| Patrizia Cavalli, 1992. Poesie (1974-1992). Torino: Einaudi
Se ora tu bussassi alla mia porta e ti togliessi gli occhiali e io togliessi i miei che sono uguali e poi tu entrassi dentro la mia bocca senza temere baci diseguali e mi dicessi "Amore mio, ma che è successo?", sarebbe un pezzo di teatro di successo. -----------------------
Dopo anni tormenti e pentimenti quello che scopro e quello che mi resta è una banalità fresca e indigesta ------------------
Ora che sei partita che sei sicuramente andata lo devo riconoscere non sono mutilata. Farò una passeggiata fino a via delle Grotte. -----------------
A volte mi fingo innamorata: come si infiamma la vanità delle mie vittime! Un rossore celato il portamento nobile, tanti ringraziamenti un'evasione onesta: "Ti sono grata ma non posso e poi cosa ci trovi in me?" Niente infatti che non sia un collo un po' sciupato, una certa curva delle labbra o una saliva per un attimo dimenticata agli angoli della bocca e poi subito ritirata. ------------------
... e allora il sangue è scivolato via dalle mie vene lasciandomi alla bianca quadratura della stanza dove una morte lieve lieve si è posata sulla mia guancia per poi rubarmi il respiro stringermi le mani incatenarmi lo stomaco. E come sarebbe avanzata se tre parole, che qui non posso dire, non l'avessero improvvisamente ricacciata. -----------------------
Due ore fa mi sono innamorata. Tremo d'amore e seguito a tremare, ma non so bene a chi mi devo dichiarare. ------------------
Oggi il mio cuore superbamente alberga nel suo immenso malumore. Addio. Pazienza. --------------------
Penso che forse a forza di pensarti potrò dimenticarti, amore mio. -------------
Tra un po' tutti all'inferno. Però per il momento è finita l'estate. Avanti, su, ai divani! Ai divani! Ai divani! -----------
Non era forse questo il mio mestiere? Perdere tempo, questo è il mio mestiere. E il bello è perdere quel che non si ha. Ho perso tempo e certo non l’avevo ma io perdendo prendo, anzi ricevo, lusso supremo, la mia immortalità. --------------
da "La guardiana" Edizioni Nottetempo, 2005
(versi estratti da)
Aria pubblica
L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria? Così è una piazza, spazio di città. Pubblico spazio ossia pubblica aria che se è di tutti non può essere occupata perché diventerebbe aria privata. Ma se una piazza insieme alla sua aria è in modo irrevocabile ingombrata da stabili e lucrose attività, questa non è più piazza e la sua aria non è che mercantile aria privata. … Cos’è una piazza, cos’è quel dolce agio che raccoglieva i sensi di chiunque abiti a Roma o fosse di passaggio? È un vuoto costruito a onor del vuoto nell’artificio urbano del suo limite. Se si riempie è per tornare al vuoto perché a costituirla è proprio il vuoto. Non fosse vuota infatti non potrebbe accogliere chi passa e se ne va. Per dragli maggior credito s’innalzano fontane e statue: certo sono belle e grazie al vuoto vantano splendore. Ma c’è qualcosa che è più della bellezza, è il loro appartenere necessario a quel sicuro chiaro spazio vuoto. E questo è più orgoglioso grazie a loro. Un vuoto generoso di potere, una salute certa dello spirito, un bene di città fatto interiore. Poveri quelli cui mancano le piazze. … È naturale che si vada in piazza, ci vanno tutti, e certo non c’è piazza che si attraversi in fretta: quasi una timidezza rallenta i passi alle fontane, all’acqua che fa il suo giro e torna su se stessa. La mente sosta insieme al corpo e guarda lo spazio e l’aria del riposo, ossia la piazza. … Dunque una piazza va lasciata in pace, non è merce da farne propaganda. Ci pensa lei da sola ad animarsi, quello che importa è che sia pubblica piazza. Si vuota si riempie e poi si vuota, accoglie chi sta fuori e lo contiene finché sta fuori, che prima o poi dovrà tornare dentro. E se non è così non è più piazza, è privata terrazza o lugubre infinito lunapark. … La felice bellezza negligente sta ferma intorno a te senza rumore, l’hai vista, sai che c’è, neanche la guardi. Era il lusso di andarsene per Roma. … Ci sono forse altre città del mondo che hanno piazze più belle delle nostre, piazze perdute alla vista e al cuore, piazze vendute insieme alla città? -----------------
Edited by angelo7878 - 16/6/2007, 18:48
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