Le Mani, racconto dal web

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>VOODOO<
view post Posted on 24/9/2007, 00:33




Le mani, legate dietro alla sedia, erano tenute in posizione e collegate, con un ulteriore laccio, ai piedi scalzi, anch’essi legati, caviglie e gambe unite, e costretti ad essere estesi sulle punte, come le ballerine, proprio sotto la sedia stessa…

Praticamente la bionda ragazza era come fosse immobilizzata in un hog-tie, ma seduta.

Nessun indumento indossato, solo la ball-gag rossa a fare da bavaglio e due mollette da bucato a stringerle i capezzoli.

Le possibilità di movimento erano veramente poche , il suo corpo legato e completamente oleato, fin sotto ai piedini, con un’essenza per massaggi, era dannatamente sexy, intravisto nella penombra, grazie ai bagliori di sole che filtravano dalle fessure delle tapparelle abbassate…

Lei era prigionira da ormai due lunghe ore.
Copiose colate di saliva erano scese dalla pallina rossa lungo il mento e il collo finendo per lambire il seno, la morsa sui capezzoli la eccitava, fortunatamente il suo master aveva modificato la molla che tiene in posizione le due parti della molletta, rendendola più docile, altrimenti avere i capezzoli mordicchiati per due ore da quegli oggetti sarebbe stata una tortura dolorosa e non un godimento.

Il master era sempre molto attento a procurarle il massimo piacere dal bondage, anche strettissimo, sapendo bene dove legarla evitando di bloccare la circolazione pur impedendo anche il più piccolo movimento.

…Un telefonino cellulare di ultima generazione, molto piccolo, le era stato infilato tra le cosce mentre veniva legata e fatto appoggiare molto bene al sesso. Ovviamente la suoneria era disattivata e il modo silenzioso attivato, quando l’apparecchio riceveva telefonate vibrava.

“…Devo uscire” disse il master, “ogni tanto ti telefonerò e ad ogni telefonata deciderò liberamente quanti squilli fare!”.

Lei annuì e la porta si chiuse, sentì il master, con il suo passo pesante scendere la prima rampa di scale, poi la seconda, …poi si rese conto di non aver sentito la chiave girare dentro la serratura e fu colta dal panico, chiunque sarebbe potuto entrare e trovarla legata alla sedia, il cuore le palpitò in petto come un treno a vapore, oltre tutto era anche stata bendata e quindi non vedeva, oltre a non poter parlare ne muoversi.

Udiva ora con tutta l’attenzione possibile ogni rumore, ogni suono la insospettiva e ogni volta che qualcuno saliva su per le scale il rumore dei passi la gettava nel panico…”…e se dovesse entrare qualcuno..??” …” Mio Dio speriamo di no, che situazione! Perché quel bastardo non ha chiuso a chiave..maledizione” Mentre questi pensieri la tormentavano il suo cuore batteva forte, i brividi correvano lungo il suo corpo come scariche elettriche in materiali superconduttori, sudava, cercava inutilmente di dimenarsi per sfuggire alla situazione, sentiva prima caldo, poi freddo, poi ancora caldo.

Quando giunse la prima vibrazione del telefonino, fece uno scatto saltando letteralmente sulla sedia:
“che spavento!…ma che bello…” gli squilli ripetuti la distrassero dall’angoscia e dagli incubi delle paure immaginate, furono solo cinque vibrazioni ma sembrarono durare molto tempo.

Il suo master era proprio dannatamente bravo, infatti lei , ancora una volta, stava sperimentando situazioni nuove e inimmaginabili, era completamente sottomessa, impotente, un solo squillo di telefono poteva eccitarla e, sempre un solo squillo di telefono (quando lui chiudeva la telefonata) poteva lasciarla nel caos e nella paura che entrasse qualcuno in casa.

“Questa è la sensazione che provavano gli schiavi o i condannati…” Pensò; “…quando erano nelle gabbie in attesa di essere torturati o venduti al mercato… non sai minimamente cosa potrebbe succederti,… dannazione se solo la porta fosse stata chiusa! me ne stavo qui tranquilla, con queste mollettine sulle tette e in attesa delle vibrazioni del telefono… invece così mi sembra tutto più lungo, i nodi mi stringono… questa volta sono una slave allo stato puro, se tutta quella gente che passa sul pianerottolo sapesse di trovarmi qui in queste condizioni… entrerebbe e non oso immaginare cosa potrebbe farmi”.

Dieci squilli la eccitarono, le fecero venire volgia di godere, ma ovviamente non sarebbe mai riuscita a raggiungere l’orgasmo con un telefonino…”ahh perché non hanno inventato i vibratori chiamabili per telefono!?” Questo gioco delle telefonate la eccitava, il suo master aveva anche già provato a legarla al letto appiccicandole due cerca persone sulle tette bloccati con del nastro adesivo e la vibrazione contemporanea di tre apparecchi era formidabile…

Anche il rumore delle automobili giù nella via la turbava, a volte sembravano fermarsi per poi riprendere la corsa, a volte si fermavano e si sentivano chiudere le portiere, si sentiva il beep della chiusura centralizzata, poi si uduva chiaramente aprirsi il portoncino d’ingresso del palazzo e infine gli interminabili passi sugli scalini, camminare davanti alla porta e proseguire sulla rampa di scale seguente…. “uhh mm meno male!!”

“…Ma chi avrebbe potuto avere il coraggio di entrare?” Gli inquilini del palazzo probabilmente no, forse i ladri, ma a quell’ora di mattina era poco probabile, amici del master?? No , questa era la più remota delle possibilità, il master era il suo ragazzo, e poi non si era mai parlato di far partecipare anche altri al gioco, il loro era un bondage di coppia, privato, esclusivo. Però il pensierò la eccitò, l’idea di mani sconosciute sul suo corpo indifeso la turbarono, innescandone il desiderio…

Un’altra serie di vibrazioni telefoniche la fece diventare vogliosa, ora desiderava il ritorno del suo padrone, voleva essere punita, usata, frustata e avere il permesso di masturbare con i piedi sinuosi il menbro del suo amato. Mentre era intenta a fantasticare queste cose, all’improvviso, suonò il campanello.

Qualcuno alla porta chiedeva di entrare. (!)

Il cuore le partì al galoppo come se volesse saltar fuori dalla gola, tutto il suo corpo sudò in un istante, le mani e i polsi legati tirarono sulla corda come per liberarsi, ma lo strattone fece solo inarcare ancora di più i piedi… La porta si trovava a qualche metro proprio davanti a lei, chiunque entrando la avrebbe subito vista nonostante la poca luce che filtrava dalle finestre.

Suonò una seconda volta. Lei cercava di stare perfettamente ferma, immobile, come se un suo piccolo eventuale movimento avesse fatto esplodere una bomba piazzata sottto la sedia, l’unica cosa da fare era sperare che il visitatore o la visitatrice, si convincesse che in casa non ci fosse nessuno e soprattutto non provasse ad aprire la porta toccando la maniglia con un gesto istintivo.

Nel frattempo il telefono squillò di nuovo, il suo master continuava a torturarla via gsm ignaro della situazione.

Un terzo DRIIINN! La scosse , stava provando una vergogna incontenibile come se già qualcuno fosse entrato e la stesse guardando, si sentiva completamente persa, completamente in trappola, completamente sottomessa, stava odiando l’aver intrapreso quel gioco, sperava solo con tutta se stessa che questo sconosciuto se ne andasse al più presto, finalmente sentì i passi allontanarsi e scendere quattro scalini… e all’improvviso fermarsi , tornare su e venire di nuovo in direzione della porta, chiuse gli occhi sotto la benda, si strinse fra se, fra le gambe e chinò la testa pensando :“E’ finita!”

Ci fu un attimo interminabile e poi sentì qualcosa infilarsi sotto la porta, probabilmente una busta o un foglio di carta, e di nuovo il tizio se ne andò.

“bene…!” Tirò un lungo sospiro di sollievo, la sua respirazione era affannosa, le sarebbe servita tutta l’aria inspirabile anche con la bocca, ma la ball-gag la sigillava completamente e le sue piccole narici sembrava si infuocassero ad ogni respiro per l’intensità dei suoi sospiri. Cercò di rilassarsi, ormai, dopo aver corso un rischio del genere, l’adrenalina aveva circolato in lei ai massimi livelli, quindi ora cosa poteva turbarla? “Niente” pensò, inizaiando a dimenarsi un poco e ad assaporare la morsa delle corde lungo le parti più sensibili del suo corpo.

Dopo pochi attimi il cellulare vibrava ancora fra le sue gambe, una , due , tre chiamate di seguito, il master stava rientrando!
Le vibrazioni continuavano e il master la trovò ansimante sulla sedia, senza dire nulla le fece colare cera fusa da una candela sui seni e sulle gambe…

Quale fu la vera tortura di quel giorno: quella che stava iniziando o l’attesa del suo padrone? Era successo per una mera coincidenza? O era stato tutto previsto dal master? Cosa fu infilato sotto la porta? Carta, lettere, giornale???

Era un opuscolo pubblicitario di una banca tedesca per proposte finanziarie che riportava la frase: “Libera i tuoi sogni, noi possiamo aiutarti a realizzarli.”

Un sorriso si formò sulle sue labbra quando lesse la frase e pensò che i suoi sogni si liberavano proprio quando veniva legata e imprigionata.

fonte: www.smack.org
 
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