempiti con della segatura, mentre per le più esigenti, l'oggetto poteva essere colorato per renderlo più credibile. Il pene era considerato quasi sacro, perché dotato di poteri magici. Ma tra gli uomini greci, spesso proprio quelli che apparivano più virili erano omosessuali e generalmente pederasti…



ANTICA ROMA



Inizialmente i romani erano molto puritani, pur sposandosi in età giovane, dai dodici anni in poi, ancora in epoca augustea era considerato deprecabile che un'amante scoprisse il seno o facesse l'amore con la lucerna accesa. Guardare insistentemente una matrona romana era un reato considerato al pari di uno stupro, inoltre si hanno testimonianze di maltrattamenti verso amanti scoperti che addirittura venivano fatti sodomizzare dagli schiavi. Con il passare degli anni si cominciò con l'assimilare gli usi e costumi sessuali simili ai greci. Come le donne greche, anche le romane, imparata la lezione degli uomini castrati, ma capaci di avere un'erezione, non esitavano un attimo a far castrare gli schiavi più belli.
A partire dalla fine della Repubblica, le romane acquistarono grande libertà e il divorzio divenne una pratica corrente, al punto che scrittori latini come Giovenale e Marziale, per esempio, raccontano di donne sposate anche dieci volte. Nel sottile gioco dell'erotismo, la romana impara ad agghindarsi, a truccarsi, a nascondere le imperfezioni fisiche e ad esaltare i suoi punti forti.
Nel godere di questa nuova libertà, frequentano le terme (che fino al secondo secolo dopo Cristo saranno miste), imparano a danzare e a conoscere i giochi di società.
L'Imperatore Nerone organizzò addirittura un villaggio del sesso in Campo Marzio, dove venivano organizzati banchetti e spettacoli erotici. Ben presto intorno al villaggio sorsero quartieri "a luci rosse" dove le più belle prostitute della città stavano in mostra completamente nude, in pose osciene se non addiritttura si cimentavano in spettacoli saffici. Tanta importanza fu data a questo villaggio tanto che a gestire il tutto furono messe matrone o vergini di buona famiglia di Roma, le quali dovevano recitare la parte di prostitute o di ostesse.
All'inizio della storia di Roma, le ragazze si sposavano giovanissime, dai dodici anni in poi, e i matrimoni erano esclusivamente combinati, come per i Greci. E come le donne greche, anche le romane, imparata la lezione degli uomini castrati, ma capaci di avere un'erezione, non esitavano un attimo a far castrare gli schiavi più belli…
E innamorarsi diventa proprio come un gioco.
Un proverbio in uso all'epoca diceva:
"E' giocando che spesso nasce l'amore".
Ma non era una novità: più di settanta anni prima, a celebrare il corteggiamento e l'amore come piacere, il poeta latino Ovidio aveva scritto "L'arte d'amare", un vero e proprio manuale per insegnare all'uomo come conquistare una donna, con consigli che al giorno d'oggi possono anche farci sorridere, come questo: "Basta che tu ti sieda accanto a lei e che al suo fianco tu stringa il tuo quanto più puoi.
E se per caso, come succede, le si posa in grembo un granello di polvere, tu, pronto, cogli con le dita quel granello; e se non c'è nulla, coglilo lo stesso."
Ma ne "L'arte di amare" si parla anche di come curare regolarmente e migliorare il proprio aspetto fisico, del fatto che le donne devono essere pregate a lungo, di come sia importante far loro regali, ricordarsi dei compleanni ed essere gentili e premurosi



ANTICO EGITTO



In Egitto il sesso era vissuto con estrema naturalezza ed anzi veniva esaltato senza pregiudizi o sensi di colpa.
La nudità era normale: le donne andavano in giro poco vestite o coperta da abiti trasparenti dove poco si lasciava all'immaginazione.
Molta importanza veniva data alla cura del corpo, come dimostra il ritrovamento di numerosi recipienti per cosmetici e sostanze afrodisiache; l'indossare parrucche, il cospargersi di sostanze eccitanti e stimolanti, il dipingersi il corpo erano solo alcuni degli accorgimenti che le donne, ma non solo, usavano prendere per sedurre.
Si hanno testimonianze di pozioni e sistemi che evitassero la gravidanza; uno degli accorgimenti più in uso in previsione di un incontro amoroso era quello di mangiare molta cipolla, (infatti questa era vietata ai sacerdoti i quali avevano fatto voto di castità).
Si presuppone che facesse uso di profilattici ricavati da pellami o teli di lino; in quest'ultimo caso si ornavano con ricami in rilievo per provocare maggior piacere alla donna.



MEDIO EVO


Al Medioevo si associa l’uso delle cinture di castità. Questi strumenti avevano una duplice utilità: fungevano da impedimento ad accoppiamenti sgraditi da parte di quei signori che in caso di guerra lasciavano sole le proprie mogli e come strumento di autodifesa delle donne stesse. In questo secondo caso, infatti, era la sposa che, in periodi di invasioni o guerre, si cingeva con la cintura di castità per sottrarsi alla violenza.
L’uso della cintura era adottata presso i ceti nobiliari. Una leggenda narra che fu introdotta in Europa dai Crociati, utilizzanzola come strumento di tortura, frutto di una mentalità che considerava la donna come una proprietà inalienabile dell'uomo.
coitoLa cintura di castità era di ferro, cingeva la vita come una cintura e i due capi si congiungevano nella parte sottostante e si chiudevano a chiave. Permetteva alla donna di orinare e defecare, nonché di emettere il flusso mestruale, impedendole solo il E, come è stato scritto, "erano fatti così abilmente che non era possibile che la moglie, una volta così imbrigliata, potesse liberarsene per prendersi quel dolce godimento; non c'erano in quegli aggeggi che dei piccoli e stretti buchi, che consentivano di fare la pipì."


EROS IN CINA


In Cina regnava il taoismo, una dottrina filosofico-religiosa fondata nel VI secolo a.C. , dove il Tao è il principio cosmico originario, nel quale si fondono lo Yang e lo Yin (ovvero il principio maschile e quello femminile): gli uomini hanno un principio vitale yang, (lo sperma), e le donne lo yin, ( le secrezioni vaginali), che miscelate insieme fondano il principio stesso della vita.
L'attività sessuale era salutare e garantiva salute e longevità, ecco il perchè della grande importanza e soprattutto della grande manifestazione che gli veniva data. Fin dalla pubertà, le ragazzine venivano preparate al ruolo, studiando libri erotici illustrati, veri oggetti di culto in ogni casa. Nella biblioteca della dinastia Sui (VII secolo) figuravano testi tipo "L'arte della camera da letto" ed altri tredici classici, riguardanti posizioni e ricette per tutte le evenienze, illustrati con disegni molto espliciti. Affinché lo yang, l'essenza maschile, si nutra più a lungo possibile dello ying, l'essenza femminile, è assolutamente necessario procurare alla propria partner il maggior numero di orgasmi e per raggiungere questo scopo all'uomo vengono consigliate pratiche, alle volte anche un po' dolorose, per trattenere l'eiaculazione. E per preparare la donna a ricevere il principio attivo, si raccomandava all'uomo di trascurare la stimolazione di tutte le zone erogene, perché solo se portata al massimo livello di piacere, l'essenza dello yin può essere utile allo yang. La sodomia, la fellatio e la masturbazione venivano consigliate, a patto però che non si avesse eiaculazione. Molto usati i falli artificiali, chiamati "olisbo": i più rudimentali erano di legno, ma i ricchi ne usavano di preziosi, in avorio o giada finemente cesellati, di tutte le misure e per tutti gli orifizi. Per mantenere a lungo l'erezione, gli uomini circondavano il pene con anelli di giada o di avorio e, per aumentare il piacere della partner, si facevano scivolare sotto i testicoli delle campanule birmane, palline che, sfiorando la Terrazza di Gemme (le labbra), rendevano più completa l'eccitazione. L'omosessualità era poi incoraggiata perché i maestri del X secolo pensavano che le forze yang o yin aumentassero grazie a questo tipo di contatti della stessa natura, ma questa non poteva essere una scelta definitiva: serviva solo a preparare l'uomo o la donna a relazioni eterosessuali. Soprattutto gli uomini, infatti, non potevano sprecare la loro preziosa essenza yang con un altro uomo. Le donne, fra di loro, usavano un olisbo doppio, proprio come quelli che si vendono oggi nei sex shop. Oppure "la spiga di Canton", una pianta a forma fallica che si gonfiava a contatto con l'acqua. Per raggiungere il massimo grado di erotismo, e quindi la perfetta fusione cosmica, i corpi dovevano essere preparati da precisi esercizi e da una dieta controllata. Si sviluppò anche una complessa farmacopea che prevedeva, ovviamente, diversi elisir afrodisiaci. I testi antichi consigliavano polvere di gallina calva, tre volte al giorno per due mesi, che permetteva all'uomo di soddisfare quaranta donne; polvere di corna di cervo, che scongiura l'impotenza; quella di bischiniaka glabra, che potenzia le capacità dell'uomo, tanto quanto la bile di scimmia nera. Sempre dagli antichi testi si sa che i cinesi non erano soddisfatti delle misure del loro pene e a riprova di ciò c'è una ricetta per aumentarne le dimensioni: "Riducete in polvere qualche bischiniana glabrae un po' di zostera (un'alga simile alla salicornia), passatela al setaccio e mescolate con estratto di fegato di cane bianco (!!!), sacrificato alla prima luna. Applicate per tre volte quest'unguento sulla verga e sciacquatela con acqua di pozzo tirata su all'alba. Il pene si allungherà di dieci centimetri." Il manuale, però, non specifica in quanto tempo…
I poveri, non potendosi permettere queste cure raffinate e costose, rimediavano legando uno straccio intorno al membro per mantenerlo più a lungo in erezione.



EROS IN GIAPPONE


La produzione delle stampe di carattere "erotico": le shunga si differiscono dalla concezione occidentale dell'erotismo e dalla pornografia, in generale condizionata dal cattolicesimo con esiti sovente sessuofobici, inquanto funzionale al tipo di educazione sessuale per il quale erano destinate.
Comunque sia, anche in Giappone operava una censura del governo, che poneva il suo rigido divieto, sulla riproduzione di album a contenuto erotico. Per ricercare una motivazione antropologica a queste stampe di carattere erotico, possiamo risalire alle antiche credenze giapponesi legate ai culti scintoisti, ed ai relativi culti fallici, strettamente in relazione alla vita rurale che li considerava come altari votivi alla fertilità della terra. Un carattere arcaico che possiamo trovare nella tradizione orgiastica occidentale, legata anch'essa alla vita rurale.
Ma la nuova produzione erotica delle ukiyoe, attraverso le shunga, si deve essenzialmente al carattere celebrativo che avevano nell'illustrare liberamente i nuovi costumi sociali e morali che si stavano sviluppando intorno alla ricca borghesia, che trovava nelle figure delle cortigiane, l'emblema della nuova cultura edonistica.
La figura della cortigiana e quindi il peso sociale della donna fu invero rivalutato grazie a questa nuova morale. La donna, che era secondo il credo comune dettato dalla rigida educazione classista e confuciana, sottomessa e che risiedeva nel gradino più basso della vita sociale nel mondo governato dalla classe dei samurai, stava guadagnando una nuova importanza, se non altro perché era quell'oggetto tangibile attraverso il quale e col quale entrare in una dimensione erotica. Una dimensione nella quale si potevano consumare appieno tutte le fantasie che il denaro poteva permettere.
La cortigiana infatti, benché prostituta, era una donna colta, entrata a servizio fin dall'età di fanciulla, ed istruita poi nelle diverse arti; cosicché spesse volte uomini potenti creavano scandalo coi loro amori e le loro passioni consumate con queste cortigiane divenute famose. Altre volte, il riscattare economicamente una cortigiana dalla sua casa di piacere da parte dei mercanti, diventava un emblema di coraggio e di potere economico.



EROS IN INDIA



Quando si parla di sesso come espressione ed essenza della vita non si può che pensare all'oriente dove addirittura veniva contemplato nella religione e visto addirittura come strumento per ricongiungersi a Dio. In India esisteva una categoria di donne, le Devadashi, alle quali era affidato il compito di esercitare, nei templi, la funzione di "prostituta del Dio"; se ne trova traccia già nei testi induisti scritti tra il 2500 ed il 500 a.C.. Anche il Kamasutra, che illustrava le varie posizioni dell'amplesso sessuale, non era una scrittura pornografica, anzi aveva connotazioni religiose tanto che molte raffigurazioni erano poste all'interno dei templi indiani.




TRECENTO


A metà del Trecento, al piacere trionfa l’amore proprio come nel "Decameron" di Giovanni Boccaccio che scrisse una serie di novelle dove trionfa l'amore, inteso soprattutto come sensualità e piacere, e dove il corteggiamento visto come schermaglia intrigante, prelude al rapporto sessuale, consumato per passione e per desiderio. La cultura fa moda e le donne si adeguano alla nuova visione iniziando a portare cinture alte in vita ed evidenziando il seno con ampie scollature. Gli uomini, indossano la "braghetta", sopra alla calzamaglia, una specie di tasca che viene a ricadere tra le gambe (destinata, però, ad avere vita breve proprio per la sua volgarità). I vestiti si fanno sfarzosi e colorati, tanto che in alcuni posti si rendono necessarie nuove leggi per frenare lo sperpero dei ricchi. Persino la punta delle scarpe diventa - per i nobili - talmente lunga, da dover essere fissata al collo del piede con un filo metallico.


QUATTROCENTO


Con il diffondersi ed affermarsi del cristianesimo gli usi e costumi sessuali furono trasformati in nome della legge divina, si comincia con il regolamentare i rapporti amorosi, si cominciò con il proibire l'aborto, la bisessualità. Fu credenza generale, che l'eiaculazione maschile erà uno sforzo fisico notevole, e pertanto i medici consigliavano il controllo dei rapporti, di conseguenza un attività sessuale intensa abbreviav la vita e debilitava la vista. Visto che la donna era capace di avere più orgasmi si diffuse l'uso di limitare la donna limitando i rapporti a brevi momenti di tipo animalesco, abbandonando il piacere dei preliminari, inoltre si limitavano i rapporti al solo gesto della procreazione. Si affermava un ideale di donna dalla fronte estremamente spaziosa, al punto che le meno dotate si epilavano i capelli - come testimoniano numerosi quadri del periodo.
Le sopracciglia erano sottilissime, tanto da sembrare disegnate con la punta di un pennello, e gli occhi si preferivano neri e sporgenti. Anche la bocca doveva essere sottile, mentre il naso aquilino non dispiaceva affatto.
Ma la particolarità che attirava di più riguardava il mento, preferito tondeggiante e diviso al centro da una fossetta


SETTECENTO


Dopo tutte le limitazioni dei secoli passati iniziarono a proliferare i bordelli camuffati da bagni pubblici.
Alla fine del XVI secolo con la riforma protestante e la controriforma cattolica si limitarono ancor di più i piaceri sessuali nella società, bollandoli come peccati mortali. La bellezza femminile veniva considerata una trappola di satana, si doveva fare sesso il più vestiti possibile, al buio e nel modo più veloce possibile, dando sempre meno importanza al piacere femminile.
In Francia, questo fu il secolo libertino per eccellenza: epoca di grandi piaceri e di illustri seduttori, vide il fiorire di una letteratura galante e licenziosa, che codificò i princìpi della cortesia sessuale ed eccelse nell'arte raffinata e sottile di togliere ogni velo all'amore (senza tuttavia lasciarlo nudo), alimentando, con artifici letterari e non, i piaceri del corpo e dell'intelletto.


1960


La rivoluzione sessuale degli anni '60 non rappresenterebbe una vera e propria rottura rispetto ai costumi occidentali in fatto di sesso degli anni precedenti. Si tratterebbe invece di una liberalizzazione, dopo un periodo di chiusura nei confronti della sessualità tra gli anni '30 e '50. Si fa al riguardo osservare che la Guerra Fredda avrebbe favorito gli atteggiamenti conformisti nel sociale. Negli USA, il conformismo prese toni puritani che si scontravano con comportamenti sessuali naturali o addirittura, ironicamente, caratteristici della cultura. Questo periodo di puritanesimo da Guerra Fredda sarebbe sfociato, in seguito, nella ribellione culturale che prese le forme della rivoluzione sessuale.
È d'altra parte discutibile la misura in cui la rivoluzione sessuale portò a significativi cambiamenti nel comportamento sessuale. Secondo diverse testimonianze, il principale cambiamento non consistette nel fatto che la gente praticasse con maggiore frequenza il sesso o diverse forme di sesso; semplicemente, se ne parlava più apertamente di quanto non facessero le precedenti generazioni.
Detto questo, è altrettanto vero che il comportamento sessuale effettivamente cambiò per la maggioranza delle donne, ma soltanto una generazione dopo che la cosiddetta rivoluzione aveva avuto inizio. Il comportamento delle donne che raggiunsero la maturità sessuale dopo la metà degli anni '80 ha numerosi tratti in comune con quello degli uomini della generazione precedente: ebbero più partner (da due a tre volte tanti) e cominciarono ad avere rapporti sessuali in età più giovane (da tre a cinque anni prima) delle donne della generazione degli anni '70.



LA PIN-UP



La Pin-Up non è una invenzione del XX secolo e, diversamente di quello che molti potrebbero pensare, non trae neppure origine dal Nuovo Continente, anche se a tutti gli effetti l’America fu la più grande promotrice di questo fenomeno. La storia vuole che tutto abbia inizio in Francia dove, alla fine dell’ottocento, cominciarono ad apparire le prime riviste, rivolte ad un pubblico medio, con in copertina rappresentazioni femminili in abiti spesso succinti.
Nei primi anni del XX secolo, questo tipo di immagini arrivarono anche al di la dell’Oceano e con lo scoppio della prima Guerra Mondiale in America cominciano a comparire le prime Pin-Up.
L’esercito americano considerò da subito la Pin-Up utile al morale delle sue truppe e decise così di “arruolarle” e spedirle al fronte.
Così usate, all’inizio divennero in seguito una delle tradizioni più amate dagli americani.
Il massimo sviluppo e la massima “produzione” di Pin-Up si ha però con l’avvento della seconda Guerra Mondiale quando molte fra le più belle Pin-Up furono pubblicate da Yank, il settimanale dell’esercito, ovviamente americano. Durante il secondo Grande Conflitto prese vita una nuova arte: "Nose Art" e molte Pin-Up presero ad apparire dipinte nei mezzi militari americani in modo particolare nei bombardieri che le usavano come mascotte.
Le immagini dipinte nei vari mezzi militari erano imitazioni di illustrazioni di autorevoli nomi del settore come Alberto Vargas, George Petty, Gill Elvgren, Rolf Armstrong, tratte dalle pagine dei celebri calendari della Brown & Bigelow, e dalle pagine della rivista Esquire, il “girlie magazine” per eccellenza prima della nascita di Play Boy.
Con la fine della guerra sembrava che anche l’epoca delle Pin-Up dovesse finire, ma al loro “congedo” dal fronte, rientrarono in patria e vennero subito assoldate dalla pubblicità che le sfruttò al fine di vendere i prodotti più diversi e con particolare attenzione per tutti quei prodotti rivolti al mondo maschile.
Il tempo passa inesorabile la società si fa sempre più trasgressiva, la censura è più permissiva e di conseguenza, come si accennava all’inizio, i costumi si rilassano e le girls si fanno via via sempre più trasgressive cosicché la vera Pin-Up e quell’arte ormai inadeguata ai tempi che avanzano si fa da parte e lascia spazio ad immagini femminili meno ingenue e più smodate che la soppianteranno definitivamente.



INGREDIENTI…
Una Pin-Up per poterla definire tale deve avere delle caratteristiche fondamentali: una di queste, di notevole impatto, è sicuramente la sua postura; deve assumere quelle posizioni che mettono in bella mostra e che portino in evidenza tutte le sue sinuose e morbide curve.

Per ultimo, ma non per questo meno importante, è l’abbigliamento che deve aiutare la ragazza a mettere in evidenza le sue grazie con quel tipico effetto “vedo e non vedo”, non deve mostrare troppo, ma deve coprire in modo sapiente i punti "proibiti"; un classico esempio può essere un corpetto con una spallina cadente, che niente mostra ma che tutto lascia all’immaginazione… e che dire di quelle lunghe gonne alzate dal vento… e i trasparenti baby-doll che in controluce lasciano intravedere la silhouette… le vertiginose gambe inguainate nelle calze di nylon… le rigorosissime scarpe con tacchi a spillo…
Una Pin-Up non è mai completamente nuda , e in quei pochi casi in cui lo è, c’è sempre qualcosa, come fazzoletti, veli o altri oggetti, che ne occultano le parti più intime.
Non è detto che la Pin-Up sia sempre sola, può essere accompagnata anche da figure maschili a da animali: cagnolini al guinzaglio, uccellini, gattini… fermo restando che deve sempre essere lei la protagonista indiscussa di tutta la scena.
Questi sono gli ingredienti che uniti ad un cocktail di colori e un bel pizzico di innocente malizia contribuiscono a creare un’immagine di sicuro effetto.
Alla sua nascita, la Pin-Up, fu ostacolata dalla censura e da una morale austera, ma con l’andare degli anni e con l’allargarsi dei costumi, anche la Pin-Up è meno moderata e sempre più indiscreta. La “vera” Pin-Up, però, rimane quella immagine di donna che sa mantenere il difficile equilibrio fra erotismo, buon gusto e discrezione.
 
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