| Il bosco.
Il cavallo era nervoso e stanco, quando imboccò l'ultima deviazione che portava verso la città di Nancy, che si trovava oltre il bosco. Era una delle tante volte in cui avevo fatto quella strada, e ogni volta che imboccavo quell'arco cupo di verde che mi portava dentro quel labirinto d'umidità e di strane leggende, non potevo non pensare ogni volta al motivo per cui veniva chiamato dai locali il "bosco della strega".
Quel pomeriggio stava scurendo col sole che era già tramontato dietro una spessa coltre di nubi che minacciavano una di quelle tormente degne di essere raccontata davanti la fuoco acceso. Ma quello che non mi aspettavo fu la violenza con cui mi si abbatté addosso la furia della pioggia sospinta dal vento, tanto forte da far sbandare il cavallo anche nel fitto del bosco.
La situazione era precipitata in pochi minuti, ed ora l'urgenza era diventata di trovare un riparo sicuro per non rimanere travolto dalla forza della natura che pareva essersi rivolta contro il mio viaggio. Nel cuore del bosco, tra un sentiero stretto e alte pareti di sottobosco dove animali ogni tanto sfilavano velocemente in cerca anche loro di rifugio, disperai di trovare un luogo adatto per me e il cavallo, mia unica possibilità di continuare un viaggio che sembrava bruscamente interrompersi.
Arrivato all'ennesimo bivio in mezzo al verde, nel buio notai una luce a distanza. All'inizio pensai ad una carrozza, o a qualcuno che come me aveva trovato rifugio in mezzo ad un bosco famoso per essere popolato solo da cupi animali e e leggende, e grande fu il mio stupore quando in mezzo al vento che urlava intravidi quella luce che fuoriusciva da una finestra di una casa di pietra posta in una piazzola dove il bosco improvvisamente si ritirava per far posto a quell'improbabile ospite.
Eppure c'era, e dal camino usciva del fumo. Arrivai dunque di fronte all'ingresso, e portai il cavallo dentro quella che sembrava una stalla fatta apposta per offrirgli riparo. Legai il cavallo, e ancora sconcertato da quanto stavo vivendo, mi feci animo e andai a bussare alla porta.
Il batacchio sulla porta era vecchio, salmastro. Da vicino la porta, come del resto l'intera casa, dava l'impressione che interi secoli si fossero succeduti su di essa. Battei alla porta e al secondo colpo, sentii uno scricchiolio e quindi la porta cominciò ad aprirsi lentamente.
"Buonasera, vi chiedo ospitalità per questa notte, il mio nome è..." m'interruppi nel momento in cui mi resi conto che la porta non era stata aperta, si era aperta da sola. Vedevo di fronte a me un camino acceso, una stanza arredata in modo scarno ma non vidi nessuno. Il vento continuava a bagnarmi con la fitta pioggia che trasportava, e dunque, superato il primo momento di perplessità, decisi di entrare.
Entrando la mia perplessità crebbe, ma ciò che mi stavo lasciando alle spalle era sicuramente peggio di qualunque cosa avrei trovato entrando dentro. appena varcata la soglia, un odore di legno misto a quello del fumo di un camino caricato con sapienza mi penetrò nelle narici, per un attimo distogliendomi l'attenzione dallo stupore del momento. Mi risvegliai all'improvviso quando sentii uno scricchiolio che mi annunciava che la porta si chiudeva alle mie spalle.
"Mio Dio, ma dove sono finito..." stavo pensando, quando, voltandomi verso la porta, incrociai due occhi che mi stavano fissando da un angolo della grande stanza, dove su un'alta poltrona era seduta una donna.
Capelli neri, lunghi e crespi che scendevano sulle spalle scoperte color avorio. Un viso senza tempo, che come una cornice racchiudeva un sorriso che si increspava da un lato, una bellezza inquietante come quello sguardo che mi penetrava...
"Buonasera..." mi disse con una voce che pareva venire da un altro tempo.
continua...
Edited by LeTulipNoir - 22/7/2011, 00:07
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