Brasile - Caso Battisti - Il Supremo Tribunale Federale inizia l'esame del caso, Cesare Battisti si proclama ancora innocente e tira in ballo i quattro condannati con lui

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angelo7878
view post Posted on 27/1/2009, 12:47





27 gennaio 2009

Caso Battisti, l'Italia richiama l'ambasciatore in Brasile


L'Italia ha deciso di richiamare l'ambasciatore a Brasilia. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sentito il Presidente del Consiglio «ha disposto il richiamo a Roma per consultazioni dell'ambasciatore d'Italia in Brasile Michele Valensise», si legge in una nota della Farnesina. La decisione è stata presa in seguito agli sviluppi del caso Cesare Battisti. «Riteniamo che Cesare Battisti sia un terrorista comune, che non merita assolutamente il riconoscimento dello status di rifugiato», ha spiegato il ministro Frattini.

Per questa settimana è infatti attesa la decisione della Corte suprema federale del Brasile sulla richiesta della Procura generale di chiudere il caso Battisticon un'archiviazione. Sulla sorte dell'esponente dei "Proletari armati per il comunismo", condannato in Italia a 4 ergastoli, la suprema Corte aveva, infatti, chiesto il parere del procuratore generale Antonio Fernando de Souza, che si è detto a favore dell'estinzione del procedimento di estradizione e della liberazione di Battisti, detenuto in un carcere di Brasilia dal 2007, quando fu arrestato a Rio de Janeiro.
Il procuratore, nel suo parere, fa riferimento alla legge 9474 del 1997, che regola i principi per la concessione dell'asilo politico. A sua avviso, questa norma prevede chiaramente che il riconoscimento dello status di rifugiato politico impedisce il proseguimento di qualsiasi richiesta di estradizione. Souza poi sottolinea che la Corte suprema ha di recente ribadito la costituzionalità di quella legge e affermato chiaramente che la decisione di concedere l'asilo è di competenza politica e dipende dal potere esecutivo.

Il parere del procuratore è solo l'ultimo capitolo di una vicenda che ha portato a una crisi diplomatica tra l'Italia e il Brasile, con la decisa protesta di Roma alla scelta del ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, di concedere l'asilo all'ex terrorista il 13 gennaio scorso.
A questo punto l'unica possibilità per l'Italia di vedere esaudita la richiesta di estradizione è che la Corte suprema brasiliana cambi la legge del 1997, che prevede che con la concessione dello status di rifugiato decada automaticamente ogni possibilità di estradizione. La norma fu varata per salvare un sacerdote colombiano, Oliverio Medida, accusato di far parte della guerriglia Farc.
Ieri, il ministro italiano dell'Interno, Roberto Maroni, ha dichiarato che della vicenda si devono occupare «il presidente Berlusconi e il Governo» che devono «valutare cosa fare in occasione del prossimo G-8». «Non sta a me ovviamente prendere decisioni», ha aggiunto, «fare tavoli e accordi con chi ti considera un Paese dove chi viene condannato rischia di essere ammazzato o torturato...». Il riferimento del ministro è alla motivazione con cui è stato concesso l'asilo a Battisti: il timore che, se estradato in Italia, possa appunto essere torturato e ucciso.
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estratto da qui
 
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angelo7878
view post Posted on 2/2/2009, 14:03






La decisione sullo status è arrivata a sorpresa il 14 gennaio scorso

Maroni: ''Battisti non è rifugiato ma serial killer''. Oggi la Corte suprema affronta il 'nodo' dell'estradizione

Conto alla rovescia sull'ex terrorista dei Pac. Per il procuratore generale della Repubblica, Antonio Fernando de Souza, non sarebbe estradabile perché ha ottenuto lo status di rifugiato politico. Il ministro dell'Interno: ''Ripensare all'ingresso del Brasile nel G13''

ultimo aggiornamento: 02 febbraio, ore 12:53

Brasilia, 1 febbraio 2009

(Adnkronos) -

Si riunira'domani il Supremo Tribunale Federale brasiliano per decidere se il processo di estradizione in Italia nei confronti di Cesare Battisti sia o meno da archiviare. Lo ha chiesto il procuratore generale della Repubblica, Antonio Fernando de Souza, secondo il quale l'ex leader dei Pac non sarebbe più estradabile perché ha ottenuto dal ministro della giustizia lo status di rifugiato politico.

Cezar Peluso, il magistrato che si occupa del caso, nel frattempo ha stabilito che l'Italia ha il diritto di presenziare con un avvocato nel processo e ha anche chiesto al Guardasigilli Tarso Genro di inoltrare la copia integrale del rapporto del Comitato nazionale per i rifugiati (Conare) che rifiutò la richiesta di asilo di Battisti.

L'attenzione sulla vicenda che ha creato forti tensioni tra l'Italia e il Brasile resta dunque alta. Intanto, in attesa del giudizio, Battisti dal carcere continua a proclamarsi innocente, accusando i quattro suoi ''ex compagni'' condannati insieme a lui e definendo "esagerata" la reazione dell'Italia alla decisione di Brasilia di riconoscergli lo status di rifugiato. Una decisione arrivata a sorpresa il 14 gennaio scorso. Non piu' tardi del 28 novembre infatti il Comitato nazionale per i rifugiati (Conare) del ministero brasiliano della Giustizia aveva respinto la richiesta d'asilo presentata dall'italiano nel marzo 2007, dopo che da Roma era arrivata richiesta di estradizione.

In Brasile Battisti era arrivato dopo aver fatto perdere le sue tracce il 22 agosto del 2004, lasciando la Francia, dove, evaso da un carcere italiano, si era rifugiato nel 1980. A localizzarlo in un primo momento in Sud America dopo lunghe ricerche erano stati gli agenti francesi e i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale. Ma Battisti era riuscito ancora una volta a dileguarsi fino al 18 marzo del 2007 quando venne catturato dalla polizia brasiliana e dagli agenti arrivati da Parigi insieme alla sua compagna.

Fatale per lui l'incontro con un esponente dei comitati di sostegno. A Parigi l'ex leader dei Pac, grazie alla 'dottrina Mitterand', si era rifatto una vita: abbandonata la lotta armata, si era dato alla scrittura, diventando un giallista di fama e pubblicando opere in cui proponeva alcune analisi sull'esperienza dell'antagonismo radicale, tra cui 'L'orma rossa' (Einaudi). Poi, pero', quando l'aria era cominciata a farsi piu' pesante, Battisti aveva deciso di fuggire.

A cambiare le carte in tavola era stato il parere favorevole all'estradizione dato dalla Corte d'appello di Parigi il 30 giugno 2004. Poco dopo il presidente francese Jacques Chirac aveva fatto sapere che avrebbe dato il via libera all'estradizione nel caso in cui il ricorso in Cassazione presentato dai legali di Battisti fosse stato respinto. ''La dichiarazione di Jacques Chirac, due giorni dopo la decisione della Corte d'appello, e' riuscita a togliermi ogni speranza'', aveva detto l'ex leader dei Pac nella lettera inviata agli avvocati Ire'ne Terrel e Jean-Jacques de Felice per spiegare le ragioni della sua fuga. ''Di fronte al baratro, cosa mi resta?'', aveva scritto.

''Non lascero' la Francia, non saprei farlo, e' il mio Paese e non ne vedo altri nel mio futuro'', aveva scritto Battisti , aggiungendo: ''Continuero' a battermi affinche' sia resa giustizia all'uomo e alla storia''. Con la prigione a vita, trent'anni dopo i fatti, ''sarebbe la famiglia, i figli, altre vite a pagare'', aveva spiegato, sottolineando: ''Non posso correre questo rischio, non rivedere piu' i miei figli, il paese dove sono nati, l'idea mi risulta insopportabile''.

Pochi mesi dopo, il 23 ottobre 2004 il primo ministro francese, Jean Pierre Raffarin, aveva firmato il decreto di estradizione che costringeva l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo a scontare la pena in Italia. Contro il decreto nel novembre 2004 i legali di Battisti avevano presentato invano ricorso al Consiglio di Stato, che aveva convalidato il decreto nel marzo 2005. Gli avvocati ci hanno riprovato poco dopo, presentando un ricorso presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo.

Pur riconoscendo di aver fatto parte dei Pac, Battisti si era sempre detto innocente. Arrivato in Francia nel 1990 dopo alcuni anni trascorsi in Messico si era appellato alla dichiarazione del presidente della Repubblica François Mitterand, che nel 1985 aveva promesso asilo agli ex militanti della lotta armata che avessero rinunciato alla violenza. In Italia l'ex leader dei Pac è stato condannato a due ergastoli per quattro omicidi: in due di essi, quello del maresciallo Antonio Santoro, avvenuto a Udine il 6 giugno del '78, e quello dell'agente Andrea Campagna, avvenuto a Milano il 19 aprile 1979, il terrorista sparo' materialmente.

Nell'uccisione del macellaio Lino Sabbadin, avvenuta a Mestre il 16 febbraio del '79, Battisti fece da copertura armata al killer Diego Giacomini e, nel caso dell'uccisione del gioielliere Pierluigi Torregiani, avvenuta a Milano il 16 febbraio del '79, venne condannato come co-ideatore e co-organizzatore.

L'idea alla base di quel biennio di sangue, secondo quanto si appuro' in seguito, era quella di colpire, oltre ad esponenti delle forze dell'ordine, i commercianti che si erano difesi durante i cosiddetti 'espropri proletari'. Proprio per questo nel mirino dei Pac finirono il macellaio di Venezia Sabbadin e il gioielliere di Milano Torregiani.

In quest'ultimo caso, all'omicidio si aggiunse un'ulteriore tragedia: nel corso della colluttazione il figlio del gioielliere, Adriano, venne colpito da una pallottola sfuggita al padre prima che questi cadesse e da allora è paraplegico sulla sedia a rotelle.
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estratto da qui
 
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