| Rosso, colore della fine il sesso diventa violenza
un racconto di Tiziana Pedone pubblicato domenica 17 giugno sul quotidiano di free-press Epolis Milano
Il giorno in cui io morii pensai che, tutto sommato, ne fosse valsa la pena. Quale morte può essere più sublime, se non quella per amore? Soprattutto per una come me. Il trillo del telefono violentò il silenzio facendomi sobbalzare. Passai la lingua sulle labbra prima di rispondere. “Sì?” dissi in un sussurro. “Sei libera questa sera?”. La voce maschile era bassa, legger mente roca. Sospirai. “Certo tesoro, mi terrò libera per te” - risposi con quel tono sensuale, che gli piaceva tanto. Mi pagava anche per quello. “Preparati, ho voglia di divertirmi “. Disse piano, prima di chiudere la comunicazione. Mi guardai allo specchio. Trentadue anni portati bene, pensai osservando la mia nudità. Ero ancora piuttosto tonica. Bella, anzi. Sorrisi soddisfatta.
MISI IL ROSSETTO ROSSO scarlatto e vaporizzai il profumo che lui mi aveva regalato. Mi piaceva quella fragranza. La trovavo perfetta. Aprii infine il cassetto della biancheria intima. Dovevo scegliere con attenzione quello che avrei indossato. Avevo un capo per ogni gusto, ma la chiave era la seduzione. Sfiorai delicatamente la sottoveste di seta e la feci scivolare come una carezza sulla mia pelle, ancora umida e profumata dalla doccia. I miei clienti erano particolarmente esigenti. E mi pagavano molto bene. Pretendevano di guardarmi, provavano il desiderio di possedermi. Era giusto. E io ero ben contenta di far credere loro che anche per me ci fosse lo stesso desiderio. Il “bambolotto” era un tipo piccoletto, con le mani sempre perfettamente cu- rate, dalla pelle rosa e glabra. A pensarci bene, era parecchio tempo che non lo vedevo. Forse sua moglie lo aveva chiuso in casa, legato mani e piedi. Poveraccio. “Rambo” veniva da me per illudersi di rappresentare ciò che avrebbe desiderato essere nella vita. Madre Natura non era stata affatto generosa con lui. Non che fosse brutto, ma era molto lontano dal manifestare una certa virilità. Però, quando guardavamo una delle cassette dei film di Stallone, lui si caricava. E dopo dava il meglio di sé. Il più focoso rimaneva il medico. Voleva che lo chiamassi “dottore”. E su di me faceva tutto quello che avrebbe voluto fare alle sue pazienti. Ma che, per ovvii motivi, si tratteneva dal mettere in opera. “Mi fa tanto male qui”, dovevo dirgli. E lui si dava un gran daffare per curarmi. Spostai lo sguardo dalla sala alla camera da letto. Era tutto in ordine e preciso, come desiderava lui. Le candele sprigionavano un delicato profumo al vetiver. La luce era intima a creare un’atmosfera di mistero. E io? Naturalmente ero perfetta. Dopo qualche minuto sentii bussare. Era lui.
GLI APRII con il sorriso sulle labbra scarlatte. “Ciao caro. Mi sentivo tanto sola senza di te”. Questa doveva essere la costante. Il resto poteva subire delle variazioni. Lo sospinsi delicatamente verso la nostra soffice alcova. Era lì che lo facevamo quando lui arrivava. “Stai bene pettinata così. Sei più sexy - disse accarezzandomi un seno. “Grazie.” Stappai lo champagne e ne riempii due calici. Brindiamo a noi caro”. “Mi piace l’impronta delle tue labbra sul bicchiere”. Con la punta della lingua iniziò a stuzzircarmi il lobo dell’orecchio. Sorrisi di piacere. Sapevo che il rosso lo eccitava. Per questo avevo abbondato con il rossetto e con lo smalto sulle unghie. Stavo per procedere con le mie effusioni più intime quando, all’improvviso, lui mi bloccò la mano. “Aspetta!” “Cosa c’è caro?”. “C’era un altro uomo prima di me? Uno con cui sei andata a letto? Rispondimi!” I suoi occhi lampeggiarono sinistri. “Tesoro questo è un lavoro per me e tu sei un cliente come gli altri”. “Ma io ti ho amata! Puttana!”. Urlò impazzito, prima di chiudermi la bocca con un bacio. Qualcosa mi colpì alla testa. Non so se tutto il rosso davanti agli occhi, fosse solo quello delle mie unghie o delle sbavature del mio rossetto sul suo volto. Oppure si trattava di altro. Ma, un attimo prima di morire, pensai che anche io ero stata amata. Morire per amore ha senso. Soprattutto per una come me. ----------------
|