Papa Giovanni XXIII

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Ramses_75
view post Posted on 2/1/2009, 19:50




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Papa Giovanni XXIII[1], (Beato Giovanni XXIII per la Chiesa cattolica), nato Angelo Giuseppe Roncalli (in latino: Ioannes XXIII; Sotto il Monte, 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3 giugno 1963), è stato il 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica (il 260º successore di Pietro), Primate d'Italia e sovrano dello Stato della Città del Vaticano (accanto agli altri titoli connessi al suo ruolo). Fu eletto papa il 28 ottobre 1958, e lo fu fino alla sua morte. È ricordato con l'appellativo di «Papa buono». Fu terziario francescano.

Biografia

Nato a Brusicco, frazione di Sotto il Monte, da Giovanni Battista Roncalli e da Mariana Mazzola, quarto di tredici fratelli, veniva - a differenza del suo predecessore, Eugenio Pacelli, che era di stirpe nobile - da una famiglia di umili origini: i suoi parenti lavoravano infatti come mezzadri. Questo non gli impedì, grazie all'aiuto economico di uno zio, di studiare presso il seminario minore di Bergamo, per poi vincere una borsa di studio e trasferirsi al Seminario dell'Apollinare di Roma, l'attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, ove completò brillantemente gli studi e fu ordinato prete nella chiesa di Santa Maria in Monte Santo, in Piazza del Popolo, nel 1904.

Da ragazzo, e durante il seminario, manifestò la venerazione per la Vergine con numerosi pellegrinaggi al Santuario della Madonna del Bosco ad Imbersago.[2]

Nel 1901 era stato coscritto ed arruolato nel settantatreesimo reggimento fanteria, brigata Lombardia, di stanza a Bergamo

I primi passi nella carriera ecclesiastica

Nel 1905 fu scelto dal nuovo vescovo di Bergamo, Giacomo Radini-Tedeschi, quale segretario personale. Roncalli si segnalò per la dedizione, la discrezione e l'efficienza. A sua volta Radini-Tedeschi rimarrà sempre guida ed esempio per Angelo Roncalli. Roncalli restò al fianco di Radini-Tedeschi fino alla morte di questi, il 22 agosto 1914, durante questo periodo si dedicò altresì all'insegnamento della storia della Chiesa presso il seminario di Bergamo.

Fu richiamato nel 1915, a guerra iniziata, nella sanità militare e ne fu poi congedato col grado di tenente cappellano.

Nel 1921 papa Benedetto XV lo nominò prelato domestico (che gli valeva l'appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell'Opera della Propagazione della Fede. In tale ambito egli si occupò fra l'altro della redazione del motu proprio di Pio XI Romanorum pontificum, che divenne la magna charta della cooperazione missionaria.

Le missioni diplomatiche

Nel 1925 papa Pio XI lo nominò Visitatore Apostolico in Bulgaria, elevandolo al grado di vescovo e affidandogli il titolo della Diocesi di Areopoli. Si trattava di una diocesi antica della Palestina, una cosiddetta diocesi in partibus infidelium, ossia, semplicemente, un titolo disponibile per attribuire il rango di vescovo - in questo caso a Roncalli - senza dovere affidare al prescelto le cure pastorali di una diocesi effettiva. Roncalli, che di fatto per incarico del Papa avrebbe viaggiato, e molto, scelse come motto episcopale Oboedientia et pax ("Ubbidienza e pace", in latino), frase che divenne il simbolo del suo operato e che aveva ripreso dal motto di Cesare Baronio Pax et oboedientia. L'ordinazione episcopale ad opera del cardinale Giovanni Tacci si tenne il 19 marzo 1925 a Roma nella chiesa di San Carlo al Corso.

Durante la missione in Bulgaria dovette affrontare per prima cosa la spinosa questione dei rapporti tra i cattolici di rito romano e quelli di rito orientale nonché curare le relazioni con la maggioranza ortodossa. In seguito egli dovette occuparsi pure del matrimonio tra il re bulgaro Boris III, ortodosso, e la figlia del re d'Italia Vittorio Emanuele III, Giovanna di Savoia. Papa Pio XI aveva infatti concesso la dispensa alla condizione che il matrimonio si celebrasse secondo il rito cattolico e i figli della coppia fossero educati nella fede romana. Invece, dopo la cerimonia cattolica ad Assisi, il 25 ottobre 1930, la coppia reale si sposò pure con rito ortodosso a Sofia con immensa irritazione del Papa. Tale rabbia fu accresciuta dal battesimo ortodosso dei figli della coppia, a partire da Maria Luisa nel gennaio del 1933.

Nel 1935 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia e Grecia. Questo periodo della vita di Roncalli, che coincise con la seconda guerra mondiale, è ricordato in particolare per i suoi interventi a favore degli ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti.

Nel luglio 1943 scrisse sul diario: «La notizia più grave del giorno è il ritiro di Mussolini dal potere. L'accolgo con molta calma. Il gesto del Duce lo credo atto di saggezza, che gli fa onore. No, io non getterò pietre contro di lui. Anche per lui sic transit gloria mundi. Ma il gran bene che lui ha fatto all'Italia resta. Il ritirarsi così è espiazione di qualche suo errore. Dominus parcat illi (Dio abbia pietà di lui)»[3].

Nel 1944, papa Pio XII lo nominò Nunzio Apostolico a Parigi. Fra i suoi maggiori successi a Parigi si segnalò la riduzione del numero di vescovi di cui il governo francese reclamava l'epurazione in quanto compromessi con la Francia di Vichy. Egli riusci a fare sì che Pio XII fosse costretto ad accettare soltanto le dimissioni di tre vescovi (quelli di Mende, Aix e Arras), oltre quello di un vescovo ausiliare di Parigi e di tre vicari apostolici delle colonie d'Oltremare. Quando in seguito divenne cardinale, nel 1953, il presidente francese Vincent Auriol reclamò un antico privilegio riservato ai monarchi francesi e gli consegnò personalmente la berretta Cardinalizia durante una cerimonia al Palazzo dell'Eliseo.

Il Patriarcato di Venezia

Nel 1953, oltre a essere creato cardinale nel concistoro del 12 gennaio di quell'anno, fu nominato patriarca di Venezia.

Già durante questo periodo si segnalò per alcuni gesti di apertura. Fra i tanti va ricordato il messaggio che inviò al Congresso del PSI - partito ancora alleato del PCI i cui dirigenti e propagandisti erano stati scomunicati da papa Pio XII nel 1949 -, quando nel 1956 i socialisti si riunirono nella città lagunare. Ciononostante, non rinnegò mai la continuità con le posizioni storiche della Chiesa nei confronti delle sfide quotidiane: Jean Guitton, accademico di Francia e osservatore laico al Concilio Vaticano II, ricorda che, come riportato in una rivista del 2 gennaio 1957, Angelo Roncalli individuava le «cinque piaghe d'oggi del Crocifisso» nell'imperialismo, nel marxismo, nella democrazia progressista, nella massoneria e nel laicismo

L'elezione

A seguito della morte di papa Pio XII, Roncalli, con sua grande sorpresa, fu eletto Papa il 28 ottobre 1958 e il 4 novembre dello stesso anno fu incoronato, divenendo così il 261º Vicario di Gesù Cristo sulla Terra.

Secondo alcuni analisti sarebbe stato scelto principalmente per un'unica ragione: la sua età. Dopo il lungo pontificato del suo predecessore, i cardinali avrebbero perciò scelto un uomo che presumevano, per via della sua età avanzata e della modestia personale, sarebbe stato un Papa di «transizione». Ciò che giunse inaspettato fu il fatto che il calore umano, il buon umore e la gentilezza di Giovanni XXIII, oltre alla sua esperienza diplomatica, conquistarono l'affetto di tutto il mondo cattolico, in un modo che i suoi predecessori non avevano mai ottenuto. Fin dal momento della scelta del nome molti cardinali si accorsero che Roncalli non era ciò che loro si aspettavano, infatti Giovanni era un nome che nessun papa adottava da secoli (nel '900 quasi tutti i papi si erano chiamati Pio, e questo è ciò che molti si aspettavano), inoltre nella storia c'era stato un antipapa di nome Giovanni XXIII.

Sin Inoltre, fatto che non succedeva da secoli, al momento dell'apertura momentanea della Cappella Sistina per far entrare mons. Di Iorio, segretario del Conclave, subito dopo l'elezione e accettazione di Roncalli, appena il prelato si inginocchiò in segno di omaggio avanti a lui, avvenne un gustoso episodio molto significativo. Il nuovo Papa era ancora seduto nel suo scranno da porporato, vestito degli abiti cardinalizi; Roncalli si tolse dal capo lo zucchetto rosso e lo posò in testa a Di Iorio, nominandolo nel contempo cardinale! Primo atto sovrano "da Papa". Fra la sorpresa generale dei cardinali confratelli che lo attorniavano, e che si accorsero da questo fatto che il nuovo Pontefice sarebbe stato un uomo di sorprese, e non un "vecchietto accomodante".[senza fonte]

Scelse quale segretario privato Loris Francesco Capovilla, che già lo assisteva quale patriarca di Venezia. Capovilla è restato, dopo la morte di Roncalli, un fedele custode della sua memoria.

Il pontificato

Già nel dicembre 1958 papa Giovanni XXIII provvide a integrare il Collegio cardinalizio, che a causa dei rari concistori di Pio XII era ormai numericamente assai ridotto. Il nuovo Papa mostrò, fin da subito, un tratto di novità, in effetti egli portò il numero massimo di cardinali a settantacinque, superando il tetto di settanta cardinali ormai fermo dai tempi di Papa Sisto V.

Il suo pontificato fu segnato da episodi indelebilmente registrati dalla memoria popolare, oltre che da un'aneddotica celeberrima e vastissima. I suoi «fuori programma», talvolta strepitosamente coinvolgenti, riempirono quel vuoto di contatto col popolo che le precedenti figure pontificie avevano accuratamente preservato come modo di comunicazione distante e immanentista del «Vicario di Cristo in Terra», quale è il ruolo dogmatico del pontefice.

Per il primo Natale da Papa visitò i bambini malati dell'ospedale romano Bambin Gesù, ove benedisse i piccoli, alcuni dei quali lo avevano scambiato per Babbo Natale.

Il giorno di santo Stefano sempre del suo primo anno di pontificato, il 26 dicembre 1958, visitò i carcerati nella prigione romana di Regina Coeli, dicendo loro: «Non potete venire da me, così io vengo da voi...Dunque eccomi qua, sono venuto, m'avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore..la prima lettera che scriverete a casa deve portare la notizia che il papa è stato da voi e si impegna a pregare per i vostri familiari». Memorabilmente, accarezzò il capo del recluso che, disperato, inaspettatamente gli si buttò ai piedi domandandogli se "le parole di speranza che lei ha pronunciato valgono anche per me"[5].

Quando la moglie del presidente degli Stati Uniti, Jacqueline Kennedy, arrivò in Vaticano per incontrarlo, egli iniziò a provare nervosamente le due formule di benvenuto che gli era stato consigliato di usare: «mrs Kennedy, madame» o «madame, mrs Kennedy». Quando la Kennedy arrivò, comunque, per il divertimento della stampa, abbandonò entrambe e le corse incontro appellandola semplicemente, «Jackie!».

Il Concilio Vaticano II e l'ecumenismo

Il radicalismo di papa Giovanni XXIII non si fermò all'informalità. Fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo le remore e le resistenze della parte conservatrice della Curia, indisse un concilio ecumenico, meno di novant'anni dopo il controverso Concilio Vaticano I, Giovanni XXIII ebbe rapporti fraterni con i rappresentanti di diverse confessioni Cristiane ed in particolar modo con il Pastore David J. Du Plessis, ministro Pentecostale della Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio.

Mentre i suoi aiutanti stimavano di dover impiegare almeno un decennio per i preparativi, Giovanni XXIII progettò di tenerlo nel giro di mesi.

Il 4 ottobre 1962, ad una settimana dall'inizio del concilio, Giovanni XXIII si recò in pellegrinaggio a Loreto e Assisi (Roncalli era dall'età di 14 anni terziario francescano) per affidare le sorti dell'imminente Concilio alla Madonna e a san Francesco.

Per la prima volta, dall'unità d'Italia un papa varcava i confini del Lazio ripercorrendo quei territori che anticamente erano appartenuti allo Stato pontificio, il breve tragitto chilometrico ripristinò l'antica figura del papa pellegrino che i suoi successori sapranno portare a pieno compimento.

La gente accolse favorevolmente questa iniziativa affollando non solo i due santuari meta del tragitto (ad Assisi persino i frati salirono sui tetti antistanti la basilica), ma anche le varie stazioni dove sostò il treno papale.

Nello stesso anno (1962) approvò il Crimen sollicitationis, un documento segreto redatto dal Sant'Uffizio e diretto a tutti i vescovi del globo, riguardante la procedura da seguire secondo il diritto canonico nelle cause di sollicitatio ad turpia (latino, «provocazione a cose turpi»), cioè quando un chierico (presbitero o vescovo) veniva accusato di usare il sacramento della confessione per fare avances sessuali ai penitenti.

Un monumento al papa Giovanni XXIII a Guardabosone (VC)Giovanni XXIII incontrò al Vaticano Geoffrey Francis Fisher, arcivescovo di Canterbury, per circa un'ora il 2 dicembre 1960. Fu la prima volta in oltre 400 anni che un capo della Chiesa Anglicana visitava il Papa.

Papa Giovanni XXIII scomunicò Fidel Castro il 3 gennaio 1962, in linea con un decreto del 1949 di Pio XII, che vietava ai cattolici di appoggiare governi comunisti.

Il discorso della luna, date una carezza...

Uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni, forse una delle allocuzioni in assoluto più celebri della storia della Chiesa, è quello che ormai si conosce come «il discorso della luna».

L'11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli che, se pur non comprendendo a fondo il valore teologico dell'avvenimento, ne percepivano la storicità, la fondamentalità, la difficoltà, ed erano nel luogo che simboleggia il cattolicesimo, la piazza appunto. A gran voce chiamato ad affacciarsi, cosa che non si sarebbe mai immaginata possibile richiedere al papa precedente, Roncalli davvero si sporse, a condividere con la piazza la soddisfazione per il raggiungimento del primo traguardo: si era arrivati ad aprirlo, il Concilio.

Il discorso a braccio fu poetico, dolce, semplice, e pur tuttavia conteneva elementi del tutto innovativi.

Nel momento che avrebbe dato un nuovo corso alla religione cattolica, con un richiamo straordinario salutò la luna:

« Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a guardare a questo spettacolo. »


salutò i fedeli della sua diocesi (il papa è anche il vescovo di Roma), e si produsse in un atto di umiltà forse senza precedenti, asserendo tra le altre cose:

« La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio (..) (...) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene. »


E, sulla linea dell'umiltà, impartì un ordine da pontefice con il parlare di un curato:

« Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza. »


Il Papa ora viveva con la piazza dei fedeli, ne condivideva la serata di fine estate, ne partecipava la sofferenza e la «maraviglia» per quella luna inattesa; la Chiesa era davvero molto più comunitaria di quanto non fosse mai stata in passato. I fedeli avevano il Papa fra loro, con loro. Proprio ciò per cui il Concilio era stato voluto.

La morte

Sin dal settembre 1962, prima ancora dunque dell'apertura del Concilio, si erano manifestate le avvisaglie della malattia fatale: un tumore dello stomaco, patologia che aveva già colpito altri fratelli Roncalli.[6]

Pur visibilmente provato dal progredire del cancro, papa Giovanni firmò l'11 aprile 1963 l'enciclica Pacem in Terris e, un mese più tardi, l'11 maggio 1963 ricevette dal Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni il premio Balzan per il suo impegno in favore della pace. Fu il suo ultimo impegno pubblico. Il 23 maggio 1963, solennità dell'Ascensione, si affacciò per l'ultima volta dalla finestra per recitare il Regina Coeli.

Il Papa morì infatti dopo un'agonia di tre giorni la sera del 3 giugno 1963, alle 19,40. «Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria.» furono le sue ultime parole rivolte al suo segretario.[7]

Dal Concilio Vaticano II, che Giovanni XXIII non vide dunque terminare, si sarebbero prodotti negli anni successivi fondamentali cambiamenti che avrebbero dato una nuova connotazione al cattolicesimo moderno; gli effetti più immediatamente visibili consistettero nella riforma liturgica, in un nuovo ecumenismo e infine in un nuovo approccio al mondo e alla modernità.

Chiamato affettuosamente da molti il «Papa buono», Giovanni XXIII venne dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. Viene ricordato il 3 giugno dalla Chiesa cattolica, mentre le diocesi di Bergamo e Milano celebrano la sua memoria per la Chiesa locale l'11 ottobre, giorno di apertura del Concilio.

Giovanni XXIII venne inizialmente sepolto nelle Grotte Vaticane, nel punto in cui ora riposa Giovanni Paolo II, e all'atto della beatificazione, traslato nella navata destra della Basilica di S.Pietro, dove la sua salma è esposta in una teca di vetro. Il perfetto stato di conservazione della salma si deve ad un particolare processo di sostituzione del sangue con un liquido speciale eseguita dal professor Gennaro Goglia subito dopo il decesso[8], anche se per il processo di imbalsamazione ci si servì anche di una colata di cera per coprire le parti visibili come il volto e le mani.

La memoria di Papa Giovanni a Sotto il Monte

Questo piccolo paese del bergamasco, che diede i natali ad Angelo Roncalli, è oggi meta di numerosi pellegrinaggi. Oltre la casa natale, particolarmente significativo è il museo che Mons. Loris Francesco Capovilla, Segretario personale di Giovanni XXIII, ha allestito dal 1988 nella residenza di Ca' Maitino (sempre presso Sotto il Monte), dove Roncalli era solito recarsi per le sue ferie estive prima di essere eletto Papa. Questo museo conserva innumerevoli cimeli appartenuti a Giovanni XXIII lì raccolti da Mons. Capovilla, fra i quali il letto su cui il Pontefice spirò il 3 giugno 1963 e l’altare della cappella privata

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