Milano Una storia criminale che va dalla proprietà, con torture, sulla donna allo, stalking e forse all'omicidio dell'uomo vissuto come rivale

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angelo7878
view post Posted on 4/3/2009, 13:00






4/3/2009 ore 7.13

Il sospetto della polizia "Sciolto nell'acido"

Giallo di Milano, l’uomo arrestato potrebbe aver fatto sparire il rivale

PAOLO COLONELLO

MILANO

In questa storia torrida di violenza, tradimenti e sangue, il sospetto adesso è che per far sparire il corpo del rivale in amore, Stefano Savasta, l’imprenditore arrestato l’altra mattina con l’accusa di stalking e indagato per omicidio e sequestro di persona, abbia usato dell’acido. Acido che, stando al suo difensore Pietro Porciani, si troverebbe tutt’ora ad Assago, nell’azienda grafica di Savasta «che lo aveva chiesto per sverniciare delle pareti». Il particolare dell’acido emerge dal racconto del cugino dell’imprenditore, Mauro Savasta, un mezzo balordo con problemi di droga utilizzato in una delle spedizioni punitive contro la sua ex segretaria, Ivana S. Il giovane avrebbe infatti raccontato agli investigatori della Squadra Mobile di aver ricevuto la richiesta di un bidone di acido a dicembre, nel periodo durante il quale scomparve Stefano Cerri, fornitore di Savasta, titolare di un’azienda grafica a Milano e nuovo amante della donna perseguitata da Savasta. Un amore «avvelenato» in tutti i sensi, perfino con quella storia disgustosa di liquidi estratti da un topo morto e fatti bere alla donna attraverso un Estatè offerto in azienda. Vicenda della quale ieri Savasta, in carcere a Monza, ha raccontato al suo difensore «di non sapere alcunchè». Savasta nega quasi tutti gli addebiti.

Ammette solo di aver fatto pedinare la sua ex donna e di aver poi spedito fotografie e anonimi del rapporto con Cerri ai rispettivi coniugi e famigliari. Ma nega pestaggi e torture e rivela di ver fatto diffidare la donna dal suo avvocato affinchè la stessa non subornasse i testimoni dell’inchiesta. Di sicuro lei lo lasciò nel 2006 e da allora fu un inferno. Ma se lo «stalking» è la parte odiosa della storia, documentata dalle «confessioni» dei parenti e degli «amici» assoldati dal Savasta per perseguitare la sua ex donna, l’accusa seria riguarda la scomparsa dell’ultimo amante di Ivana, Stefano Cerri che gli inquirenti - il pm Antonio Sangermano e Francesco Messina, capo della Squadra Mobile - ritengono sia stato ucciso e fatto sparire dall’imprenditore in uno dei suoi eccessi di gelosia criminale «per punire» la donna. Scrive il giudice Giorgio Barbuto firmando l’ordinanza di cattura: «Il Savasta rivela un’ottica padronale della vita, pervertita ed influenzata da tratti di anomalia personalistica, quasi che egli considerasse la realtà una sorta di estensione della sua azienda,dove esercitare senza limite alcuno il suo potere...La S. era considerata dal Savasta una “res propria” e il fatto di subirne la ribellione, l’abbandono a favore di un soggetto, il Cerri Stefano, a cui di fatto Savasta commissionava del lavoro e quindi nella sua ottica una sorta di dipendente, ha scatenato nell’indagato un’irrefrenabile furia criminale, alimentata da una vischiosità psicologica degna di approfondimento...».

Lontani i tempi in cui i due si scrivevano lettere d’amore e lei si struggeva per i «silenzi» dell’imprenditore cinquantenne (sposato con un’altra donna e padre di tre figli), in cui suggellavano «contratti d’impegno reciproco», giurandosi di vivere un giorno insieme e di prendersi cura l’uno dell’altro: «...Compiuti 40 anni sarà autorizzato da me, Ivana S., a spararmi un colpo mortale e porre fine alla mia vita solo se si sarà impegnato fedelmente a quanto sopra indicato...». E’ chiaro che lui deve avere preso sul serio questo gioco tra amanti. «La personalità di Savasta presenta tratti di abnormità - scrive sempre il gip - ma è altresì caratterizzata da una non comune lucidità nel delinquere, ovvero nel pianificare e nell’attuare i propri propositi criminali». Che l’imprenditore, nota il giudice, può mettere in pratica grazie alla «grande disponibilità di denaro», e una serie di contatti criminali, con il cugino e con un amico di questi, un pregiudicato, Bruno La Marca, utilizzato per intimidire il rivale-cliente. Ed è proprio a partire da questa intimidazione, avvenuta a gennaio del 2007 ad opera di La Marca insieme a suo padre («Su richiesta di Savasta...ci presentammo dal Cerri per farci restituire un hard-disk minacciando di picchiarlo; Cerri aveva anche visto la mia pistola...») che gli inquirenti ritengono che a uccidere Cerri sia stato Savasta e che l’abbia nascosto vicino alla sua azienda. Non a caso l’altra mattina gli agenti della scientifica, hanno prelevato dei campioni di terreno proprio dall’aiuola antistante l’azienda di Assago. Una società florida che ora rischia la chiusura, lasciando sul lastrico 8 famiglie sbalordite da questo thriller diabolico.
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estratto da qui
 
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