Il bosco – 4 la conoscenza

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LeTulipNoir
view post Posted on 13/2/2010, 22:40




Il bosco – 4 la conoscenza


Lei era la preda e io ero il predatore. Stavo, o forse è meglio dire, mi stavano per far fare del male a quella ragazza, con la visione che mi stava ogni attimo di più eccitando da morire e l'idea del farlo che mi ripugnava. “No, no, non voglio farlo, non è giusto, che significa tutto questo, che volete da me?”, urlai. La risposta fu che fui spinto ancora più vicino a quel corpo, e la mano che mi teneva ormai il furore dei miei sensi mi tirò verso quell'invaso che sembrava aspettare me senza sapere cosa l'aspettasse.

La mano poggiò la punta del mio membro su quella apertura, mentre venivo spinto addosso a quella ragazza. All'inizio si appoggiò trovando una certa resistenza, allora la mano forzò la spinta provocando un gemito dietro la maschera d'oro. Io cercavo di fare resistenza ma la forza che provavo nel mettere a divincolarmi non faceva altro che accrescere il senso di piacere che mi stava montando dentro, Mi vergognavo nel sentire piacere in quella situazione, e mi faceva paura sapere che non sapevo affatto come sarebbe andata a finire.

La punta lentamente penetrò mentre l'orifizio cedeva e la ragazza si lamentava sempre più fortemente, e io sentivo che continuavano a spingermi dentro, finché ad un certo punto, la resistenza diminuii, ed entrò dentro tutto. Mi ritrovai a carponi accoppiato con quella ragazza che ansimava, e ogni respiro emetteva un mugolio di dolore e quasi di incredulità di quello che stava provando. Io mi girai verso la figura rossa che impenetrabile mi fissava immobile, e con un lampo di sfida negli occhi, guardai fisso in quel buio impenetrabile che nascondeva completamente il viso.

Non so che successe, ma non avvertì nulla; vidi solo la mano che lentamente si alzava verso di me, con un fare che sembrava interminabile. D'improvviso, nel momento stesso che un leggero movimento di polso spinse l'aria verso la ragazza, sentii il mio bacino come se una forza poderosa e invisibile lo spingesse in avanti, in maniera decisa, spinsi con forza il membro a fondo nell'orifizio, provocando un grido di dolore della ragazza. Erano i miei muscoli, che come rispondendo ad un comando che non partiva da me, si erano contratti provocando una spinta in avanti che mi lasciò stupito oltre che per la circostanza, anche per la forza.

Mi ritrovai dunque in quell'attimo interminabile con i muscoli che si erano tesi all'inverosimile avendo portato con me in avanti di peso il corpo della ragazza. Una tensione incredibile che non controllavo, che mi dominava, che pregavo si allentasse, come un crampo che al dolore della tensione accompagnava il piacere che proveniva dai miei sensi ormai portati alle stelle. “ti prego allenta, lasciami andare...”, pensai dentro di me quando quell'attimo aveva scavalcato anche il momento dello stupore, e pensando questo, di colpo, sentii i miei muscoli che si allentavano, tornando il mio bacino indietro lentamente.

Il tempo di raddrizzare la schiena pensando che forse era stato uno sbaglio, che di nuovo sentii una forza enorme che si tendeva di nuovo dentro di me. “No, no, non di nuovo, ti prego..”, pensai. La spinta che diedi fu ancora più forte della precedente, sentii le pareti del mio membro che tastavano l'orifizio di Lei, mentre la mia punta toccò in fondo le pareti delle sue viscere, mentre lei emise un nuovo grido, che questa volta fu quasi un urlo soffocato. Arrivato di nuovo in cima a questa giostra, provai però quasi piacere. Sentii che il membro si gonfiava ancora di più quasi a scoppiare, come se in quel movimento perverso ci fosse il segreto di un piacere a me sconosciuto che mi faceva conoscere il mio corpo a che io, sordo non avevo mai voluto sentire.

La contrazione allentò di nuovo, ed io rimanevo rigido anche se tornavo col bacino indietro. Sentii che anche il corpo di Lei si rilassava mentre lentamente mi ritraevo dal suo corpo, come quando dopo uno sforzo i muscoli si rilasciano più lentamente della volontà di farlo. Ancora di nuovo all'improvviso, spinsi in avanti senza volerlo, e questa volta però, allentando prima, e respingendo ancora. E ancora di nuovo . E nuovamente ancora. E ogni volta era un inarcarsi del suo corpo, e un mugolio che usciva da quella bocca coperta da quel sorriso dorato, e mentre questo ritmo aumentava, io mi sentii prendere da un senso di abbandono, e di sfinimento, come se non fossi più io, come se non fossi più li. Sentivo il mio corpo che si muoveva do solo e mi mandava delle sensazioni che non riuscivo a trattenere, sentivo il senso di possesso che stavo provando nei confronti di quella ragazza la quale adesso faceva resistenza mentre spingevo, come se le piacesse la forza che il mio bacino metteva nell'entrarle dentro.

Di colpo mi resi conto che il confine tra il dolore e il piacere era stato annullato. Che la paura era diventata una forma più sofisticata d'eccitazione, come quelli che si espongono di proposito ad un pericolo sapendo che ogni volta potrebbe essere l'ultima, e in quel momento, ebbi chiaro e lampante dentro di me, che quello che stavo vivendo in quel momento, nella sua cruda sensualità di sudore, di freddo. Di fatica e di grida, era come se fosse irreale. Improvvisamente, ebbi la consapevolezza che la realtà era come un sogno, che la paura era come un sogno, che il piacere era come un sogno, che tutto, la vita stessa era come un sogno.

Sentivo Lei che gemeva di piacere, adesso, come accettando anch'essa quella realtà, quella stessa realtà che a me invece adesso appariva come scollata da me, come se ne fossi partecipe, ma, non le appartenessi. Anch'io sentivo che ormai il mio piacere voleva sgorgare fuori, con una forza che mi faceva scoppiare le vene nel ventre. Cercavo di trattenermi eppure quel trattenermi non faceva altro che accrescere il piacere che pur provavo. Sentivo che anche Lei ormai si muoveva con le mie spinte, e anche il suo respiro e i suoi gemiti si erano sincronizzati, come se ogni spinta fosse ormai diventata un unico movimento e un unico piacere.

“No, no, non voglio, non voglio...”, quel poco di barlume che la mia coscienza manteneva mi urlava, ma ormai sentivo che non potevo più resistere, che una forza mi aveva ghermito, e stava venendo lentamente fuori, mi saliva dallo stomaco e sentivo che aveva una volontà che io guardavo adesso per la prima volta chiara, limpida, come se non mi appartenesse. Sentii che volevo urlare, cercai di divincolare le braccia e incredibilmente me le lasciarono per la prima volta libere. In quel momento il mio busto ebbe un sussulto seguendo il mio bacino che si muoveva con sempre maggior vigore e forza, istintivamente portai le mani sui fianchi di Lei e glieli strinsi, afferrandola con forza e per la prima volta non resistendo più a quel movimento involontario...

continua....
 
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