L'incontro clandestino di OVDA, Prima parte

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Shanty
view post Posted on 7/8/2008, 17:32




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L'incontro clandestino



Prima parte


In una mattinata di dicembre sotto un cielo cupo e freddo, Avevamo organizzato tutto, avevamo organizzato il nostro incontro clandestino.
Nessuno dei due aveva impegni sentimentali ma i nostri istinti sessuali non sarebbero stati visti di buon occhio dai nostri collaboratori. Ci incontrammo in una zona poco frequentata, scesi dalla macchina e salii sul suo foristrada spazioso e caldo. Mi disse che aveva prenotato un Hotel ma io rifiutai l'idea perché lo ritenevo un luogo squallido, almeno per il nostro primo incontro volevo qualcosa di diverso, qualcosa di unico e particolare. Lui mi sorrise accettando di buon grado e mi disse di fidarmi di lui.
Andammo in un bar e ci appartammo nella saletta dove c'erano altre persone intente a fare la consueta colazione mattutina. Non passammo inosservati, al nostro passaggio ci guardavano con curiosità.
Ordinammo due cioccolate calde con panna. Sedevamo vicini e questo permise al mio uomo di appoggiare il suo cappotto nero sulle gambe di entrambi, gesto che giustificò dicendomi che non voleva che prendessi freddo.
Io indossavo una gonna nera asimmetrica lunga fino al ginocchio con un maglione nero che lasciava scoperto gran parte del decoltè e delle spalle. Ho sempre tenuto alla cura della mia pelle e per mantenere il colorito bronzo lasciatomi dalla recente vacanza in Egitto, provvedevo costantemente a fissarlo con delle sedute di sole artificiale e questo mi rendeva ancora più intrigante.
Mentre la cameriera appoggiava il vassoio sul nostro tavolinetto, lanciò uno sguardo furtivo ed intrigante al mio uomo. Non potevo darle torto, un uomo sotto ai 40 anni, un uomo di evidente successo, alto, moro, capelli corti neri brizzolati. Occhi blù come il mare con evidente guizzo furbo di chi sa di piacere. Carnaggione ambrata, barba corta ma incolta e mani curatissime.
Lei lanciò uno sguardo anche verso di me, non uno sguardo invidioso ma di apprezzamento anche nei miei confronti come se approvasse la mia scelta e si complimentasse con noi per la bella coppia che formavamo.
Quando si allontanò, entrambi consapevoli di quei sguardi pieni di curiosità, sorridemmo compiaciuti e ci apprestammo ad assaporare la nostra calda cioccolata.
Non che avessi freddo ma quel sapore dolce mi diete un brivido di piacere. Mentre allontanavo la tazza dalla bocca lo vidi sorridere come un bambino divertito, lo guardai interrogativa e gli feci una delle mie famose boccacce di donna dispettosa e provocatoria.
Lui senza smettere di sorridere, in un attimo avvicinò il suo viso al mio e senza darmi il tempo di capire mi lecco la punta del naso evidentemente sporca di panna e con la lingua scese fino alle mie labbra. Il tutto in pochi attimi e ritornò al suo posto ridendo ancora più forte.
Divenni color porpora, sentivo le guance in fiamme e venne fuori la mia timidezza che tentavo di tenere nascosta ma non tanto nascosta da evitare di farla percepire ad un uomo come lui, un uomo che sa, un uomo che quando desidera una donna si dona completamente senza risparmiarsi, un uomo, un maschio.
Quel gesto solleticò ogni piccolo angolo del mio corpo e come un riflesso incondizionato mi trovai ad allargare leggermente le gambe ancora coperte dal suo cappotto. Lui lo sapeva, lui sapeva che mi aveva in pugno, sapeva che tremavo di desiderio, sapeva che nella parte più intima del mio essere donna un fiume di umori stavano bagnando le mie microscopiche mutandine. Si, lo sapeva perché, complice il cappotto, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi, , sentii la sua mano insinuarsi tra le mie cosce e senza delicatezza alcuna ma con perfetta decisione mi penetrò con le dita, un colpo deciso, nel momento esatto in cui il mio libido era al massimo della lussuria.
Sorrise malizioso nel vedere che nei miei occhi in pochi attimi si trasformavano da quelli di una bambina dispettosa a quelli di una donna vogliosa,porca, di una donna eccitata, di una donna che desiderava che lui continuasse a possederla con le sue mani, di una donna fiera di appartenere a quell'uomo, di una donna ancora più eccitata dagli sguardi della gente intorno a noi, sguardi interrogativi che potevano solo immaginare ma che non avrebbero mai saputo il paradiso che si stava scatenando sotto quel nero cappotto di Cashemir.
Ero sicura che lui avesse continuato a torturarmi in quel modo ma rimasi sorpresa quando sentii che scostò la sua mano.
Mi sorprese ancora perché tolse la mano dalle mie cosce e me la mostrò. Vidi era intrisa dai miei umori, quella stessa mano che fino poco prima aveva stimolato il mio nettare, ora lentamente e con maestria avvinò alle sue labbra dando la possibilità alla sua lingua di leccarne ed assaporane tutto il mio inesauribile desiderio di lui.
Non servirono parole, mi aiutò ad indossare il mio cappotto e ci avviammo verso la sua macchina. Non parlammo, non ci guardammo, io mi fidavo e non chiesi dove mi stava portando.
Tra di noi non c'era mai stato sesso ma solo un'intensa complicità che ci aveva più volte portato a confidarci le nostre cose intime, le nostre fantasie sessuali mai realizzate.
Una particolare fantasia ci accomunava.
Non sapevo quali fossero le sue intenzioni, i suoi programmi per il proseguo di quella giornata ma li immaginai solo quando lo vidi accedere in un parcheggio pubblico coperto, lo stesso parcheggio dove avevo più volte desiderato scopare.....ma niente fu paragonabile alla mia fantasia, niente….tutto fu oltre ma molto oltre ad ogni mia aspettativa….

Ma questa è un'altra storia....

Edited by Shanty - 9/8/2008, 13:38
 
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