Giulia... la storia continua, Racconto per gli amanti dei piedi femminili

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Shanty
view post Posted on 23/8/2006, 19:02




La festa ando' avanti, conobbi degli amici di Luisa molto simpatici e appassionati come me di baseball. Seppi che organizzavano delle partite al giovedi' sera in un posto non lontano da casa mia e mi invitarono.
Verso la fine della festa accadde il fattaccio. Gioco della cipolla con penitenza finale.
E indovinate un po? Fini' che mi tocco' di rimanere mezz'ora chiuso in bagno con... Giulia.
La cosa mi imbarazzo' un po', perche' per me dopo la sua risposta la cosa era morta li'; e non volevo invece che lei pensasse di doversi preoccupare di me.
"Oh oh, - fece lei avvicinandomisi e prendendomi sottobraccio - ora mi spupazzo un po' questo studentello."
Aveva un fare molto esuberante e poi aggiunse voltandosi verso Sara: "Al massimo se non si rialza piu' chiama un'ambulanza o tienitelo qui a dormire."
Sara sorrise mentre Giulia le faceva l'occhiolino, e gli altri ragazzi fecero la parte dei cow-boy che incitavano il maschio che si preparava all'impresa.
Per togliermi dall'imbarazzo io feci la parte dell'imbranato, mi voltai verso i ragazzi e chiesi: "Scusate, io non mi ricordo piu' come si fa. Nessuno di voi ha un manuale di ripasso?"
Risata generale e Giulia mi strattono' scherzosamente verso di lei.
Comunque mi sembrava la prendesse sul ridere, e cio' mi faceva molto piacere.
"Mezz'ora, non di piu'. Le regole sono regole, senno' non c'e' il gusto della penitenza", urlo' poi Luisa dall'altra parte della sala.
Entrammo in bagno, e per prima cosa Giulia chiuse bene a chiave la porta. Si tolse il chiodo e lo poggio' sulla maniglia, come per evitare che qualcuno spiasse dalla serratura.
Poi mi scanso' per raggiungere la finestra che stava dalla parte opposta, e si assicuro' che non desse su un balcone e che nessuno potesse vederci dentro. La cosa mi faceva sorridere, si muoveva come una killer professionista in missione.
"Bene - inizio' ponendosi di fronte a me e facendo roteare il collo - ora se chiudi gli occhi ho una sorpresa per te, ma non lo devi dire a nessuno."
I suoi seni erano ancora piu' grossi e sodi di quanto avessi pensato prima, il top le lasciava scoperto il ventre che mostrava degli addominali ben scolpiti. Sembrava una specie di istruttrice di fitness ma con due tette da paura e i capelli vagamente cotonati.
"Senti, per prima...", inziai a scusarmi io, ma non mi fece finire di parlare.
"Dai tranquillo, sono stata un poco stronza apposta. pero' era bella la risposta vero?"
"Eh eh - sorrisi - si, molto bella, lo ammetto."



continua...

"Ok dai, ora chiudi gli occhi, chiudi gli occhi, che non abbiamo molto tempo."
Era la festa delle medie, si stava al gioco, non so csa avesse in mente, ma mi aspettavo qualche scherzo programmato magari gia' dall'inizio. Cosi' chiusi gli occhi. Passo' qualche secondo, ma ancora niente. Le chiesi se dovevo tenerli sempre chiusi e lemi mi rispose di si'.
Sentivo i suoi passi muoversi un po' di qua un po' di la', con i suoi tacchi rumorosi sopra le piastrelle rosa del bagno.
A un certo punto, d'imrovviso, sentii qualcosa di violento colpirmi nelle palle e farmi ritrovare al suolo, con gli occhi trabuzzati, inginocchiato e tenermi le palle. A pochi centimetri dal mio naso il suo piede ben disteso e fiero del suo colpo. Doveva avermi colpito proprio con la punta della scarpa; avevo sentito qualcosa di rigido farmi schizzare le palle da una parte e dall'altra, e non avevo il fiato per dirle niente.
Parlo' lei. "Ora gia' che sei li' in basso dovresti leccarmi le scarpe. Oppure dovro' dire che ti ho visto l'uccello e che ce l'hai grosso come un pistacchio. E io penso che mi crederebbero."
Trovai soltanto il fiato per chiederle perche', e la sua risposta fu un semplice: "Perche' mi va!", come se fosse ovvio.
"Oh tranquillo - aggiunse poi - non pensare che mi sei diventato antipatico per le frasi che ci siamo detti ai pop corn, non c'entra nulla. Chiusa, per mezz'ora, in un bagno con un uomo cosa faccio? O glielo succhio o gli strapazzo i coglioni a suon di calci. E oggi non ho voglia di sesso. Tutto qui."
Poi dopo una breve pausa in cui mi guardo' soddisfatta, riprese: "Ma ora muoviti a leccare. Finche' ti vedo leccarmi le scarpe e' piu' facile che non mi torni voglia di colpirti alle palle. Quindi vedi tu."
Mi ripresi un poco, e gia' che ero in ginocchio mi misi a quattro zampe chinado la testa per leccarle la scarpa.
"Con piu' lingua - mi disse - lecca avidamente. Non essere avaro di devozione."
"Ma quale devozione - pensai fra me e me - sei solo una stronza!"
Leccai la sua scarpa, solo la scarpa, come mi disse.
A un certo punto sposto' il piede, e si mise a dondolarlo sul tacco, con la suola in vista.
"Ora sotto", mi disse.
Ma gia' leccarle la scarpa dopo un calcio nei coglioni era stato umiliante, leccarne anche la suola mi faceva proprio schifo. Non poteva mica mettermi cosi' sotto questa tipa uscita dal nulla.
"Starai scherzando, voglio sperare", protestai

A quel punto si fece d'improvviso accomodante, come se si fosse risvegliata da uno stato d'ipnosi.
"Si scusa, hai ragione, forse ho esagerato."
Riusci' a stupirmi per la terza volta. Mi tese le mani e mi disse: "Dai, vieni che ti aiuto a rialzarti."
Cosi' allungai le mani e afferrai le sue per rialzarmi. Ma appena feci per tirarmi su dalla mia posizione inginocchiata mi sferro' un nuovo calcio nelle palle col collo del piede, rapidamente doppiato da uno di punta approfittando del fatto che ora mi teneva per le mani.
Io ero senza fiato, ansimante e tremante da quella donna che avrei giudicato si' bella da mozzare il fiato, ma non immaginando questo suo modo di farlo.
In un istante riprese il tono di prima, forse ancora piu' cattivo.
"Se dico che devi leccarmi la suola, devi leccarmi la suola. Hai ancora venti minuti da stare qui, e ti assicuro che in venti minuti posso ridurre le tue palle a un lontano ricordo. Ci siamo intesi?"
Inizio' a steingermi le mani, e io mi immaginavo se avesse dovuto stringermi allo stesso modo le palle.
Risposi di si', che avevo capito, rassegnato ormai a leccarle la suola delle scarpe, e sperando che le piacesse cosi' tanto da non tornare a colpirmi le palle. Non riuscivo a vedere alcuna via d'uscita, non mi vedevo a reagire, ammesso che avessi ritrovato la forza. Che situazione avrei creato dopo?
Giulia si sedette sul bordo della vasca, sollevando un piede e appoggiandomene la suola in faccia. Mi lascio' le mani solo dopo avermi appoggiato il tacco dell'altra scarpa sull'uccello.
"Ora ti lascio le mani, - mi disse - ma ti tengo sotto tiro. Non fare scherzi intesi?"
Annuii con la testa e inziai a leccarle la suola delle scarpe. Fortunatamente erano abbastanza nuove, sapevano molto di cuoio ed erano ancora liscie e relativamente pulite.
Mi portai le mani verso le palle, il suo tacco inziava a darmi fastidio, ma appena vide muovermi le mani fece una leggera pressione limitandosi a dire: "No, no".
Cercavo in ogni modo di trattenere il dolore in silenzio, non riuscivo quanto potessero sentire di la', fuori dalla porta, sicuro che qualcuno sarebbe stato li' ad ascoltare, come in una vera festa delle medie.
Continuavo a leccarle la suola delle scarpe, sembravano minuti interminabili, mi sembravano ore, ma temevo fossero solo secondi. Ero ormai dell'idea che presto si sarebbe annoiata e mi avrebbe chiesto qualcosa d'altro.

Infatti non passo' molto che mi tolse la scarpa da sopra il viso e mi disse di ridarle le mie mani. Chiaramente per essere convincente inzio' a rigirare minacciosamente il tacco che stava sui miei pantaloni. Mi fece rialzare tenendomi le mani. Mi spinse contro il muro dicendomi di stare in silenzio, che senno' poi chissa' cosa avrebbero pensato fuori dalla porta.
Mi fece alzare le bracci mentre mi allargava le gambe con un ginocchio che piazzo' subito minacciosa contro le mie palle, ma senza premere.
In quel momento mi stava addosso con tutto il suo corpo, avevo i suoi seni proprio sotto gli occhi e premuti sul mio petto. Potevo annusare il suo profumo dal collo. La situazione stava improvvisamente diventando eccitante, anche se non prometteva nulla di buono.
Mi prese i polsi con una mano, tenendomeli stretti in alto contro il muro, e prima che me ne accorgessi l'altra mano era scivolata verso l'inguine.
Mi stava accarezzando le palle ancora un poco doloranti, quando mi chiese: "Ti va di masturbarti per me?"
"Stai scherzando, spero", le risposi. Ma non fu una buona scelta.
Il tempo di sorridermi e mi arrivo' una repentina strizzata di palle, accompagnata dalla sua mano sinistra a tapparmi la bocca. Non strinse forte, ma a sufficenza per farmi emettere un gemito e rizzarmi sulla punta dei piedi.
"Ti sembro una donna che scherza?", mi sussurro' con gusto molto sadico. Allora si' che arrivo' la vera strizzata di palle. Sentivo le unghie sul mio scroto, cercavo di piegarmi, ma con l'altra mano mi teneva schiacciato al muro tappandomi la bocca. Mugugnavo in maniera sempre piu' acuta. Lei nel frattempo stringeva, stringeva sempre piu' forte e ripeteva: "E' uno scherzo questo, si si, e' uno scherzo".
Poi allento' un attimo le mani e mi disse di allargare le braccia, se volevo che smettesse di spremermi i coglioni. Riprese a stringere forte finche' non ebbi allargato le braccia. A quel punto smise di colpo e fece partire una ginocchiata che mi schiaccio' tutte le palle e mi fece crollare a terra in avanti senza fiato. Tremavo dal dolore e dalla paura di cos'altro potesse ancora capitarmi. Mi appiggiai con le spalle sul dorso della vasca, e non avevao ancora iniziato a riprendermi che sentii il suo piede sulla mia testa. Mi ritrovai col collo sul davanzale della vasca col suo piede a strangolarmi, mentre lei ridacchiava silenziosamente.
Provai a rialzarmi mettendo le mani sul davanzale della vasca, ma appena lasciai libero il bersaglio infieri' di nuovo con due puntate nelle palle. Mi accartocciai completamente su me stesso, ero ormai umiliato e privo di volonta' che avesse senso di fronte a lei. Mi chiedevo quanto tempo mancasse, quanto sarebbe durata ancora quella tortura.
Sentii il suo tacco spingere sulla mia spalla, mi mise a pancia in su' e mi pose il tacco sul collo.
"Ora masturbati", mi disse perentoria.

Non credo avessi scelta. Slacciai i pantaloni e tirai su la camicia, che chiaramente non potevo sporcare, non sapendo poi cosa avrei potuto dire uscito da quel bagno. Avevo la schiena su quel pavimento freddo. Giulia con i piedi mi tiro' completamente giu' i pantaloni, fino alle caviglie e mi fece divaricare piu' che potevo le gambe.
Iniziai timidamente a masturbarmi, ero impaurito. I miei genitali era davanti a lei, nudi, io alla sua merce' e loro pure. Alzo' il piede per posarmi il tacco sullo stomaco, ma ogni suo movimento ora mi faceva paura e mi faceva contrarre qualche muscolo.
"Bravo, avanti, cosi', si", sorrideva sadicamente.
Le palle mi facevano ancora male mentre mi toccavo, sentivo il dolore salire su per le vene.
"Hai sei minuti da adesso per godere, fossi in te farei un po' piu' forte."
Io non sapevo piu' dove volesse arrivare, cosa volesse. Seguivo silenziosamente ogni sua indicazione sperando di scamparne il piu' possibile. Iniziai a masturbarmi sempre piu' forte, chiudevo gli occhi e poi li riaprivo per controllare la donna che mi stava devastando.
All'improvviso sentii la punta di una scarpa fra le palle. La cosa per un istante mi eccito' di piu', ma fu un istante breve. Con la punta della scarpa fra un testicolo e l'altro muoveva il piede velocemente da una parte all'altra, senza premere. Mi sentivo lo scompiglio nelle viscere, ma continuavo a toccarmi, velocemente e silenziosamente, avendo imparato la lezione. Le lasciavo fare ormai qualsiasi cosa.
"Cinque minuti!"
Ormai ero quasi in lacrime.
Smise di torturarmi le palle. Si tolese una scarpa e con la mano la avvicino' alla mia bocca.
"Apri, da bravo", mi disse come un infermiera, e cosi' dicendo mi infilo' il tacco della sua scarpa in gola. "Cosi' di fuori non sentono i tuoi gemiti, maschione", aggiunse.
Non prometteva nulla di buono. E infatti riprese a massacrarmi le palle, come prima. Ma ora con la punta mi schiacciava prima da una parte poi dall'altra. era il dolore piu' assurdo della mia vita. sentivo prima il dolore salire fino allo stomaco e poi una violenta scossa.
Cercai di venire il piu' in fretta possibile. L'orgasmo fu violento, mi bagnai fino al petto. Quando si accorse della mia venuta mi mise la suola della scarpa sulle palle e premette verso il basso. Mi guardava fisso negli occhi e mimava le mie smorfie di dolore sorridendo

Mi tolse la scarpa dalla bocca e mi chiese se volevo come premio per il mio orgasmo un bel calcione nelle palle.
Io non sapevo piu' cosa pensare, ma cercare di assecondarla sempre era l'unica strada che potevo praticare per uscirne il meno malconcio possibile. Cosi' le dissi di si'. Mi fece rimettere la scarpa in bocca, per non far sentire troppo fuori dalla porta. La vidi togliersi anche l'altra scarpa e mi disse di chiudere gli occhi e spostare le mani.
Mi colpi' dall'alto in basso col tallone sul cazzo ancora duro. Poi come se niente fosse mi ritolse la scarpa di bocca, se le rimise entrambe ai piedi e mi disse di sbrigarmi a rimettermi a posto, che avevamo ancora cinque minuti e poi dovevamo tornare di la'.
Io cercai di asciugarmi con un po' di carta igienica che buttai dalla finestra, i calci nelle palle li sentivo ormai in tutto il corpo, e il membro mi pulsava ancora per l'ultimo colpo.
"Sai, - commento' Giulia - se alla fine mi avessi detto che il calcio non lo volevi... te lo avrei dato col tacco anziche' togliermi la scarpa. E allora si' che mi avresti ricordato per sempre. Sei stato un uomo intelligente."
La ringraziai sarcasticamente, mentre si rimetteva il chiodo e si spettinava un po'.
"Tu sei sconvolto. Mi scombussolo un po' anche io e diremo che abbiamo fatto follie. Li lasceremo nel dubbio, ok?"
Mi parlava improvvisamente come una complice. Io avevo solo voglia di tornare a casa e gettarmi in una vasca piena d'acqua calda.
Pochi minuti dopo essere uscito da quel maledetto bagno dissi a Sara che andavo a prendere le sigarette da un tabaccaio. Era solo una scusa per prendere una boccata d'aria e starmene un po' in disparte.
"Certo Luca. - mi fece lei - Dopo pero' posso chiederti di darci una mano a risistemare? Sei quello con cui abbiamo piu' confidenza alla fine. Mi scoccerebbe chiederlo ad altri."
"Tranquilla, conta pure su di me. A cosa serve senno' aver passato due anni in banco assieme durante le lezioni del vecchio Sbori?"
"Ahahahahah, sei un grande", rise ripensando a quel vecchio professore tanto noioso a lezione quanto bastardo agli esami.
Tornai dopo una mezz'oretta. La gente stava iniziando ad andarsene.

Stavo salutando i ragazzi del baseball quando mi si avvicino' Giulia a passttini piccoli piccoli come una giovincella allegra.
"Uh Luca, - sorridendomi davanti a tutti - cercavo proprio te. Non e' che mi faresti un massaggino ai piedi? Sai, queste scarpe fanno un po' male."
Inutile sottolineare l'allusione. I ragazzi intorno a me iniziarono a verseggare dei grandi "Oh oh".
"Ma cosa le hai fatto a questa donna, Luca?" commento' uno.
E un'altro: "Quando una donna ti chiede il massaggino ai piedi... non aggiungo altro."
Mi aveva incastrato di nuovo, cos'altro volesse non lo sapevo. Prima pensavo fosse una stronza, ora iniziavo e temere fosse una pazza, o che sotto ci fosse qualcosa, non la capivo.
Mi fece sedere su un divano del soggiorno, ormai piuttosto appartato rispetto agli altri che erano tutti verso l'ingresso. Lei si distese, poggiandomi i piedi sulle cosce. Eravamo piuttosto in disparte, ma non abbastanza per poterle parlare apertamente. Tenevo un sorriso di circostanza.
Le tolsi le scarpe e iniziai a massaggiarle i piedi, non volevo mica discussioni davanti a tutti, speravo di tenerla buona.
"Allora - mi chiese sottovoce - che sensazione si prova a massaggiare i piedi che poco fa ti stavano facendo le palle a polpette?"
"Senti", le dissi abozzando un tono seccato. Ma lei punto' il tallone verso le mie palle in atteggiamento minaccioso, si guardo' attorno sorridente e poi mi disse: "Non vorrai mica prenderti un bal calcio nelle palle qui davanti ai tuoi amici e alle tue amiche..."
Era riuscita nuovamente a farmi sentire impotente. Le massaggiavo i piedi, continuando a guardare verso la porta, non aspettando altro che se ne uscissero tutti da quella maledetta casa.
Giulia intento strofinava ogni tanto la pianta calda del suo piede sulla mia coscia, cosa che unita alla sua avvenenza risultava maledettamente eccitante, nonostante tutto quel che era successo e quel mio certo disprezzo nei suoi confronti

Finalmente tutti se ne erano andati. Eravamo rimasti solo io, Luisa, Sara e Giulia. Mi alzai scostandole le gambe, dicendole che avevo da aiutare Sara. Raggiunsi la mia amica in cucina e le diedi una mano a sciacquare i bicchieri e raccogliere gli avanzi.
Stavamo uno di fianco all'altro, sul lavello, lei a passarmii bicchieri io ad asciugarli, quando inizio' a parlarmi di Giulia
. "Allora, Luca, com'e' andata con Giulia?"
"Eh? Ahah, no niente: abbiamo solo bluffato quando siamo usciti dal bagno, non e' successo niente."
"Niente? Dici davvero?"
"Si, si, niente"
Io e sara, come accennai, avevamo avuto una piccola storia. Nulla di che, eravamo semrpe stati piu' che altro amici. Pero' per un periodo s'era creata una certa intimita' che ci aveva portato a baciarci e anche a finire a letto qualche volta. Immaginavo che fosse comunque normale una sua curiosita' sull'argomento Giulia. Poi pero' mi sorprese.
"Davvero non e' successo niente?"
"Si', davvero, non sarai mica gelosa", scherzai.
"Gelosa? eh eh, ti piacerebbe", stette al gioco.
"Pero' scommetto - riprese lei - che se solo ti sfioro le palle inizi a piangere dal dolore. Come la mettiamo?"
Pensai che quella stronza di Giulia le avesse raccontato tutto, e mi chiesi subito se lo avesse raccontato a tutti o solo a Sara. In fondo io ero stato via mezz'ora e avrebbe potuto essere successo di tutto. Sara mi aveva lasciato senza parole, non sapevo cosa rispondere, ero rimasto spiazzato. Ma ci penso' lei a chiarirmi le idee.
"Vedi Luca, la nostra non e' mai stata una storia seria, ci sono state cose a cui abbiamo dato entrambi lo stesso significato alla fine. Per cui non mi aspettavo niente da te. Se non per il fatto che credevo avessi il buon gusto di non parlare alla donna che mi ha sostituito di certe mie cose, a proposito delle quali mi ero confidata con te in amicizia."
La stavo ad ascoltare mentre mi parlava persino con noncuranza continuando a sistemare bicchieri e piattini. Sapevo a cosa si riferisse, ma non capivo come avesse potuto sapere di cosa io avevo parlato a Francesca, la ragazza con cui ebbi unastoria poco dopo essere stato a letto con Sara. Dovevo avere senza dubbio un'aria perplessa e allibita, anche perche' non capivo cosa centrasse tutto questo con Giulia e col fatto che le avesse raccontato di avermi preso a calci nel suo bagno.
"Ti starai chiedendo come faccio io a sapere certe cose, vero?"
"Ascolta Sara...", non so cosa volessi dirle, non so cosa potessi dirle, ma non ne ebbi comunque il tempo

"Francesca non ti ha mai parlato - riprese Sara - di sua sorella?"
"Si, mi ha parlato spesso di sua sorella Giulia...", ed ebbi in quel momento l'illuminazione.
"Ti prego non dirmi che la Giulia che sta di la' nel tuo soggiorno..."
"Eh si', caro mio. Gli errori si pagano! Me lo dicevi sempre tu, no?"
Sara si era servita di Giulia per vendicarsi del fatto che avessi parlato di alcune sue cose con una donna che mi ero portato a letto dopo di lei. Fui molto triste, perche' tenevo alla mia amicizia con Luisa e Sara; e se anche avevo fatto qualche sbaglio, pagare in quel modo mi amareggiava davvero molto.
Non riuscii a prendermela con Sara, non ero arrabbiato con lei. In fondo anzi ero anche sollevato, ora che capivo a che gioco avesse giocato Giulia fin dall'inizio. Volevo solo andarmene a casa e far terminare il piu' in fretta possibile quella serata, pensando poi al modo di sistemare le cose con Sara. Non dissi niente e mi avviai verso la sala d'ingresso, ma sulla porta della cucina mi ritrovai davanti Giulia con un paio di manette in mano.
"Dove credi di andare? - mi apostrofo' - la festa qui deve ancora cominciare."
Mi voltai indietro verso Sara, come per chiederle di dirmi che almeno quello era uno scherzo. Vidi solo un sorriso soddisfatto, per nulla incoraggiante. Da ultimo, dietro Giulia, vidi avvicinarsi Luisa, le braccia conserte e uno sguardo che non mi lasciava alcuno scampo.
Le danze stavano per cominciare, e le mie palle erano la pista da ballo.



continua...

 
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